● Contro il carnevale
Il termine ‘carnevale’ risale, con ogni probabilità, al latino carnem levare, espressione con cui nel Medioevo si indicava la prescrizione ecclesiastica di astenersi dal mangiare carne a partire dal primo giorno di Quaresima, vale a dire dal giorno successivo alla fine del carnevale, sino al “giovedì santo” prima della Pasqua. Il carnevale infatti, nel calendario liturgico cattolico-romano si colloca necessariamente tra l’Epifania (6 gennaio) e la Quaresima. Le prime testimonianze documentarie del carnevale risalgono ad epoca medievale (sin dall’VIII sec. ca.) e parlano di una festa caratterizzata da uno sregolato godimento di cibi, bevande e piaceri sensuali. Per tutto il periodo si sovvertiva l’ordine sociale vigente e si scambiavano i ruoli soliti, nascondendo la vecchia identità dietro delle maschere.
I festeggiamenti culminavano solitamente con il processo, la condanna, la lettura del testamento, la morte e il funerale di un fantoccio, che rappresentava allo stesso tempo sia il sovrano di un auspicato e mai pago mondo di ‘cuccagna’, sia il capro espiatorio dei mali dell’anno passato. La fine violenta del fantoccio poneva termine al periodo degli sfrenati festeggiamenti e costituiva un ‘augurio’ per il nuovo anno in corso.
Il periodo carnevalesco coincide più o meno con l’inizio dell’anno agricolo, un chiaro indizio che permette di collegare direttamente il carnevale alle feste greche di impronta dionisiaca (le feste in onore di Dionisio, dio greco del vino, caratterizzate dal raggiungimento di uno stato di ebbrezza ed esaltazione entusiastica, che sfociavano in vere e proprie orge), e a quelle romane dei Saturnali (solenne festa religiosa, che si celebrava in onore del dio Saturno e durante la quale si tenevano cerimonie religiose di carattere sfrenato e orgiastico, che prevedevano tra l’altro la temporanea sospensione del rapporto servo-padrone). Lo stretto rapporto esistente tra queste feste e alcuni costumi del carnevale è evidente, anche se ignorato dai più. In tempi recenti gli storici hanno insistito maggiormente sull’origine agraria e sociale del carnevale. Esso è irrisione dell’ordine stabilito e capovolgimento autorizzato, limitato e controllato nel tempo e nello spazio dall’autorità costituita. In altre parole la festa del carnevale era vista dalle classi sociali più agiate come un’ottima valvola di sfogo concessa ai meno abbienti allo scopo di garantirsi il protrarsi dei propri privilegi. Poi c’è l’origine demoniaca di alcune tra le maschere carnevalesche più famose e antiche, come quella nera sul volto di Arlecchino o quella bipartita (bianca e nera) di Pulcinella. In realtà il carnevale esercita una forte attrazione sui peccatori in quanto gli offre la possibilità di smettere di essere se stessi per assumere le sembianze e il comportamento della maschera. Queste brevi note storiche hanno lo scopo di farvi riflettere sulla reale origine del carnevale.
Stando così le cose, è evidente che i figliuoli di Dio non devono festeggiare la festa di carnevale in nessuna maniera perché essa è un’opera infruttuosa delle tenebre a cui i figliuoli della luce non devono partecipare secondo che è scritto : “Non siate dunque loro compagni; perché già eravate tenebre, ma ora siete luce nel Signore… E non partecipate alle opere infruttuose delle tenebre; anzi, piuttosto riprendetele..” (Efesini 5:7-8,11). Tenete presente che per opera infruttuosa delle tenebre la Scrittura intende qualsiasi cosa che non porta frutto alla gloria di Dio. Consideriamo infatti il carnevale; si può dire forse che festeggiandolo ci si santifica? O che festeggiandolo ne ricaviamo un qualche utile? O che festeggiandolo il nome di Dio viene glorificato in noi? Affatto.
Anzi tramite gli usi e costumi del Carnevale ci si corrompe, in quanto per esempio gli uomini sono trascinati a vestirsi da donna, e viceversa, – in quanto il carnevale è la celebrazione del travestimento, di quella promiscuità ribelle che sovverte l’ordine naturale e morale stabilito da Dio – e questo è condannato dalla Scrittura che dice: “La donna non si vestirà da uomo, né l’uomo si vestirà da donna; poiché chiunque fa tali cose è in abominio all’Eterno, il tuo Dio” (Deuteronomio 22:5). Il carnevale esalta l’ambiguità e la finzione, tutte cose che come credenti non possiamo accettare perché chiamati ad essere veraci, ad aborrire la menzogna. Ricordatevi, fratelli, che il giusto odia la menzogna (Proverbi 13:5), anche quella detta solo per scherzare in quanto è scritto: “Come un pazzo che avventa tizzoni, frecce e morte, così è colui che inganna il prossimo, e dice: ‘Ho fatto per ridere!’ (Proverbi 26:18-19).
E poi a carnevale è esaltata la volgarità, e la satira contro le autorità stabilite da Dio, tutte cose anche queste che noi come figliuoli di luce siamo chiamati a fuggire. Noi infatti siamo chiamati ad avere un linguaggio condito con sale (Colossesi 4:6) e un portamento onorevole e santo (1 Pietro 1:15), e a onorare le autorità (Romani 13:1-7).
Ed infine il carnevale esalta la dissolutezza, cioè le gozzoviglie e le ebbrezze, che sono anch’esse delle opere della carne da aborrire (Romani 13:13). Noi dobbiamo essere temperati in ogni cosa, e sobri. Non ci deve essere spazio nella nostra vita per queste cose.
Ecco perché ci dobbiamo astenere dal partecipare al Carnevale in ogni sua forma e manifestazione e lo dobbiamo riprovare con forza.
Ma purtroppo non tutti sono di questo sentimento tra il popolo di Dio, infatti alcuni credenti adulti per compiacere ai loro bambini a carnevale li vestono con i vestiti di carnevale e gli mettono sulla faccia le relative maschere. Loro dicono: ‘Ma lo facciamo per i bambini!’, e non per noi; ma la Scrittura che dice? Essa dice: “La follia è legata al cuore del fanciullo, ma la verga della correzione l’allontanerà da lui” (Proverbi 22:15); quindi essi a carnevale concedendo ai bambini quello che loro desiderano nella loro ignoranza invece che allontanare la follia dal loro cuore gliela fanno rimanere attaccata, quello che vuole il diavolo affinché i figli dei credenti crescano ribelli e viziati.
E poi la Scrittura dice: “Ciascun di noi compiaccia al prossimo nel bene, a scopo di edificazione” (Romani 15:2), e non di compiacere al prossimo anche nel male; per questo noi non dobbiamo compiacere ai bambini a carnevale vestendoli da Zorro o da Superman o da qualche altro personaggio televisivo in voga in quel periodo. Tutto ciò non servirebbe altro che a viziare i propri figli, ed a spendere tanti soldi inutilmente, e a fare biasimare la dottrina di Dio. Voglio ricordarvi fratelli che il diavolo fa molta leva sui bambini per portare la corruzione nelle case dei credenti; perciò è necessario vegliare per non cadere nei suoi agguati posti sul nostro sentiero.
La grazia del Signore sia con tutti coloro che lo amano con purità incorrotta
Giacinto Butindaro
Tratto da: http://lanuovavia.org/giacintobutindaro/2010/06/06/contro-il-carnevale/
_________________________________________________________________
“Perché spendete danaro per ciò che non è pane? e il frutto delle vostre fatiche per ciò che non sazia?” (Isaia 55:2)
___________________________________________________________________________________
Articoli correlati:
● Perchè il Capodanno non va festeggiato
● Ma come si conviene a dei santi, né stolto parlare, o buffoneria… sia neppur nominata fra voi… (Efesini 5:3,4 Diodati)
● Contro la festa di Halloween
● HolyWings: la versione ‘cristiana’ di Halloween… con le ali!
Articoli correlati da Link esterni:
Fuggite Halloween, è la festa delle streghe
HolyWings: la versione ‘cristiana’ di Halloween
Ed è arrivata pure Hallowinner!
Halloween 2010: si balla ‘Thriller’ in seno ad una Chiesa Pentecostale
Neewollah al posto di Halloween
Contro il carnevale
Commento by dani | Febbraio 6th, 2016
Grazie per la condivisione di questo articolo, è davvero ben fatto, Dio ti benedica!
Commento by Manuel | Aprile 27th, 2023
“Faranno la fine degli ipocriti”.
L’ipocrita non è sè stesso, recita la sua parte nella società del mondo, vorrebbe forse essere l’anima che Dio creò, invece sceglie una maschera sociale; questo è il carnevale nato dal peccato dell’Eden, ancora più subdolo e mortale della festa pagana che lo sacralizza, è uno sterminato numero di ignoti ognuno indaffarato alle cose del mondo, volpi nella notte.
Chi nel mondo non ha una maschera? Solo chi del mondo non è.
Attenti ai lupi in pelle di agnello, oratori mascherati da pastori del gregge, li riconoscerete dal loro tono recitante.