● Le Assemblee di Dio USA e tre dei divieti di Atti 15
Le decisioni prese dagli Apostoli e dagli anziani a Gerusalemme
(Predicazione che verte sul divieto impostoci dallo Spirito Santo di astenerci dalle cose soffocate, dalle cose sacrificate agli idoli, dal sangue, e dalla fornicazione)
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Sul sito delle Assemblee di Dio degli Stati Uniti d’America (AOG) tra le dichiarazioni scritte che concernono la posizione delle AOG su questioni controverse (che loro chiamano ‘position papers’) non c’è quella sulle decisioni dell’Assemblea di Gerusalemme trascritte in Atti 15: “Poiché è parso bene allo Spirito Santo ed a noi di non imporvi altro peso all’infuori di queste cose, che sono necessarie; cioè: che v’asteniate dalle cose sacrificate agl’idoli, dal sangue, dalle cose soffocate, e dalla fornicazione; dalle quali cose ben farete a guardarvi. State sani” (Atti 15:28-29).
Volendo quindi sapere quale sia la loro posizione sul divieto di astenersi dal mangiare il sangue, le cose sacrificate agli idoli e le cose soffocate (perchè sulla fornicazione so che le AOG sono contrarie), ho deciso di scrivere in data 13 Settembre 2008 alle Assemblies of God.
In data 16 Settembre mi ha risposto Zenas J. Bicket, che è stato per diversi anni Presidente della Commissione per la Purità Dottrinale delle Assemblies of God, e mi ha citato la nota al passaggio di Atti 15:28, tratta da ‘The Full Life Study Bible: An International Study Bible for Pentecostal and Charismatic Christians’.
Le note di questa Bibbia da studio sono state scritte da un ministro delle Assemblies of God ora deceduto. Ora, la nota dice tra le altre cose:
‘Una misura della maturità Cristiana consiste nella disponibilità ad astenersi da attività che alcuni Cristiani pensano sono giuste e altri credono che sono sbagliate (vedi la discussione di Paolo in 1 Corinzi 8:1-11)’.
Volendo avere la certezza di avere capito bene il significato delle parole rispondo in questi termini:
‘Mi sembra che secondo queste parole ‘Una misura della maturità Cristiana consiste nella disponibilità ad astenersi da attività che alcuni Cristiani pensano sono giuste e altri credono che sono sbagliate (vedi la discussione di Paolo in 1 Corinzi 8:1-11)’, mangiare il sangue, le cose sacrificate agli idoli e le cose soffocate non è necessariamente sbagliato. Voglio dire che ci possono essere dei Cristiani che pensano che non è sbagliato, e perciò sono liberi nel Signore di mangiare quelle cose fino a che il loro comportamento non fa inciampare altri. Ho capito correttamente? Se non ho capito correttamente, per favore, correggimi. Ti faccio questa domanda perché voglio capire correttamente l’insegnamento delle AOG su questo argomento’.
Sempre in data 16 Settembre ricevo la risposta di Zenas Bicket in cui mi dice tra le altre cose:
‘Non vedo problemi con la tua dichiarazione …. Devi sapere che qualcosa può essere giusta per un credente e sbagliata per un altro. Non è il mangiare che è sbagliato, ma il significato che si dà alla cosa mangiata. Le cose menzionate sono state, e forse sono ancora, associate all’idolatria da alcuni nel mondo. E’ l’idolatria che è sbagliata, non l’atto fisico di mangiare. Cosicchè se uno dovesse mangiare queste cose o qualsiasi altra cosa che può rientrare nella stessa categoria, sapendo che alcuni possono pensare che essi lo facevano come atto di idolatria, allora sarebbe sbagliato. Quindi tu non puoi porre l’enfasi sul sangue o le cose soffocate ma sull’intenzione della persona che mangia’.
E’ evidente dunque che le AOG non ritengono che il divieto di mangiare il sangue, le cose sacrificate agli idoli, e le cose soffocate, sia sempre e universalmente valido per i Cristiani. E’ valido solo in quei casi in cui il mangiare quelle cose è d’intoppo ad altri!
Ci troviamo davanti a dei ragionamenti che sono vani quanto lo erano quelli che faceva Giuseppe Petrelli (1876-1957) e che fanno tuttora quelli che si attengono ai suoi insegnamenti, e che provocarono la ferma e decisa opposizione di Luigi Francescon (1866-1964) e altri fratelli che si ritirarono da Giuseppe Petrelli e quelli della sua fazione.
Tutto era nato quando un credente andò a chiedere consiglio a Petrelli come comportarsi dinnanzi al divieto di mangiare il sangue e le carni soffocate, perché Petrelli rispose che si potevano mangiare in quanto secondo le parole di Cristo non c’è nulla fuori dell’uomo che entrando in lui possa contaminarlo. Egli ebbe a dichiarare in seguito:
‘Abbiamo udito alcuni dire: il sabato deve essere riverito ancora, perchè anteriore alla legge; altri ci insegnano che la ‘decima’ non fu abolita, perchè pagata da Abramo, quindi prima di Mosè; ed altri, che il divieto di mangiare il sangue è stato dato a Noè, cioè prima della legge Mosaica, quindi, a loro credere, ancora obbligatorio. Ma in Cristo, è tutto NUOVO. Nuova creazione; nuovo sabato; nuovo sacrificio; nuovo giorno; nuova legge; nuovo cibo; nuovo metodo di offrire le offerte e di amministrarle…’. (Giuseppe Petrelli, La Chiesa di Cristo, Bristol Pa, U.S.A. 1929, pag. 85-86).
Luigi Francescon si oppose strenuamente a questa arbitraria interpretazione di Petrelli, secondo cui i divieti dell’Assemblea di Gerusalemme erano superati e soltanto ‘un compromesso per quel tempo’, e scrisse una lettera circolare nella quale diceva che le parole ‘… e dal sangue’ (Atti 15:20) non erano una norma a sé ma la conclusione di un elenco ben preciso di cose da cui astenersi: ‘dalle cose contaminate nei sacrifici agli idoli, dalla fornicazione, dalle cose soffocate’ e che l’Assemblea di Gerusalemme non fu tenuta per formare un compromesso per quel tempo ma ‘per provvedere intorno a quelle cose e fu formato uno statuto per mandarlo alle chiese, acciocché osservassero quello che lo Spirito Santo consigliò, non per quel tempo, ma per sempre’ (Risposta a Giuseppe Petrelli, Chicago, Ill. 1927, Archivio ADI, Roma), e nella quale metteva in guardia i fratelli da Petrelli con queste parole:
‘Attenti, dunque figliuoli di Dio, perché questo spirito che porta alla disubbidienza della parola di Dio opera sotto forma di misericordia, e d’una apparente carità; pare che innalzi Cristo Gesù; e si fa tanto spirituale ricorrendo spesso al frutto dello Spirito (Gal. 5:22-23) per annullare gli statuti di Dio! Ma noi sappiamo che il vero Spirito di Dio è soltanto in quelli che mettono in opera i suoi comandamenti’ (op. cit.).
La controversia portò nel 1925 Luigi Francescon assieme ad altri fratelli a ritirarsi da coloro che in seno all’Assemblea Cristiana di Chicago si erano lasciati sedurre dai vani ragionamenti di Petrelli, e fondò una seconda comunità Pentecostale italiana che prese il nome di ‘Congregazione Cristiana di Chicago’. Anche in Italia naturalmente si ebbero delle ripercussioni, perché diverse comunità si isolarono dal resto del Movimento per andare dietro a quei vani ragionamenti di Petrelli.
Ora, nel 1928 si tenne a Roma (19-20 Ottobre) il primo Convegno nazionale sotto la presidenza di Michele Palma, rappresentante delle Chiese italiane del Nord America. In quel Convegno vennero trattati argomenti principalmente di carattere disciplinare.
In particolare fu affermato con forza che le decisioni prese dagli apostoli e dagli anziani a Gerusalemme sono tuttora tutte vincolanti per noi Cristiani, e questo perché come abbiamo visto erano sorti alcuni in seno alle Chiese, capeggiati da Petrelli, che sostenevano che tre di esse sono cadute. A proposito di questa delibera leggiamo:
‘.. alcuni, essendosi sviati dalla verità, vogliono sopprimere alcuni punti della Parola di Dio, come ad esempio le quattro ingiunzioni del Capo 15, verso 29 dei Fatti degli Apostoli; essi dicono che tre di esse sono cadute. Noi sappiamo e crediamo che la Parola di Dio non può scadere perché è eterna (Salmo 119:9). Siamo stati concordi di chiudere le porte (2 Giov. 10), e di non avere nessuna comunicazione con coloro che si sono sviati dalla Verità di Dio, affinché il gregge del Signore non venga travagliato e diviso’ (Atti del 1° Convegno Nazionale, paragrafo I).
Ora, a questo punto la domanda sorge spontanea: ‘Ma come mai nel 1928 le porte furono chiuse a quei Pentecostali Italiani che avevano annullato tre delle quattro ingiunzioni e fu proclamato che non bisognava avere nessuna comunicazione con loro, mentre nel 1946 le porte furono aperte a dei Pentecostali Americani (quelli che rappresentavano le Assemblies of God) che avevano annullato anche loro quelle stesse ingiunzioni e con loro si ebbero delle comunicazioni?’ Noi sappiamo infatti che al 5° Convegno Nazionale tenutosi nel 1946 partecipò Henry Ness, uno dei più noti esponenti delle Assemblee di Dio USA. La ragione la sappiamo, per spiegare ai convenuti come fosse indispensabile che le Chiese Pentecostali costituissero prima una organizzazione per poter poi ottenere dalle Assemblee di Dio americane quell’indispensabile documento rilasciato da una associazione americana riconosciuta giuridicamente nella sua nazione che lo stato Italiano aveva chiesto per concedere il riconoscimento giuridico alle ADI e quindi la ‘libertà di culto e d’evangelizzazione’, in quanto il Governo di allora aveva dichiarato ufficialmente che non sarebbe stata concessa alcuna libertà religiosa al Movimento se questo non si fosse regolarmente e giuridicamente organizzato.
Qualcuno forse mi dirà: ‘Ma anche negli anni ’40 le Assemblee di Dio degli USA avevano la stessa posizione odierna, così come esposta da Zenas J. Bicket nella lettera che ti ha spedito?’
Sostanzialmente sì, infatti sul The Pentecostal Evangel – che è la rivista ufficiale delle AOG – del 3 Febbraio 1923, a pag. 8, viene detto che se chi ci ha invitato ci mette davanti delle cose soffocate e del sangue senza dirci nulla, allora noi dovremmo mangiarle! (Ma io dico: ‘Ma come si fa a fare una tale affermazione, quando è evidente che nel caso del sangue o di prodotti a base di sangue, non c’è bisogno che chi ci ha invitato ci dica che quello è sangue, perchè si capisce subito?’)
E sul The Pentecostal Evangel (n° 717) dell’8 Ottobre 1927 a pag. 6, viene detto in sostanza che in 1 Corinzi 8 c’è stata una riforma di quello che era stato deciso dagli apostoli e dagli anziani a Gerusalemme, per cui ora a chi sa che l’idolo è nulla è lecito mangiare cose sacrificate agli idoli.
Ma andiamo avanti perchè sorge pure quest’altra domanda in merito a questa questione: ‘Come mai oggi le ADI sono tuttora in buoni rapporti con le Assemblee di Dio USA, tanto che traducono persino i loro Manuali per le Scuole Domenicali e di tanto in tanto hanno invitato nei loro Convegni pastori di questa denominazione americana, di cui l’ultimo in ordine di tempo è stato Alton Garrison al Raduno giovanile di Fiuggi del 2011?’
Eppure le Assemblee di Dio USA hanno calpestato le tre ingiunzioni dell’assemblea di Gerusalemme esattamente come hanno fatto i ‘Petrelliani’!!
Evidentemente perchè per le ADI ci sono casi in cui si può chiudere un occhio – se non due – e fare finta di niente: e questo quando ci sono di mezzo interessi enormi.
Le ADI quindi elogiano Luigi Francescon e altri fratelli perché negli anni ’20 si opposero a Petrelli e agli altri e si ritirarono da loro perché questi avevano annullato tre delle quattro ingiunzioni dell’Assemblea di Gerusalemme, e ribadiscono nei loro articoli di fede: ‘Crediamo all’attualità e alla validità delle deliberazioni del Concilio di Gerusalemme, riportate in Atti 15:28,29;16:4’, e mettono in guardia i loro membri dai ‘Petrelliani’ – e non ho niente da dire su questo – ma nello stesso tempo non fiatano e non muovono un dito nei confronti delle Assemblee di Dio USA che hanno annullato le medesime ingiunzioni bibliche – e su questo ho qualcosa da ridire perchè questo vuole dire mostrare dei riguardi personali, e usare due pesi e due misure a seconda dei casi.
Giudicate voi quello che dico, fratelli.
Ma c’è dell’altro da dire, e cioè che Francesco Toppi (ex presidente delle ADI) arriva a dire che questa differenza tra le Assemblee di Dio americane e quelle Italiane (anche se non la specifica per ovvi motivi) era qualcosa di poco conto. Ascoltate quello che afferma a proposito dell’offerta fattagli dalle Assemblies of God nel 1946-47:
‘Venne allora, provvidenzialmente, l’offerta delle Assemblies of God, già all’epoca la più grande chiesa pentecostale organizzata negli Stati Uniti, che professava la stessa dottrina del Movimento Italiano. L’unica diversità era costituita da dissimili caratteristiche attribuibili alla cultura prettamente anglosassone’ (Francesco Toppi, Umberto Gorietti, ADI-Media 2004, pag. 54-55).
Da queste parole dunque si può dedurre quanto segue: primo, che secondo Toppi di due denominazioni pentecostali, la prima americana e la seconda italiana, che affermano due cose nettamente opposte su tre delle quattro ingiunzioni dell’Assemblea di Gerusalemme, si può dire che professano la stessa dottrina; secondo, che questa diversità esistente è da attribuire alla cultura diversa che hanno i due gruppi di credenti in questione.
Che dire? Ci sarebbe molto da dire, ma mi limito a dire che queste parole sono dei sofismi che servono ai dirigenti delle ADI per coprire delle cose per loro estremamente imbarazzanti in quanto costituiscono una chiara violazione della Parola di Dio (come anche una chiara violazione di quello che è stato deciso in uno dei loro Convegni Nazionali), che il popolo come al solito non deve sapere. Quanta ipocrisia regna nelle ADI!
Chi ha orecchie da udire, oda.
Giacinto Butindaro
Tratto da: http://giacintobutindaro.org/2011/12/23/le-assemblee-di-dio-usa-e-tre-dei-divieti-di-atti-15/
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Commento by Gennaro Ruggiero | Marzo 13th, 2013
Ma non in tutti è la conoscenza; anzi, alcuni, abituati finora all’idolo, mangiano di quella carne come se fosse una cosa sacrificata a un idolo; e la loro coscienza, essendo debole, ne è contaminata. 8 Ora non è un cibo che ci farà graditi a Dio; se non mangiamo, non abbiamo nulla di meno; e se mangiamo non abbiamo nulla di più. 9 Ma badate che questo vostro diritto non diventi un inciampo per i deboli. 10 Perché se qualcuno vede te, che hai conoscenza, seduto a tavola in un tempio dedicato agli idoli, la sua coscienza, se egli è debole, non sarà tentata di mangiare carni sacrificate agli idoli? 11 Così, per la tua conoscenza, è danneggiato il debole, il fratello per il quale Cristo è morto. (1cor 8:7-11).
Fratello non riesco a capire il verso 8 e 9 perchè APPARENTEMENTE sembra che si possono mangiare ( lo so che non è così). Il verso 10 mi suscita una domanda ossia : ma come un fratello che si siede a tavola in un tempio dedicato agli idoli?Poi vi è anche un altro passo che non capisco:” Ma se qualcuno vi dice: «Questa è carne di sacrifici», non ne mangiate per riguardo a colui che vi ha avvertito e per riguardo alla coscienza; 29 alla coscienza, dico, non tua, ma di quell’altro; infatti, perché sarebbe giudicata la mia libertà dalla coscienza altrui? 30 Se io mangio di una cosa con rendimento di grazie, perché sarei biasimato per quello di cui io rendo grazie?(1cor 10:28-30). Anche qui al verso 29 e al 30, fa capire APPARENTEMENTE che le possiamo mangiare, dicendo: ” …perché sarebbe giudicata la mia LIBERTA’dalla coscienza altrui? 30 Se io mangio di una cosa con rendimento di grazie, perché sarei biasimato per quello di cui io rendo grazie?”Poi un altra cosa perchè dice che quando ci dicono che è carne di sacrifici non non la dobbiamo mangiare, ma non per la nostra coscienza ma per quella altrui, ma scusa se mangiamo quella carne non è danneggiata anche la nostra coscienza? Ed un ultima cosa : mangiare, per esempio, le lenticchie nel giorno di capodanno, si può definere un cibo sacrificato, e quindi al pari di mangiare carne HALAL? Oppure ci dobbiamo astenere solo per non conformanrci al mondo?Inoltre mangiare le cosiddette “zeppole di San Giuseppe ” in un altro giorno è permesso?Per esempio mangiarle il giorno dopo in cui è stato festeggiato il santo, oppure mangiarle in un giorno lontano e quindi essendo state preparate non nel giorno del santo?
Spero di essermi espresso bene, aspetto una tua risposta a queste mie domande. Dio ti benedica
Commento by nicola iannazzo | Marzo 14th, 2013
Al riguardo c’è da tener presente che Paolo scrive a credenti greci (di Corinto) dove templi e idoli abbondavano (vedi ad esempio Atene in Atti 17:6) e perciò andavano istruiti.
La risposta la da Paolo nel verso 31 quando dice: “Se io mangio di una cosa con rendimento di grazie, perché sarei biasimato per quello di cui io rendo grazie?” In quanto non è un cibo in sé che ci contamina se usato con rendimento di grazie a Dio, ma il fatto di sapere che quel cibo sia dedicato (o consacrato) ad un dio straniero oppure ad un idolo e che possa esser occasione di intoppo e caduta ad un fratello ancora senza conoscenza che, vedendoci, sarebbe incoraggiato a mangiare quello stesso cibo con altri propositi, legati magari ad una tradizione pagana non ancora abbandonata essendo ancora giovane nella fede.
Premetto che se le desideri, le lenticchie potresti benissimo mangiarle con rendimento di grazie, anche il giorno che il mondo festeggia il capodanno. Il punto però è questo, come sicuramente saprai i non credenti le mangiano per superstizione perchè credono che mangiarle quel preciso giorno attirerà loro prosperità economica e materiale per l’anno nuovo mentre sappiamo che la prosperità (come pure la povertà) procedono invece da Dio e non nel mangiare un certo alimento. Che fare allora? Poichè potrebbe verificarsi a nostra insaputa l’occasione che un non credente si aggreghi a noi a pranzo o a cena proprio il giorno che il mondo festeggia il capodanno, allora è preferibile mangiare altro proprio per evitare di fornire noi stessi occasione di peccare a chi vive ancora schiavo delle superstizioni con cui il maligno lega gli uomini del mondo. Spero di essermi spiegato chiaramente che si è si liberi ma si deve anche essere avveduti.
Un’altro buon motivo è certamente quello di non conformarci alle usanze del mondo, ma se paradossalmente quel giorno non avessi altro da mangiare non peccherei certamente se le mangiassi con rendimento di grazie a Dio, per avermele provvedute.
Comunque nel caso delle lenticchie a capodanno, non lo si può definire proprio un cibo sacrificato in quanto non è dedicato ad un idolo o dio straniero particolare come nel caso delle zeppole di san giuseppe che sono invece proprio dedicate in onore ad un santo (che è idolatrìa) e perciò vanno evitate per questo.
Mangiare le “zeppole di san giuseppe” il giorno dopo? Sapendo che sono state fatte in onore ad un santo o idolo non vanno mangiate affatto, nemmeno il giorno dopo o due giorni dopo ne mai, bensì vanno rifiutate motivando il perchè al non credente che ce le ha offerte, essendo quindi un ottima occasione di testimonianza dell’evangelo della salvezza che abbiamo ricevuto in Cristo Gesù. Lo stesso dobbiamo fare in occasione dei cibi preparati per gli onomastici, o altre occasioni religiose come pasqua, cresime, comunioni, ecc. Approfittiamo per evangelizzare i non credenti che potrebbero offrirci questi cibi ricordandoci che anche noi un tempo vivevamo nell’ignoranza finchè un giorno il Signore ha concesso che i nostri occhi fossero aperti e siamo quindi stati liberati dal laccio delle tradizioni superstiziose e idolatre che Dio condanna della Scrittura.
Dio ti benedica
Commento by Gennaro Ruggiero | Marzo 16th, 2013
Fratello, ti ringrazio della risposta, ma non ho ancora capito appieno, spero che mi aiuti a capire questo argomento (ti chiedo di avere pazienza) perchè è importante. Ciò che ancora devo capire è questo:
-Ma non in tutti è la conoscenza; anzi, alcuni, abituati finora all’idolo, mangiano di quella carne come se fosse una cosa sacrificata a un idolo; e la loro coscienza, essendo debole, ne è contaminata. 8 Ora non è un cibo che ci farà graditi a Dio; se non mangiamo, non abbiamo nulla di meno; e se mangiamo non abbiamo nulla di più. 9 Ma badate che questo vostro diritto non diventi un inciampo per i deboli (1cor8:7-9). Si parla di diritto, come se io dato che so che l’idolo non è niente, se mangio cibo sacrificato all’idolo non pecco perchè so che vi è un solo Dio e che l’idolo non è niente, quindi quel cibo non lo mangio come se fosse una cosa sacrificata così facendo non pecco, è così?;
-Ma se qualcuno vi dice: «Questa è carne di sacrifici», non ne mangiate per riguardo a colui che vi ha avvertito e per riguardo alla coscienza(1cor10:28). Fratello ma se uno mi dice che è carne di sacrifici e io la mangio pecco? (non mi intendo peccare verso il fratello, mi intendo peccare perchè ho comunione con i demoni);
-Se le faccio io le zeppole di san giuseppe (magari anche il giorno di san giuseppe) e quindi non le faccio in onore al santo, le posso mangiare?(credo di si), se il pasticciere quando fa le zeppole non le fa in onore al santo sono lo stesso contaminate? Non so se ho reso l’idea.
Fratello aspetto una tua risposta, abbi pazienza perchè questo argomento non lo riesco a capire appieno spero che mi aiuti a sciogliere ogni mio dubbio. La pace sia con te.
Commento by nicola iannazzo | Marzo 18th, 2013
Per prima cosa definiamo bene quali sono le cose sacrificate agli idoli, risposta che è ben spiegata a questo link: http://www.lanuovavia.org/faq_cibi_02.html
Ora è chiaro che se qualcuno ci dice che un certo cibo è “carne di sacrifici”, come lo è un cibo o dolce dedicato ad un santo (zeppole di san giuseppe comprese), siamo tenuti ad astenerci dal mangiarne, anche se siamo consapevoli che l’idolo è nulla e che v’è un solo Dio vivente e vero in cielo.
L’apostolo Paolo lo spiega chiaramente al capitolo 10 della prima lettera ai Corinzi da te citata:
Ora però l’apostolo non si ferma qui ma prosegue dicendo:
Quindi ricapitolando, dobbiamo astenerci quando sappiamo che un determinato cibo è cosa di sacrifici, sia per non provocare il Signore a gelosia e sia per riguardo alla coscienza altrui (non nostra, verso 29), affinchè vedendo la nostra astensione quella persona sia indotta a riflettere e Iddio possa quindi concedergli il ravvedimento.
Possiamo invece mangiare di tutto se non ci viene detto o non sappiamo che un determinato cibo è cosa di sacrifici, secondo che è scritto:
A questo punto è chiaro che se tu a casa tua vuoi farti un dolce con gli stessi ingredienti e lo stesso procedimento di preparazione del dolce che hai citato, in qualsiasi giorno dell’anno e senza alcun fine se non quello di rendere grazie a Dio, non commetti peccato:
Badando bene però a non esser mai d’intoppo e occasione di caduta altrui, secondo che è scritto:
A tal punto che è preferibile rinunciare ad un nostro diritto pur di non essere occasione di caduta o di peccato al nostro prossimo, che sia credente o non credente. Perciò piuttosto mi asterrò dal preparare determinati cibi o dolci in determinati giorni se questi ultimi possono esser occasione di peccato altrui. Ad esempio eviterò di preparare un dolce come le “zeppole di san giuseppe” proprio il giorno in cui il mondo festeggia quel santo se magari ho un ospite a pranzo non credente che in più si chiama anche Giuseppe e che perciò magari festeggia anche il suo onomastico secondo la tradizione Cattolica Romana! Così facendo indurrei quest’ultimo ad interpretare la cosa come un avvallo a proseguire nel seguire una tradizione idolatra, frutto delle eresie insegnate dal Cattolicesimo, vanificando così il passo che dice: “…non cercando l’utile mio proprio, ma quello dei molti, affinché siano salvati” (verso 33). Quel dolce me lo preparerei quindi in un altro momento…
Infine quando aggiungi: “… se il pasticciere quando fa le zeppole non le fa in onore al santo sono lo stesso contaminate? “
In questo caso reputo che valga la regola del verso 25 e 26 di non fare inchieste per motivo di coscienza e perciò di aquistarne senza chiedere al pasticciere se i dolci che vende sono stati fatti in onore a qualche santo oppure no. Certo che se invece nella vetrina di un pasticcere vediamo pubblicizzati dei dolci in onore a San Valentino o a San Giuseppe è chiaro che dobbiamo astenerci, così come similmente dobbiamo astenerci dal comprare i cosiddetti “kebab” tanto diffusi negli ultimi anni anche in italia, laddove vediamo l’insegna “Halal” (vedi articolo), come pure dobbiamo astenerci nel partecipare a sagre culinarie o feste di paese chiaramente dedicate a determinati “santi patroni” locali, poichè peccheremmo provocando il Signore a gelosia.
Commento by Gennaro Ruggiero | Marzo 18th, 2013
Ti ringrazio per la riposta e ti ringrazio anche per la pazienza che stai avendo con me. Tuttavia ho bisogno che mi spieghi 1corinzi 8:8-9, perchè non riesco proprio a capirlo, perchè fa capire che se pure la mangi non fa niente perchè tanto la mangi sapendo che l’idolo non è niente. Poi hai detto che quando ci dicono: “questa è carne di sacrifici”, noi non la dobbiamo mangiare per non provocare il Signore a gelosia, e allora poi non riesco a capire perchè dice: ” alla coscienza, dico, NON TUA, ma di quell’altro; infatti, perché sarebbe giudicata la mia LIBERTA’ dalla coscienza altrui?” Perchè dice che non devi mangiare NON PER LA TUA COSCIENZA se poi se la mangi pecchi anche tu?In altre parole dato che se la mangio pecco, allora non mi devo forse astenere anche per la MIA COSCIENZA, dato che una volta che so che è carne sacrificata mangiandola posso avere comunione con i demoni?Per questo poi continuo a non capire perchè poi dice pure: “perché sarebbe giudicata la mia LIBERTA’ dalla coscienza altrui?” Quindi mi fa capire che io non la devo mangiare per riguardo alla coscienza altrui affinchè non venga giudicata la mia libertà di mangiare quella carne anche se sacrificata. Per questo non capisco perchè, da una parte dice che dato che hai conoscenza (1cor8:1) puoi mangiarle le carni sacrificate (1cor8:8), ma ti devi astenere solo per quelli che non hanno conoscenza(1cor8:9), poi da un’ altra dice che se le mangi hai comunione con i demoni (1cor10:20-22) e da un’altra ancora fa capire che quando ti dicono che è sacrificata tu non la devi mangiare per riguardo alla coscienza altrui e non tua (sebbene si contamina anche la tua coscienza perchè pecchi) perchè tu sei libero di mangiarla ma ti devi solo astenere affinche non venga giudicata la tua LIBERTA’. Questi sono i motivi per cui ancora non riesco a capire e vado in confusione perchè ci sono delle APPARENTI CONTRADDIZIONI. Abbi pazienza, il fatto è che voglio capire, ma il fatto è che ogni volta che leggo quei versi sembra sempre che si contraddice… La pace sia con te.
Commento by nicola iannazzo | Marzo 20th, 2013
Ho voluto sottolineare ed evidenziare alcune tue affermazioni che sono errate in quanto 1 Corinzi 8:8 non autorizza affatto a mangiare carni sacrificate agli idoli poichè se leggi bene, Paolo quando scrive: “Ora non è un cibo che ci farà graditi a Dio; se non mangiamo, non abbiamo nulla di meno; e se mangiamo, non abbiamo nulla di più. Ma badate che questo vostro diritto non diventi un intoppo per i deboli.” (1 Corinzi 8:8,9) … qui lui sta parlando di “un cibo” in senso generico, e non di carni sacrificate agli idoli, di cui l’apostolo stesso è stato molto chiaro in 1 Corinzi 10:20,22 nell’affermare che da quelle carni dobbiamo invece astenerci.
Ora, 1 Corinzi 8:9 parla si di un “diritto”, ma occorre ricordare che v’è un diritto (o libertà) di cui godono tutti i figli di Dio che è quello di poter mangiare di tutto, liberi dalla legge (tranne naturalmente le cose descritte in Atti 15:20), secondo che Dio disse a Pietro: “Le cose che Dio ha purificate, non le far tu immonde” (Atti 10:15), in quanto Dio, in Cristo ci ha liberati dal giogo della legge che vietava il mangiare determinati cibi.
Inoltre se in 1 Corinzi 8:8 Paolo ci autorizzasse a mangiare carni sacrificate agl’idoli contraddirebbe le disposizioni degli apostoli dei già citati passi di Atti 15:19,20 dove Giacomo disse:
Se dunque anche l’apostolo Giacomo ordina “di astenersi dalle cose sacrificate agli idoli” come avrebbe potuto invece Paolo autorizzare il poterle mangiare? Ma Paolo è stato invece chiaro e coerente alle disposizioni di Atti 15:19,20, infatti scrisse:
Veniamo ora alla “libertà” di cui parla Paolo in 1 Corinzi 10: 29 quando scrive: “Ma se qualcuno vi dice: Questa è cosa di sacrificî, non ne mangiate per riguardo a colui che v’ha avvertito, e per riguardo alla coscienza; alla coscienza, dico, non tua, ma di quell’altro; infatti, perché la mia libertà sarebb’ella giudicata dalla coscienza altrui? E se io mangio di una cosa con rendimento di grazie, perché sarei biasimato per quello di cui io rendo grazie? (1 Corinzi 10:28,30)
Libertà di cosa? Di mangiare le cose sacrificate agl’idoli? No di certo. Bensì “libertà” di mangiare di tutto senza fare inchieste (in quanto liberi nel Signore), secondo i versi precedenti di 1 Corinzi 10:25,27 in cui è scritto: “Mangiate di tutto quello che si vende al macello senza fare inchieste per motivo di coscienza; perché al Signore appartiene la terra e tutto quello ch’essa contiene. Se qualcuno de’ non credenti v’invita, e voi volete andarci, mangiate di tutto quello che vi è posto davanti, senza fare inchieste per motivo di coscienza.” (1 Corinzi 10:25,27). Questo tranne nel caso in cui veniamo a conoscenza diversamente (vedi verso 28 di 1 Corinzi 10) riguardo un determinato cibo.
Le apparenti contraddizioni per cui vai in confusione sono perciò dovute al fatto che attribuisci a 1 Corinzi 8:8 una cosa che Paolo non dice, cioè che in Cristo saremmo anche liberi di mangiare le carni sacrificate agl’idoli quando lui non dice questo.
Commento by Gennaro Ruggiero | Marzo 21st, 2013
Grazie fratello, ho capito adesso, tuttavia voglio farti un’altra domanda riguardo alle seguenti parole: “Ma badate che questo vostro diritto non diventi un inciampo per i deboli. 10 Perché se qualcuno vede te, che hai conoscenza, seduto a tavola in un tempio dedicato agli idoli, la sua coscienza, se egli è debole, non sarà tentata di mangiare carni sacrificate agli idoli?” (1cor8:9-10). La domanda è questa: se Paolo quando parla di questo diritto si intende il diritto di mangiare qualsiasi cibo e non di mangiare le carni sacrificate, che non deve essere di inciampo, perchè poi parlando dell’inciampo (verso 10) parla delle carni sacrificate ? A causa del verso 10 uno può essere portato a pensare che il diritto del verso 9, che non deve essere di inciampo, sia proprio quello di poter mangiare le carni sacrificate, appunto perchè dopo aver detto che dobbiamo badare che il nostro diritto non diventi un inciampo (verso 9), poi dice che se qualcuno che NON HA CONOSCENZA ti vede a mangiare in un tempio d’idoli (quindi carne sacrificata) tu lo puoi far inciampare, quindi puoi facilmente arrivare alla conclusione che il diritto che non deve essere d’inciampo sia proprio quello di poter mangiare le carni sacrificate. Non so se ho riuscito a spiegare bene quale sia la domandda, aspetto una tua risposta. La grazia sia con te
Commento by nicola iannazzo | Marzo 23rd, 2013
“Astenetevi da ogni apparenza di male” (1 Tessalonicesi 5:22 versione Diodati e Nuova Diodati). In questo verso c’è la risposta alla tua domanda in quanto proprio per evitare che uno possa esser “portato a pensare” una cosa per un’altra, siam tenuti a fare attenzione al nostro agire nei confronti di chi ci osserva, soprattutto i fratelli nuovi nella fede che sono definiti “deboli” proprio perchè ancora privi di una maggiore conoscenza.