● La venerazione delle reliquie è idolatria

Cattolici Romani, l’idolatria è in abominio a Dio
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Fuggite l’idolatrìa
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La venerazione delle reliquie è idolatria
Eccoci ad un’altra pratica della chiesa romana che è da riprovare perché menzogna: la venerazione dei corpi dei morti o di alcuni loro resti che essi dicono reliquie.
Cominciamo col dire che non è vero che i corpi che essi dicono di venerare siano stati i corpi di uomini veramente santi perché come abbiamo visto per santo la Parola di Dio non intende un uomo che abbia esercitato ‘virtù eroiche’ per guadagnarsi per mezzo di esse il paradiso (perché un tale, secondo la Scrittura, è un peccatore), ma un uomo che ha creduto nel Signore ed é stato giustificato per grazia e santificato mediante lo Spirito Santo.
Vi ricordo a tale proposito che Paolo quando scrisse ai santi di Corinto si rivolse a tutti loro come “ai santificati in Cristo Gesù” (1 Cor. 1:2), e che disse a tutti loro che avevano creduto: “Non sapete voi che siete il tempio di Dio, e che lo Spirito di Dio abita in voi?” (1 Cor. 3:16).
Quindi è errato pensare che esista una categoria di persone che dopo che sono morte si possono dichiarare santi perché hanno compiuto delle opere di carità a favore dei deboli al fine di guadagnarsi la vita eterna.
Ma noi diciamo pure che quand’anche colui che è morto sia stato durante la sua vita un vero santo, cioè un credente in Cristo Gesù che è stato d’esempio ai credenti perché ha imitato Cristo Gesù, il suo corpo non deve essere affatto venerato come non deve essere affatto visitata periodicamente la sua tomba come se su di essa si potesse ottenere qualche grazia.
Questo lo diciamo fondandoci sul fatto che i santi antichi quando morivano dei loro confratelli non cominciavano a venerare per nulla i loro corpi.
Ecco alcuni passi della Scrittura che attestano ciò.
- Quando morì Giovanni il Battista, (di cui la Scrittura dice che mentre era in vita Erode aveva soggezione “sapendolo uomo giusto e santo” (Mar. 6:20), e che era stato ripieno dello Spirito Santo sin dal seno di sua madre [cfr. Luca 1:15]) i suoi discepoli “andarono a prendere il suo corpo e lo deposero in un sepolcro” (Mar. 6:29); ma non é che i suoi discepoli da allora cominciarono a venerarne il corpo decapitato andando al sepolcro a pregare.
- Stefano era un uomo pieno di Spirito Santo che faceva gran segni e prodigi fra i Giudei, e quando morì lapidato dai Giudei avvenne che “degli uomini timorati seppellirono Stefano e fecero gran cordoglio di lui” (Atti 8:2). Ecco che cosa é lecito fare per un morto; seppellirlo con onore e fare cordoglio per lui, ma niente di più.
Andare al sepolcro dove è seppellito un credente che visse santamente colla convinzione che toccando la sua tomba si possa ottenere una grazia da Dio è solo superstizione, quindi un sentimento che non procede da Dio.
Un credente ci può aiutare mentre è in vita facendoci del bene, pregando per noi ecc., ma una volta che egli muore non è più in grado di fare alcun ché di buono in nostro favore perché se ne va in cielo alla presenza del Signore: per questo è del tutto illusorio affidarsi a sue presunte intercessioni presso Dio o credere che egli può fare dei miracoli a pro dei viventi anche da morto.
Noi dobbiamo venerare l’Iddio che ha dimorato nel corpo dei santi e non i loro corpi morti che hanno veduto la corruzione.
Alcune parole a proposito dell’interpretazione data a certi passi della Scrittura per sostenere la venerazione delle reliquie
Per quanto riguarda la prima Scrittura, citata dai teologi papisti a conferma della venerazione delle reliquie (N.d.R. vedi 2° Re 13:20,21), bisogna dire che il morto fu gettato nel sepolcro di Eliseo da coloro che lo dovevano seppellire per il fatto che furono presi dalla paura di una banda di Moabiti che essi videro lì nei pressi. Quindi il morto non fu portato da quegli uomini e messo in quel sepolcro perché essi erano convinti che se gli avessero fatto toccare le ossa del corpo del profeta Eliseo esso sarebbe tornato in vita.
Possiamo dire quindi che questo avvenne ‘per caso’.
E’ bene precisare però che noi non crediamo nel caso come la gente del mondo perché Gesù ha detto che non può cadere a terra un solo passero senza la volontà di Dio, perciò crediamo che questo fatto avvenne per volontà di Dio. Ma anche se quel morto risuscitò per la volontà e la potenza di Dio quando toccò le ossa del profeta Eliseo, noi non siamo autorizzati dalla Parola a portare i nostri morti presso il sepolcro di qualche ministro di Dio che sulla terra guariva gli ammalati per farglieli toccare perché così risusciteranno.
Noi non attribuiamo nessuna virtù soprannaturale a nessun corpo morto di qualsiasi ministro di Dio; noi non attribuiamo nessuna virtù particolare a parti del suo corpo, alla sua cenere o ad oggetti da lui lasciati sulla terra perché non siamo persone superstiziose.
Noi non crediamo, come invece lo credeva Agostino, che Dio conceda dei benefici agli uomini tramite le reliquie di un suo santo uomo in virtù della sua intercessione.
Per quanto riguarda la seconda Scrittura citata dai teologi papisti (N.d.R. vedi Atti 19:20,21) bisogna dire che noi crediamo che anche oggi in particolari casi, quando lo vuole Dio, mediante un grembiule o un asciugatoio, che é stato sul corpo di un ministro del Vangelo che ha doni di guarigioni o il dono di potenza d’operare miracoli, posto sul corpo di infermi essi possano guarire mediante la loro fede nel Signore e per la potenza di Dio: (sia ben chiaro però che noi, benché crediamo questo, non siamo di quelli che pregano sui fazzoletti o chiedono ai credenti di portare dei vestiti dei malati per pregare sui vestiti).
Ma da qui a dire veneriamo i corpi dei santi morti ‘perché per mezzo dei residui dei loro corpi che noi diciamo reliquie, Dio concede agli uomini non pochi benefizi’ (Giuseppe Perardi, op. cit., pag. 285) ci passa una grandissima differenza.
Per riassumere diciamo quindi che non si devono assolutamente venerare i corpi o parte dei corpi od oggetti di credenti morti pensando che per mezzo di essi Dio conceda delle guarigioni perché questo comportamento è idolatrico.
Dio nella sua Chiesa ha stabilito i miracoli e i doni delle guarigioni e dice che se uno è malato deve chiamare gli anziani della Chiesa affinché preghino su lui ungendolo d’olio nel nome del Signore. Egli non dice all’ammalato di andare a visitare la tomba o la reliquia di un suo servo morto, ma gli ordina di aver fede in Lui per ricevere la guarigione. Guarigione che otterrà non per l’intercessione in cielo di qualche santo ma solo per la mediazione di Gesù Cristo che è alla destra di Dio perché è nel suo nome che gli anziani pregano sull’ammalato o che altri credenti pregano Dio di guarirlo.
Badate a voi stessi fratelli perché la venerazione delle reliquie dei santi è collegata alla dottrina dell’intercessione dei santi in cielo: sono due cose inseparabili. Chi venera le reliquie di qualcuno morto crede pure che quel morto prega Dio per lui; e chi si mette a credere che i morti intercedono per i vivi si mette pure a venerare le loro reliquie. E tutto questo porta l’uomo a non appoggiarsi sulla mediazione di Gesù Cristo, il Vivente, a non ritenere che essa sia sufficiente per ottenere la guarigione. Gesù Cristo è risorto, è in cielo con il suo corpo, per la fede nel suo nome si riceve la guarigione come qualsiasi altro beneficio di Dio. Abbiate piena fiducia in Dio Padre ed anche nel suo Figliuolo Gesù che prega per noi alla sua destra.
La seduzione perpetrata per mezzo delle reliquie
Satana è riuscito a sedurre moltitudini di persone anche mediante la venerazione delle reliquie insegnata dai Cattolici.
Oggi ci sono un pò da per tutto santuari cattolici, basiliche e altri luoghi di culto della chiesa cattolica, dove è detto vengono custodite ogni sorta di reliquie, dai capelli, la mascella, il braccio, la testa di diversi loro cosiddetti santi o qualche loro oggetto, a pezzi di legno che vengono fatti credere residui della croce su cui fu crocifisso Gesù.
Tutto questo ha portato molte persone a offrire il loro culto alle reliquie e difatti ci sono le funzioni religiose in onore di esse. Basti ricordare una per tutte e cioè quella che ogni anno ha luogo nella basilica che porta il nome di Pietro a Roma in onore della ‘cattedra di Pietro’.
Pensate che i Cattolici per sostenere che l’apostolo Pietro ha esercitato l’ufficio di papa a Roma hanno fatto spuntare pure la sedia con spalliera sulla quale Pietro si sarebbe seduto quando presiedeva le raunanze della Chiesa! Ma a Roma non c’é solo ‘la cattedra di Pietro’ ma anche le catene con cui Pietro fu legato (con una in Gerusalemme per ordine di Erode e con l’altra in Roma per ordine di Nerone), il carcere dove egli fu messo ed anche la tomba in cui egli sarebbe sepolto; insomma c’é tutto quello che serve ai Cattolici per attestare con certezza che Pietro venne in Roma (della sua venuta a Roma ne parla la tradizione ma non la sacra Scrittura) e ad avvalorare la loro favola artificiosamente composta sul papato di Pietro a Roma.
Che cosa ci insegna tutto questo? Che quello delle reliquie è un potente strumento nelle mani di Satana per fare credere ogni sorta di leggende alle persone.
A molti Cattolici non importa proprio nulla se la Scrittura tace attorno a molte cose o dice il contrario di quello che la loro tradizione secolare dice; essi si fanno forti del fatto che esiste una storia a riguardo di un pezzo di legno o di un pezzo di carne putrefatta o di un osso o di qualcosa d’altro ed in quella credono ciecamente senza mettere in discussione la cosa.
Ma noi diciamo: quand’anche Pietro fosse stato a Roma, quand’anche la Scrittura avesse detto che egli predicò il Vangelo in questa città e anche il luogo preciso dove egli poi sarebbe stato messo a morte, ma che privilegi avrebbe mai potuto conferire tutto ciò alla Chiesa di Roma? Che superiorità avrebbe mai potuto reclamare la Chiesa di Roma sulle altre chiese? Ma quali virtù soprannaturali avremmo potuto attribuire alla sua tomba?
Agli oggetti che gli uomini di Dio hanno lasciato sulla terra non bisogna dare quell’importanza che non hanno; e non bisogna attribuirgli neppure poteri soprannaturali, perché in questo caso si farebbe posto pian piano al diavolo che sa come sfruttare le debolezze dei mortali.
Tratto dal libro: La chiesa cattolica romana
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