● Colui che viene chiamato papa non è infallibile ‘ex cathedra’
Ecco cosa dice il catechismo a tale riguardo: ‘Il Papa, da solo, non può errare nell’insegnarci le verità rivelate da Dio, ossia è infallibile come la Chiesa (quando da Pastore e Maestro di tutti i cristiani, definisce dottrine circa la fede ed i costumi)’ [1].
L’infallibilità papale fu dichiarata dogma dal concilio Vaticano I nel 1870 in questi termini:
‘Noi insegniamo, e definiamo essere dogma divinamente rivelato che il Romano Pontefice, quando parla ex cathedra, cioè quando, adempiendo il suo ufficio di pastore e maestro di tutti i cristiani, in virtù della sua suprema autorità apostolica, definisce che una dottrina riguardante la fede o i costumi dev’essere ritenuta da tutta la chiesa, per quell’assistenza divina che gli è stata promessa nel beato Pietro, gode di quella infallibilità, di cui il divino Redentore ha voluto dotata la sua chiesa, allorché definisce la dottrina riguardante la fede o i costumi. Quindi queste definizioni sono irreformabili per virtù propria, e non per il consenso della chiesa [2]. Se poi qualcuno – Dio non voglia! – osasse contraddire questa nostra definizione; sia anatema’ [3].
Confutazione
Cominciamo col dire che i teologi papisti dicono che il papa è infallibile solo quando insegna come papa, e non anche quando insegna esprimendo il suo parere personale; e che come uomo, può operare bene ed operare male, cioè può peccare; ma a nostro giudizio queste affermazioni sono solo affermazioni di comodo che servono solo a dire, nel caso il loro papa dicesse qualcosa di storto anche agli occhi dei suoi fedeli seguaci o si rendesse colpevole di qualche grave delitto, che egli è un uomo come tutti gli altri; quindi in sostanza costituiscono uno scudo contro eventuali critiche.
Ma noi diciamo: ma nella pratica qual è quel Cattolico romano che non reputa infallibili le dichiarazioni del suo papa non fatte ‘ex cattedra’ ?
Ma qual è quel fedele cattolico che osa mettere in discussione le affermazioni del suo papa fatte non ‘ex cattedra’ quando il concilio Vaticano II ha detto che ‘questo religioso ossequio della volontà e dell’intelligenza lo si deve in modo particolare prestare al magistero autentico del romano pontefice, anche quando non parla ‘ex cattedra’ ? [4]
E poi ancora: come fanno i teologi ad affermare che il papa come uomo può peccare [5] e poi nello stesso tempo affermare che nessuno può ‘riesaminare un giudizio pronunziato dalla sede apostolica – di cui non vi è autorità maggiore -, come a nessuno è lecito giudicare di un giudizio dato da essa’ [6], quando la Scrittura dice: “Riprendi pure il tuo prossimo” (Levitico 19:17) ?
Come potete vedere ci troviamo per l’ennesima volta davanti a delle contraddizioni che fanno capire che il dogma dell’infallibilità papale nella realtà si estende anche a quelle dichiarazioni che non sono catalogate tra quelle fatte ‘ex cattedra’.
Questo loro dogma serve a incutere timore ai Cattolici romani facendogli credere che loro in Roma hanno un capo che possiede una particolare assistenza dello Spirito Santo quando parla ‘ex cattedra’, in virtù della quale non può sbagliare in quelle sue dichiarazioni perché lo Spirito Santo parla per bocca sua, e perciò chi si ribella alle sue dichiarazioni è come se si ribellasse a Dio stesso.
Questo dogma quindi è veramente un’arma potente nelle mani di questi anticristi che si succedono ai vertici della chiesa cattolica romana perché mediante di esso possono in qualsiasi momento confermare o introdurre a loro piacimento tutto quello che più gli fa comodo per dominare spiritualmente e materialmente le persone che sono sotto di loro. Tanto loro sanno che qualsiasi cosa diranno ‘ex cattedra’ ci saranno milioni di persone in tutto il mondo che si dovranno mostrare d’accordo con loro se non vogliono incorrere nella scomunica per essersi ribellati al capo della Chiesa e quindi a Cristo.
Ma la questione dell’infallibilità papale, dato che essa fu dichiarata dogma solo nel 1870, fa sorgere tante domande quali:
- ‘Ma se il papa dal 1870 in poi è dichiarato infallibile quando parla in materia di fede e di morale, come mai – e su questo sono d’accordo tanti Cattolici – tanti papi del passato quando parlarono in materia di fede errarono grandemente?’,
ed ancora:
- ‘Se le eresie che sottoscrissero i papi riconosciuti eretici dagli stessi studiosi cattolici non erano dichiarazioni ex cattedra quali erano invece le loro dichiarazioni ex cattedra?’
Quando fu in sostanza che i papi parlarono all’intera Chiesa e in maniera definitiva? Alcuni rispondono a questi quesiti dicendo che i papi prima del 1854 non esercitavano l’infallibilità papale?!
Come! – noi rispondiamo – allora solo dal 1854 in poi sotto Pio IX lo Spirito Santo avrebbe cominciato ad assistere in questa maniera il capo della vostra chiesa? Significa questo forse che prima di quel tempo la Chiesa di Dio sulla faccia della terra non aveva una guida infallibile in materia di fede e di morale e che bisognava aspettare Pio IX per averla? Ho voluto fare questo discorso per dimostrare quanto assurdo e contraddittorio sia il dogma dell’infallibilità papale.
Adesso dimostreremo innanzi tutto come Pietro, di cui il cosiddetto papa si dice il suo successore, non fu un uomo infallibile.
L’apostolo Pietro non fu infallibile né prima e né dopo che Gesù gli disse: “Tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò la mia Chiesa..” (Matt. 16:18), e di ciò esibiamo le seguenti prove scritturali.
- Dopo che Gesù rivolse quelle parole a Simone Pietro, egli disse che doveva andare a Gerusalemme a soffrire molte cose dagli anziani, dai capi sacerdoti e dagli scribi ed essere ucciso e risuscitare il terzo giorno. “E Pietro, trattolo da parte, cominciò a rimproverarlo, dicendo: Tolga ciò Iddio, Signore; questo non ti avverrà mai. Ma Gesù, rivoltosi, disse a Pietro: Vattene via da me, Satana; tu mi sei di scandalo. Tu non hai il senso delle cose di Dio, ma delle cose degli uomini” (Matteo 16:22,23). Pietro aveva creduto che Gesù era il Cristo, ma come tutti gli altri Giudei pensava che il Cristo sarebbe venuto per ristabilire il regno in Israele e non per morire per la nazione d’Israele; in altre parole per regnare e non per farsi mettere in croce. Questa è la ragione per cui quando sentì dire a Gesù che doveva soffrire ed essere ucciso si mise a rimproverare il Signore perché lui ancora non aveva il senso delle cose di Dio ma solo il senso delle cose degli uomini. Il senso delle cose di Dio egli lo acquistò dopo che Gesù Cristo risuscitò. Gesù rimproverò severamente Pietro, chiamandolo Satana, perché quelle parole che lui disse le disse da parte di Satana.
- Pietro rinnegò il Signore tre volte nella notte in cui Gesù fu tradito (Cfr. Luca 22:54-62), ma dopo si convertì.
- Paolo racconta ai Galati come e perché si oppose a Pietro ad Antiochia: “Ma quando Cefa fu venuto ad Antiochia, io gli resistei in faccia perch’egli era da condannare. Difatti, prima che fossero venuti certuni provenienti da Giacomo, egli mangiava coi Gentili; ma quando costoro furono arrivati, egli prese a ritrarsi e a separarsi per timor di quelli della circoncisione. E gli altri Giudei si misero a simulare anch’essi con lui; talché perfino Barnaba fu trascinato dalla loro simulazione. Ma quando vidi che non procedevano con dirittura rispetto alla verità del Vangelo, io dissi a Cefa in presenza di tutti: Se tu, che sei Giudeo, vivi alla Gentile e non alla giudaica, come mai costringi i Gentili a giudaizzare?” (Galati 2:11-14). Pietro era da condannare, secondo Paolo, perché si mise a simulare e a costringere i Gentili a giudaizzare, e per questo Paolo lo riprese davanti a tutti.
- Quando Pietro in Ioppe ebbe quella visione nella quale il Signore gli disse: “Levati, Pietro; ammazza e mangia” (Atti 10:14), egli rispose: “In niun modo, Signore, poiché io non ho mai mangiato nulla d’immondo né di contaminato” (Atti 10:14), e per questa sua risposta il Signore lo riprese infatti gli disse: “Le cose che Dio ha purificate, non le far tu immonde” (Atti 10:15). Pietro sapeva che Gesù aveva dichiarato tutti i cibi puri perché gli aveva sentito affermare: “Non capite voi che tutto ciò che dal di fuori entra nell’uomo non lo può contaminare, perché gli entra non nel cuore ma nel ventre e se ne va nella latrina?” (Marco 7:18,19), ma in quella visione chiamò immondi dei cibi che Dio aveva purificati e perciò il Signore lo ammonì.
Come potete vedere anche Pietro fallì in alcune cose, ma d’altronde anche lui era un uomo della stessa natura che noi. Giacomo ha detto che “tutti falliamo in molte cose” (Giacomo 3:2) includendosi tra coloro che falliscono.
E se lui, che era reputato una colonna nella Chiesa d’allora, ammise di fallire, chi é costui che é stato definito infallibile ex cattedra? Certamente non un ministro di Cristo, ma un ministro di Satana che seduce le persone facendogli credere che lui quando parla in materia di fede non può sbagliare.
Qualcuno dirà: Ma le epistole di Pietro non sono forse infallibili? Certo che lo sono, perché furono da lui scritte sotto la spinta e la guida dello Spirito Santo. Ma certamente non si può dire che le epistole dei papi siano da loro scritte perché mossi dallo Spirito Santo di Dio. E che dire poi dei discorsi di Pietro trascritti negli Atti degli apostoli? Anche quelli sono infallibili perché pronunciati per lo Spirito Santo. Ma anche in questo caso non si possono per nulla paragonare i discorsi solenni del papa a quelli di Pietro perché essi sono infarciti di ogni genere di menzogne.
Ora, i teologi cattolici romani insegnano che il papa nell’insegnare le verità rivelate da Dio – verità di fede o verità di morale – è infallibile com’é infallibile la chiesa e dicono che il fatto che il papa sia infallibile risulta dal Vangelo.
Ecco come si esprime il Perardi nel suo manuale a tale riguardo:
‘San Pietro (e nella sua persona il Papa suo successore) è fondamento della Chiesa; egli deve confermare nella fede gli altri Pastori, deve pascere tutto il gregge. Ma la Chiesa non può essere fondata sull’errore; essa non sarebbe fondata sulla verità se il Papa non fosse infallibile, poiché ne é la pietra fondamentale; né il Papa potrebbe confermare in modo certo gli altri nella fede, e invece di pascere il gregge, egli potrebbe avvelenarlo coll’errore, se potesse errare nell’insegnamento’ [7].
Noi diciamo invece con l’ausilio della sacra Scrittura che egli falla nell’insegnare perché dalla sua bocca fuoriescono molte menzogne anche quando insegna in materia di fede e di costumi. E poi ci vengono a dire che egli è stato stabilito da Dio per confermare nella fede i pastori? Ma costui non conferma nella fede proprio nessuno perché invece di predicare la parola della fede come faceva Simon Pietro l’annulla con i suoi precetti.
E poi ci vengono a dire che Dio lo ha costituito a pascere il gregge? Ma dove le conduce tutte queste pecore che lo seguono? Certamente non sulla via della verità che mena in cielo, ma su quella della menzogna che mena nello stagno ardente di fuoco e di zolfo.
L’opera di costui e dei suoi vescovi é un opera di distruzione perché egli distrugge il sentiero per cui le pecore dovrebbero inoltrarsi per ottenere la vita da Dio. Ben profetò il profeta Isaia di costoro quando disse: “Quelli che guidano questo popolo lo sviano, e quelli che si lascian guidare vanno in perdizione” (Isaia 9:15).
No, costui non é affatto la pietra fondamentale della Chiesa, anzi non é neppure una delle pietre viventi di cui é composta la Chiesa di Dio; no, noi non diciamo che egli potrebbe avvelenare il popolo se fallisse nell’insegnamento, ma diciamo che egli lo avvelena realmente perché la sua lingua é piena di mortifero veleno.
La vera Chiesa non sente affatto il bisogno di questo cosiddetto papa in materia di fede o di morale, quantunque questi si dichiari infallibile in questo campo, perché essa possiede lo Spirito della verità che la guida, l’ammaestra, e la conferma: e noi sappiamo che Egli non può fallire.
Anche la Scrittura costituisce una infallibile guida per la Chiesa. Questo però non significa che non può accadere che i conduttori o coloro da essi condotti introducano nella Chiesa eresie di perdizione. Perché questo può avvenire, anzi è stabilito che avvenga in questi ultimi giorni perché si devono adempiere le seguenti Scritture:
- “Di fra voi stessi sorgeranno uomini che insegneranno cose perverse per trarre i discepoli dietro a sé” (Atti 20:30),
- “Ci saranno anche fra voi falsi dottori che introdurranno di soppiatto eresie di perdizione” (2 Pietro 2:1);
- “Bisogna che ci sian fra voi anche delle sètte, affinché quelli che sono approvati, siano manifesti fra voi” (1 Corinzi 11:19);
- “Ma lo Spirito dice espressamente che nei tempi a venire alcuni apostateranno dalla fede, dando retta a spiriti seduttori e a dottrine di demonî” (1 Timoteo 4:1).
Ma rimane il fatto che lo Spirito di Dio e la Parola di Dio continueranno a guidare i fedeli che compiono la loro salvezza con timore e tremore in maniera da non farli smarrire. Possono venire meno dei ministri di Dio ma giammai verrà meno la guida di Dio.
Tratto dal libro: “La Chiesa Cattolica Romana”, di Giacinto Butindaro
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Note:
[1] Giuseppe Perardi, op. cit., pag. 207
[2] Anteriormente al concilio Vaticano I molti Cattolici negavano l’infallibilità papale. Per esempio, negli Stati Uniti prima del Vaticano I era stato pubblicato il libro Controversial Catechism che recava l’Imprimatur dell’arcivescovo di New York, Hughes, in cui c’era la seguente domanda con la relativa risposta: ‘Domanda: i cattolici non devono credere che il papa è infallibile? Risposta: è un invenzione dei protestanti, e non un dogma della fede cattolica; nessuna sua decisione può essere vincolante sotto pena di eresia, a meno che non sia accolta ed applicata dal corpo dottrinale, cioè dai vescovi della Chiesa’. Questa domanda fu soppressa dal Catechism nell’edizione successiva. La ragione è evidente, dopo il Vaticano I l’infallibilità papale non era più un invenzione dei Protestanti ma un dogma cattolico da accettare per forza, sotto pena di scomunica.
[3] Concilio Vaticano I, Sess. IV, cap. IV. A proposito della votazione di questo dogma va detto che alla vigilia della votazione centocinquantacinque vescovi dell’opposizione lasciarono Roma in segno di protesta, dopo avere sottoscritto una dichiarazione in cui affermavano che, in segno di rispetto per il papa, preferivano astenersi dalla votazione pubblica anziché pronunziare dinanzi al papa il non placet. Alla votazione poi tra i 535 cosiddetti padri presenti 533 votarono a favore dell’approvazione del dogma mentre 2 (il cardinale americano Kenrick e quello italiano Guidi) dissero non placet.
[4] Concilio Vaticano II, Sess. V. cap. III.
Le dichiarazioni fatte da un papa ex-cattedra, su cui in ambito cattolico c’è unanimità, sono rare. La definizione dell’immacolata concezione, fatta da Pio IX nel 1854, fu per esempio una di queste, un’altra fu quella dell’assunzione di Maria in cielo fatta da Pio XII nel 1950 con il relativa anatema contro chi la negherà. Ancora però non è stato stilato un elenco di tutte le dichiarazioni ex-cattedra fatte dai papi sino ad ora. Come anche non è stata invocata l’infallibilità su dichiarazioni che concernono il sacerdozio delle donne, l’aborto, ecc. Cosicché neppure i Cattolici sanno con certezza quali sono le dichiarazioni dei loro papi in cui devono credere perché infallibili. Ma d’altronde questo comportamento del papato è comprensibile; non gli conviene infatti fare una cosa che gli impedirebbe nel futuro di smentire qualcuna delle sue attuali prese di posizione e di introdurre altri dogmi. Si sa infatti che nella tradizione cattolica col passare del tempo entrano a fare parte nuove leggi e nuovi dogmi papali che vanno a smentire quelle di papi precedenti. In altre parole, il fatto che molto raramente si sente dire che il papa ha parlato ex-cattedra o che questa o quell’altra dichiarazione è stata fatta ex-cattedra sta a dimostrare che i papi stessi si rendono conto del pericolo che corrono nel parlare ex-cattedra. Giovanni XXIII (1958-1963) ebbe ad affermare un giorno: ‘Non sono infallibile. Sarei infallibile soltanto se parlassi ex cattedra, cosa che non intendo fare’. Questa sua affermazione che sembra una battuta in realtà fa capire il perché i papi non ricorrono con frequenza a parlare ex cattedra.
[5] Egli ha il suo personale confessore, ma particolarità della sua confessione è che il confessore alla fine riceve la benedizione dal papa. ‘Si sa che ordinariamente al Venerdì verso sera il confessore del Papa si reca al Vaticano per ascoltarne la confessione come quella di ogni fedele. Unica differenza è che, dopo la confessione, il confessore riceve la benedizione del Papa’ (Giuseppe Perardi, op. cit., pag. 209).
[6] Concilio Vaticano I, Sess. IV, cap. III
[7] Giuseppe Perardi, op. cit., pag. 208
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