● “Non diventate schiavi degli uomini” (1 Corinzi 7:23)
‘State attenti al suon della tromba’ (‘Non diventate schiavi degli uomini’)
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“…Dichiarandomi disposto ad accettarne tutte le regole vigenti”.
E quali sarebbero tutte queste “regole vigenti” a cui generalmente sono indotte a sottoscrivere i membri delle Chiese ADI (Assemblee di Dio in Italia) tramite il modulo che vedete qui a fianco (modulo tratto dal libro molto conosciuto nelle ADI: ‘Il battesimo, perchè?’ scritto da Francesco Toppi, pubblicato ancora oggi da ADI Media) per essere accettati come membri “comunicanti”?
Domanda più che lecita.
Credo però che la maggioranza degli stessi non ne sono nemmeno a conoscenza, eppure viene loro richiesto un vero e proprio “patto di fedeltà” tramite la loro firma con tanto di data che non è, come molti erroneamente pensano, solo un semplice modulo per il “registro di Chiesa”, ma molto, molto di più.
Qui si parla di accettazione di tutte le regole vigenti… che anche qui non sono le regole della Sacra Bibbia come forse qualcuno potrebbe pensare, ma bensì quelle contenute nello Statuto e nel regolamento interno delle ADI, che solo i loro Pastori possiedono, ma non i membri a cui vien chiesto con la loro firma, di accettarle fedelmente e vorrei aggiungere anche, “ciecamente”…
Bene, chi volesse dunque leggere il “contratto” (cioè il regolamento delle ADI) che ha sottoscritto firmando quel modulo, e che quindi gli concede il diritto a far si che egli sia ritenuto a pieno titolo come “membro comunicante” dalle ADI (diritto perciò precluso per regolamento a chi non firma il modulo), lo può fare a questo Link.
Quello che segue è un’estratto del libro confutatorio dello Statuto e del regolamento interno delle Assemblee di Dio in Italia, scritto dal fratello e dottore della Parola Giacinto Butindaro, che spero porti a riflettere attentamente tutti coloro che firmando, volente o nolente hanno sottoscritto l’accettazione a tutte quelle regole, affinche approfondiscano quello Statuto e giudichino da persone intelligenti se sia giusto oppure no ubbidire alla Parola di Dio oppure sottoporsi di propria volontà a leggi e regole imposte loro dagli uomini.
Permettetemi infine questa considerazione finale per quanti nelle ADI ci accusano impropriamente, d’esser “legalisti“.
Questo voi non lo ritenete“legalismo”?
Certamente ci tengo a precisare che le ADI non sottopongono è vero i loro “fedeli” attraverso lo Statuto, alla legge di Mosè, ma a REGOLE e comandamenti d’uomini contrari alla Parola di Dio, questo si!
Ah già, dimenticavo…
… per mezzo dello Statuto no di certo, ma alla legge di Mosè alcuni pastori nel mezzo delle ADI sottopongono i loro fedeli, eccome se li sottopongono…
Per esempio tutti quei pastori nel loro mezzo che coi loro errati ragionamenti ancora IMPONGONO la decima!
Nicola Iannazzo
“Non diventate schiavi degli uomini”
(1 Corinzi 7:23)
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Stampato ma non pubblicato
Lo Statuto e Regolamento Interno delle ADI è stato stampato ma non pubblicato. Così in questa maniera non si dà l’opportunità ai membri ‘comunicanti’ delle ADI come neppure ai membri ‘simpatizzanti’ – (i pastori però lo possiedono) – di possederne una copia e leggervi dentro in che maniera sono strutturate le ADI e quale siano tutte le regole che vigono nell’Associazione.
Considerate che quando un pastore ADI invita qualcuno già battezzato in una Chiesa non ADI a diventare membro comunicante gli presenta un modulo (NdR vedi immagine), in cui il richiedente si deve impegnare firmando ad ubbidire a tutte le regole vigenti nelle ADI, ma non gli presenta lo Statuto e il Regolamento Interno!!!
La stessa cosa va detta quando un credente sta per essere battezzato in una Chiesa ADI; gli viene presentato un modulo da firmare, ma senza lo Statuto e il Regolamento Interno…
E’ molto strano tutto ciò, eppure è la triste realtà!!
Questo atteggiamento delle ADI fa sì che tantissimi membri comunicanti delle ADI, sanno che esiste uno Statuto e Regolamento Interno (lo sanno perché ogni tanto sentono citare qualche articolo, soprattutto in occasione delle elezioni del Consiglio di Chiesa), ma non ne possiedono una copia. Altri invece non sanno neppure che esiste uno Stato e Regolamento interno!
Voi mi direte: ‘Ma se un membro comunicante vuole avere questo documento e lo chiede al suo pastore, lo otterrà?’ Non è scontata per nulla la cosa, io so di un membro comunicante che lo ha chiesto al pastore ma non lo ha ricevuto, e di uno che lo ha chiesto e si è visto rispondere dal pastore che però lo doveva leggere in presenza del pastore!!!
Voi vi domanderete il perché lo Statuto e il Regolamento interno sono tenuti ‘nascosti’ dai pastori ADI persino ai membri comunicanti: bene, ve ne renderete conto fra poco, appena avrete finito di leggerlo.
A proposito, ma questo fatto di dare una copia dello Statuto e del Regolamento Interno solo ai pastori, non è una ingiustizia? Non significa forse avere dei riguardi personali? Come mai una cosa così importante non viene data a tutti? Strano davvero, che le ADI ci accusano di presentare un Dio ingiusto perché dà la fede ad alcuni e la nega ad altri, accusa che come abbiamo dimostrato non è vera perché Dio è libero di fare di quello che possiede quello che Lui vuole, mentre proprio loro che stanno continuamente a dire che Dio non ha riguardi personali mostrano dei veri e propri riguardi personali dando solo ad una parte dei membri delle ADI un documento che riguarda TUTTI e che quindi TUTTI dovrebbero avere!!! Giudicate voi quello che dico fratelli.
E’ interessante notare per altro che mentre quando un singolo credente vuole essere ammesso come membro comunicante nelle ADI non ha bisogno di prendere conoscenza dello Statuto e del Regolamento Interno delle ADI, nonostante debba dichiarare di essere disposto ad accettarne tutte le regole vigenti, quando uno vuole essere ammesso alla ‘Casa Emmaus’, la Casa Evangelica di Riposo per persone in età avanzata con sede a Torlupara di Mentana (Roma), deve presentare – tra le altre cose – una dichiarazione ‘di aver preso conoscenza dello Statuto e del Regolamento interno dell’Asilo, ed impegno ad osservare le disposizioni’ (Statuto e Regolamento di Casa Emmaus, approvato dalla 16a Assemblea Generale, Reg. art. 2).
Domandiamo dunque alle ADI: ‘Come mai questa differenza?’ (NdR. continua da pagina 47)
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A proposito della ragione per cui le ADI si diedero uno Statuto
Ora, abbiamo visto che terminata la guerra, un buon numero di Chiese Pentecostali presero la decisione di costituire una organizzazione al fine di ottenere la ‘libertà di culto e d’evangelizzazione’ in quanto pensavano che questo fine si sarebbe raggiunto meglio e più presto presentando alle autorità un corpo coordinato oltre che collegato in tutte le sue parti. Francesco Toppi ritiene che quella fu una decisione giusta, infatti afferma che ‘per non perdere la libertà di predicare ‘tutto l’Evangelo’, la maggior parte delle chiese pentecostali furono, nel 1947, obbligate ad organizzarsi costituendo l’Associazione religiosa delle ‘Assemblee di Dio in Italia’ con uno specifico statuto e regolamento interno introdotto successivamente (Francesco Toppi, E Mi Sarete Testimoni, ADI-Media, Roma 1999, pag. 190).
Ma quella decisione fu un errore, ed adesso spiegherò perchè.
La Chiesa è già libera in Cristo e deve salvaguardare questa libertà
La Chiesa è libera di rendere il culto a Dio e di evangelizzare ovunque si trovi, a prescindere il governo che c’è nella nazione. Dunque, o c’è un governo democratico o un governo dittatoriale, la Chiesa ha già questa libertà. Non è forse scritto: “Dov’è lo Spirito del Signore, quivi è libertà” (2 Corinzi 3:17)? Altra cosa invece è se per libertà di culto e di evangelizzare, si intende la possibilità di ottenere dei permessi particolari o delle particolari agevolazioni dallo Stato. Perché in questo caso, la Chiesa può anche non averla questa libertà, semplicemente perché questa libertà è qualcosa che viene concessa dalle autorità a loro piacimento a chi vogliono loro, alle loro condizioni.
Ma il punto è che la Chiesa non ha bisogno di questa libertà per riunirsi e rendere il culto a Dio o per evangelizzare. Infatti la comune adunanza si può tenere tranquillamente nelle case dei fratelli, come si faceva anticamente, e l’evangelizzazione ogni credente la può fare privatamente, parlando a quattro occhi con le persone in piazza o per le strade, o sempre nelle case. Ci sono tanti credenti nel mondo attualmente che fanno così, e il Signore opera con loro, salvando, battezzando con lo Spirito, guarendo e liberando i posseduti.
La Chiesa moltiplica, è edificata, è consolata; eppure non possono avere permessi di nessun genere dalle autorità, perché non sono riconosciuti giuridicamente. Anzi sono anche perseguitati e vessati in ogni maniera, i torti che ricevono sono innumerevoli, i martiri in mezzo a loro sono frequenti, gli imprigionati anche. Eppure si sentono liberi nel Signore, e sono felici di poter essere perseguitati e ingiuriati a motivo di Cristo! Dunque, la mancanza della libertà legale di culto e di evangelizzazione è un falso problema, o meglio una necessità inesistente. Questa necessità o questo problema che dir si voglia però quando nasce? Quando la Chiesa vuole avere anch’essa gli stessi diritti e le stesse agevolazioni delle organizzazioni religiose già esistenti e che sono riconosciute giuridicamente dallo Stato, e non vuole più essere né perseguitata e neppure discriminata a motivo di Cristo. Ecco che allora la Chiesa comincia a fare tutto quello che è in suo potere per porre fine alla persecuzione perpetrata nei suoi confronti. E di fronte alla proposta dello Stato, che gli offre di legalizzare la sua posizione organizzandosi come una qualsiasi altra associazione religiosa (dunque creando uno statuto e una struttura gerarchica), per non essere più perseguitati o discriminati, o meglio per avere agevolazioni e privilegi, la Chiesa, ingannata dalle lusinghe, cede al compromesso, perché di compromesso si tratta. ‘Tu mi dai la libertà legale, e io rinuncio alla mia libertà spirituale o a parte di essa, e così troviamo un punto d’accordo, e diventiamo amici’, questo è il ragionamento fatto dalla Chiesa allo Stato, o comunque il pensiero della Chiesa.
Le ADI dicono bene: ‘Il compromesso, tuttavia, si presenta allettante; esso ha la capacità ingannevole di evidenziare quello che possiamo ricevere offuscando ciò che abbiamo da perdere’ (Calendario 2009, 13 gennaio, ‘Favore umano o divino?’), ma evidentemente nei fatti le ADI in quella circostanza optarono per il compromesso.
E qui voglio soffermarmi appunto su questo punto cruciale: la libertà spirituale viene sacrificata per ottenere la libertà legale. Ora, considerate questo, fratelli, che la libertà spirituale che noi abbiamo l’abbiamo ottenuta da Dio gratuitamente in virtù del sacrificio di Cristo, e cioè a prezzo del suo sangue. La Scrittura dice infatti: “Voi siete stati riscattati a prezzo; non diventate schiavi degli uomini” (1 Corinzi 7:23), ed anche: “Cristo ci ha affrancati perché fossimo liberi” (Galati 5:1), ed ancora: “Se dunque il Figliuolo vi farà liberi, sarete veramente liberi” (Giovanni 8:36).
Siamo stati liberati dalla legge, siamo stati liberati dal peccato, siamo stati liberati dalla menzogna, siamo stati liberati dalle mani del diavolo, siamo stati liberati da ogni giogo umano, tanto che persino chi è stato “chiamato nel Signore, essendo schiavo, è un affrancato del Signore” (1 Corinzi 7:22).
Ora, considerate dunque quanto preziosa sia la libertà che abbiamo in Cristo!! Ora, è chiaro che essendo in possesso di un bene così prezioso dobbiamo stare attenti che nessuno ce lo porti via con i suoi sofismi, e difatti ci è comandato di non diventare schiavi degli uomini.
Come si diventa schiavi degli uomini
E come si può diventare schiavi degli uomini? Mettendoci ad obbedire di nuovo ai poveri elementi del mondo, costituiti dai precetti della legge mosaica, come la circoncisione, i precetti sui cibi, e così via.
Ma anche mettendoci ad ubbidire a precetti umani che contrastano la Parola di Dio, che riguardano l’organizzazione della Chiesa. Per esempio, nel momento che più chiese si alleano e si danno una struttura gerarchica, con un presidente, un consiglio generale di chiese, comitati di zona, a quel punto i credenti della singola chiesa locale, compreso il pastore, perdono la loro libertà, perché diventano schiavi degli uomini. Degli uomini cominciano a signoreggiare sulla loro fede, checché ne dicano coloro che signoreggiano.
Facciamo degli esempi sui pastori delle ADI.
Quando un pastore ADI risponde ad un fratello, che non vuole firmare il modulo per diventare membro comunicante e gli contesta questo modo di fare: ‘Devo ubbidire ai miei superiori!’, che cosa significa se non che quel pastore non è libero, essendo schiavo degli uomini?
Quando un pastore ADI durante una riunione di culto, davanti a tutti racconta come un gruppo di credenti fuoriusciti dagli Zaccardiani che vogliono entrare a far parte di quella comunità, al suo invito a firmare il documento di adesione alle ADI, si sono rifiutati di porre la loro firma, e lui gli risponde: ‘Allora non se ne fa niente!’ (o comunque qualcosa del genere); che cosa significa che egli non è libero ma schiavo di precetti e schemi umani che non hanno nulla a che fare con la verità?
Quando un pastore ADI dal pulpito non può riprovare con ogni franchezza la legge sull’aborto dello Stato Italiano, definendola una legge che approva un omicidio agli occhi di Dio, per paura della reazione dei suoi superiori (che hanno tutto l’interesse a non dire certe cose per non dispiacere allo Stato che tanto gli ha dato), che cosa significa questo se non che è schiavo degli uomini?
Quando un pastore ADI dal pulpito non può chiamare il purgatorio ‘eresia di perdizione’, ‘dottrina di demoni’, o quello che si definisce capo universale della chiesa ‘un anticristo’ o un ‘falso cristiano’, sempre per paura dei suoi superiori (che hanno tutto l’interesse a mantenere dei rapporti di buon vicinato con la Chiesa Cattolica Romana), che cosa significa questo se non che è diventato schiavo degli uomini?
Quando un pastore ADI non può dire durante l’evangelizzazione pubblica che le statue e le immagini di Maria, di Sant’Antonio, del cosiddetto padre Pio di Pietralcina, sono degli idoli in abominio a Dio, e che coloro che li venerano o adorano sono degli idolatri che sono sulla via dell’inferno (perché per i suoi superiori si devono evitare a tutti i costi queste parole per non inimicarsi il Vaticano), che cosa vuole dire se non che è schiavo degli uomini?
Quando un pastore delle ADI non può dire dal pulpito che Francesco Toppi erra grandemente nell’insegnare che il fuoco dell’inferno è allegorico o altre cose antibibliche, perché questo equivarrebbe a mancargli di rispetto, che cosa vuol dire se non che è schiavo degli uomini?
E potrei moltiplicare i miei esempi sui pastori.
Ma veniamo ai membri di chiesa: quando i membri di una chiesa non possono definirsi Chiesa, perché non hanno raggiunto il numero legale di 30 (secondo una norma del regolamento interno), che cosa significa questo se non che quei credenti sono schiavi degli uomini?
Quando i membri di una Chiesa ADI, dietro invito, non possono frequentare un culto di una Chiesa Pentecostale non ADI, che si attiene alla sana dottrina, perché hanno paura di essere ripresi in quanto questo gli viene vietato o sconsigliato, che cosa significa se non che sono diventati schiavi degli uomini?
Volete che prosegua? Anche qui potrei moltiplicare gli esempi.
E tutto questo perché avviene?
Perché le ADI si sono date uno statuto per allearsi con lo Stato Italiano (che vi ricordo nel dopoguerra era uno Stato Cattolico, fortemente influenzato dal Vaticano), e questo per ottenere ‘la libertà di culto e d’evangelizzare’.
Dunque la triste realtà è che molte Chiese hanno deciso di vendere la loro libertà spirituale in cambio della libertà legale. E questo è grave, molto grave. Ma la cosa più grave è che i credenti pensano che tutto quello che hanno ottenuto dallo Stato non è altro che la benedizione di Dio, segno del favore di Dio. Mi domando come si fa a definire tutto ciò un segno del favore di Dio, quando per ottenere questo favore, i pastori ADI hanno deciso di calpestare con ambo i piedi la Parola di DIO!!!!
E’ come se un credente, che non può avere dei figli da sua moglie, decidesse di mettersi d’accordo con una prostituta affinchè pagandola si facesse mettere incinta e poi gli partorisse un bambino, e poi una volta che il bambino nasce, dicesse che Dio si è compiaciuto di donargli un figlio!!!
Ormai purtroppo tanti credenti non riescono più a capire neppure la differenza che passa tra ottenere una cosa dallo Stato senza calpestare minimamente la dottrina di Dio e ottenerla invece calpestandola. Sono storditi, non capiscono nulla. Spero proprio che queste mie poche parole possano servire a far loro capire dove sta l’errore.”
Giacinto Butindaro
Tratto dal libro: Confutazione dello Statuto e del Regolamento interno delle Assemblee di Dio in Italia (ADI)
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Per approfondire l’argomento puoi scaricare la confutazione integrale in PDF:
Confutazione dello Statuto e del Regolamento interno delle Assemblee di Dio in Italia (ADI)
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