● Il Corano è da rigettare anche perchè incita alla violenza tramite la “jihad”, cioè la “guerra santa”
1) per il sufismo, la dottrina mistica dell’Islam (ora in declino), la jihâd-ul-akbar è la Grande Guerra Santa che viene combattuta contro il proprio “io” inferiore ed è di massima importanza per ogni musulmano: in pratica, si riferisce all’aspetto personale e spirituale di sopraffare i desideri peccaminosi;
2) nel secondo significato, molto più letterale, la parola indica l’uso della violenza per diffondere la fede.
Ci riferiremo, per andare a fondo nella questione, alle fonti islamiche del Corano e degli hadìth.
Il Corano, com’è noto, è una raccolta degli insegnamenti che Maometto dettò in vita a quattro scribi; fu standardizzato diciannove anni dopo la morte di Maometto e ne esistono quattro diverse redazioni, di cui la più usata è quella seguita dai musulmani sunniti (che rappresentano l’85% di tutti i credenti nell’Islam) – ci riferiremo a questa.
Gli hadith (“ahadith») sono invece raccolte scritte (“tradizioni”) dei detti e delle azioni di Maometto, il cui esempio e autorità hanno grande importanza nell’Islam. Gli hadith, assieme al Corano, sono intesi a governare ogni aspetto della vita, inclusa la legge civile. Esistono diverse raccolte di hadith, ma quella compilata da Bukhari, che visse duecento anni dopo Maometto, è considerata molto importante.
Il Corano è suddiviso in centoquattordici capitoli chiamati sure. Gli hadith di Bukhari sono numerati consecutivamente, e sono suddivisi in nove volumi, e a loro volta in vari libri.
Molti musulmani, è noto, sono persone straordinariamente benevole e desiderose della pace. E l’Islam ha in sé molti elementi di pacifismo: As-Salâm, ovvero “la Pace”, è uno dei novantanove nomi di Allah; e “pace, pace” è il canto dei beati nel Paradiso musulmano.
A parte queste premesse, però, chiunque voglia commettere una violenza è perfettamente giustificato dal Corano a farlo.
Sebbene la violenza nel Corano a volte sia intesa come autodifesa, altre volte è violenza gratuita. Ci sono tre motivi per cui qualcuno può essere ucciso: assassinio, adulterio, o abbandono dell’Islam (apostasia); secondo la legge pakistana, chiunque insulti Maometto può essere messo a morte, mentre in Siria per essere uccisi basta pronunciare la parola “ebreo” (inserita in qualsiasi contesto).
Molti passaggi nel Corano esortano i musulmani a uccidere gli infedeli, termine che in origine designava gli Arabi che non si sottomettevano all’Islam ma, dopo la morte di Maometto e la violenta espansione territoriale islamica, passò ad indicare tutti i non musulmani.
Così, per esempio, nella sura 2 (190-193):
“Combattete per la causa di Allah contro coloro che vi combattono […]. Uccideteli ovunque li incontriate, e scacciateli da dove vi hanno scacciati: la persecuzione è peggiore dell’omicidio. […] Se vi assalgono, uccideteli. Questa è la ricompensa dei miscredenti. Combatteteli finché non ci sia più persecuzione e il culto sia [reso solo] ad Allah”.
O nella sura 4 (76):
“Coloro che credono combattono per la causa di Allah, mentre i miscredenti combattono per la causa degli idoli. Combattete gli alleati di Satana. Deboli sono le astuzie di Satana”.
Interessante è poi la sura 5 (33), ove alla “giustizia umana” si affianca la “giustizia divina”:
“La ricompensa di coloro che fanno la guerra ad Allah e al suo messaggero e che seminano la corruzione sulla terra è che siano uccisi o crocifissi, che siano loro tagliate la mano e la gamba da lati opposti o che siano esiliati sulla terra: ecco l’ignominia che li toccherà in questa vita; nell’altra vita avranno castigo immenso”.
Ancora, nella sura 9 (5-23):
“Quando poi siano trascorsi i mesi sacri, uccidete questi associatori ovunque li incontriate, catturateli, assediateli e tendete loro agguati. […] Combatteteli finché Allah li castighi per mano vostra, li copra di ignominia, vi dia la vittoria su di loro, guarisca i petti dei credenti […]. Oh voi che credete, non prendete per alleati i vostri padri e i vostri fratelli se preferiscono la miscredenza alla fede”.
Il versetto 29 è illuminante:
“Combattete coloro che non credono in Allah e nell’Ultimo Giorno, che non vietano quello che Allah e il suo messaggero hanno vietato, e quelli, tra la gente della Scrittura, che non scelgono la religione della verità”;
questo è molto grave perché il popolo della Scrittura comprende gli Ebrei e i Cristiani!
Inoltre, il Corano incita a non aver pietà del nemico finché non si converta (sura 47, versetto 35):
“Non siate dunque deboli e non proponete l’armistizio mentre siete preponderanti”.
Quelle appena citate, ovviamente, sono solo alcune delle numerose sure che incitano alla “guerra santa” in nome di Allah. Ma il Corano non è la sola base per la violenza nell’Islam.
L’esempio di Maometto stesso ha posto le fondamenta per la violenza mediante le sue opere e i suoi comandi, che si trovano negli hadith. L’11% delle pagine degli hadith di Bukhari fa riferimento alla Guerra Santa. La jihad militare è una parte tradizionale dell’Islam, sebbene la partecipazione alla guerra santa sia oggi ritenuto dalle correnti moderate un dovere facoltativo e non un obbligo.
Maometto proclamò di aver avuto la sua prima visione da Dio nell’anno 610 dopo Cristo, e i primi tredici anni del suo ministero furono contraddistinti da una predicazione pacifica nella città della Mecca; durante questo periodo, Maometto si mostrò come un uomo ben intenzionato che cercava di elevare la condotta morale del suo popolo attraverso una serie di leggi che – perché fossero accettate da tutti – faceva credere gli fossero state dettate da Dio.
Ma nell’anno 623 egli divenne un leader politico nella città di Medina: col suo potere politico comparve un nuovo comportamento aggressivo.
Attaccò le carovane e usò la spada per diffondere la sua religione e accrescere il suo potere: nei soli dieci anni in Medina, Maometto condusse personalmente ventisette sanguinose invasioni e ne preparò sessantacinque, ordinando ai suoi seguaci di condurne molte altre. Si trattava, in pratica, di razzie e saccheggi per procurarsi il cibo, tanto che alcuni teologi musulmani sostengono che le uniche “guerre sante” siano quelle da lui combattute; tuttavia, già nel VII secolo il Califfo Omar proibì ai suoi soldati di comperare e coltivare appezzamenti di terra – desiderava restassero una casta militare dedita alle arti belliche, anche se avrebbero dovuto essere in gran parte mantenuti a spese dello Stato: ovviamente, una tale situazione rendeva la guerra inevitabile per procurarsi i beni con cui pagare i soldati.
Maometto, inoltre, assassinò molti dei suoi oppositori durante la sua vita, compresi poeti e poetesse di opere satiriche. Durante la sua battaglia contro i Quraisciti, attaccati a tradimento dopo che lui stesso li aveva convinti ad una tregua, donne e bambini furono venduti come schiavi, e centinaia di uomini catturati furono decapitati (pratica che abbiamo visto essere comune per i terroristi di oggi); anche alcuni del suo stesso popolo furono inorriditi da queste cose …
Inoltre, ai musulmani viene insegnato che chi combatte e muore in una jihad riceve il perdono di tutti i peccati commessi, e viene ricompensato con una vita sensuale e lussuriosa in Paradiso: il Paradiso islamico si chiama “Giardino delle Delizie” ed è descritto come una grande oasi, dove i beati vivono in ricchi palazzi, banchettano con cibi squisiti e bevande inebrianti (comprese quelle proibite sulla terra) e fanno l’amore con le sempre-vergini urì.
Molte sure promettono, a chi muore in guerra, di andare “nel più alto dei Paradisi”; si veda, ad esempio, la sura 3 (157-158):
“E se sarete uccisi sul sentiero di Allah, o perirete, il perdono e la misericordia di Allah valgono di più di quello che accumulano. Che moriate o che siate uccisi, invero è verso Allah che sarete ricondotti”
e più ancora nel versetto 195:
“Il loro Signore risponde all’invocazione: “In verità non farò andare perduto nulla di quello che fate, uomini o donne che siate, ché gli uni vengono dagli altri. A coloro che sono emigrati, che sono stati scacciati dalle loro case, che sono stati perseguitati per la mia causa, che hanno combattuto, che sono stati uccisi, perdonerò le loro colpe e li farò entrare nei Giardini dove scorrono i ruscelli, ricompensa questa da parte di Allah. Presso Allah c’è la migliore delle ricompense” “.
Oppure alla sura 4, versetto 74 si legge:
“Combattano dunque sul sentiero di Allah, coloro che barattano la vita terrena con l’altra. A chi combatte per la causa di Allah, sia ucciso o vittorioso, daremo presto ricompensa immensa”,
come anche si esplicita alla sura 22 (58-59):
“Quanto a coloro che sono emigrati per la causa di Allah, che furono uccisi o morirono, Allah li ricompenserà nei migliore dei modi. In verità Allah è il migliore dei compensatori! Li introdurrà in un luogo di cui saranno soddisfatti. In verità Allah è il Sapiente, il Magnanimo”.
Inoltre si veda Bukhari 4:63, 72, 80, 85, 137, 175, 216, 266.
Dunque, uccidendo i non-musulmani si ottiene la ricompensa più elevata in questa religione. Non solo: poiché Allah è libero nelle sue scelte, può far andare un uomo all’Inferno anche se quello non ha mai fatto nulla di male e, anzi, si è comportato sempre in modo irreprensibile. C’è un solo modo per essere quasi sicuri di andare in Paradiso: morire in una jihad.
Da qui ai kamikaze (parola giapponese che durante la Seconda Guerra Mondiale designava i piloti nipponici che si suicidavano gettandosi con gli aerei contro le navi americane per avere la certezza di colpirle) il passo è breve: sebbene Maometto condanni il suicidio, negli anni ’80 del XX secolo il dittatore iraniano Khomeini stabilì che chi si toglie la vita per uccidere – o tentare di uccidere – un nemico non-musulmano diventa martire e va in Paradiso. Agli aspiranti kamikaze vengono imposte veglie, digiuni e la lettura di passi del Corano (non solo quelli che abbiamo segnalato) che inneggiano alla morte per Allah ed ai premi che si riceveranno. Un vero e proprio “lavaggio del cervello”!
Già nel Milione (e siamo quindi in pieno Medioevo!), Marco Polo racconta del Vecchio della Montagna che aveva fondato la “setta degli assassini”: nel suo inaccessibile castello aveva fatto crescere un rigoglioso giardino e qui faceva crescere dei giovani facendo loro credere d’essere in Paradiso. Quando voleva uccidere un nemico, addormentava uno di questi giovani e lo faceva trasportare in una stanzetta fredda e angusta. Poi gli prometteva che l’avrebbe fatto tornare in Paradiso in cambio di un omicidio. Sia che il giovane sopravvivesse sia che morisse nell’impresa, era sicuro di tornare in Paradiso!
Nel 2005, la televisione di Stato iraniana mandò in onda un cartone animato orripilante: era la storia di un ragazzino palestinese che, dopo aver visto uccidere i suoi genitori dai soldati israeliani, si recava dai kamikaze e si faceva dare una cintura esplosiva, gettandosi poi su un convoglio israeliano e facendosi saltare in aria insieme agli odiati nemici. Questo cartone era la “ciliegina sulla torta” che andava a coronare una serie di affermazioni con cui nei giorni precedenti si era auspicata la cancellazione dello Stato d’Israele dal planisfero geopolitico e fu trasmesso sul canale governativo nell’ora di maggior ascolto dei bambini.
La tradizione di violenza, che è iniziata con Maometto, continua ai giorni nostri. In ogni parte del mondo molti musulmani uccidono o comunque perseguitano le persone semplicemente perché non sono musulmane. Questi fatti sono ben documentati in Nigeria, Algeria, Sudan (dove è presente anche la moderna schiavitù), Egitto, Iran, Afghanistan, Tajikistan, Pakistan, Iraq e Malesia.
Secondo l’organizzazione “Voice of the Martyr” (i dati risalgono al 2002-2003), ben centosessantamila Cristiani vengono uccisi ogni anno a causa della loro fede, e la stragrande maggioranza sono uccisi da musulmani. Se l’Islam è una religione di pace, come si sente dire di tanto in tanto non solo dai musulmani ma anche dai mass-media, perché c’è così tanta oppressione in tutti i Paesi islamici?
Secondo un documentario PBS Frontline intitolato Saudi Time Bomb? (“Bomba a orologeria Saudita?”), nell’anno 2000 i libri di testo del Ministero dell’Educazione dell’Arabia Saudita contenevano un insegnamento ripugnante proveniente dagli hadith (Bukhari 4:176-177) e secondo l’insegnamento di Maometto stesso. Quest’insegnamento fa parte dell’istruzione dell’obbligo per tutti i bambini delle scuole medie dell’Arabia Saudita. L’insegnamento, intitolato La vittoria dei musulmani sugli Ebrei, è il seguente:
“L’ultima ora non verrà prima che i musulmani combatteranno gli Ebrei, e i musulmani li uccideranno. Così gli Ebrei si nasconderanno dietro le rocce e gli alberi. Allora le rocce e gli alberi grideranno: “Oh, musulmani. Oh, servitori di Dio. C’è un Ebreo dietro di me. Venite e uccidetelo” “.
Fa parte del testo anche un elenco di princìpi, che comprendono il seguente:
“Ebrei e Cristiani sono i nemici dei credenti. Essi non approveranno mai i musulmani. State attenti a loro”.
Quest’insegnamento è perfettamente in linea con i precetti del Corano (sura 5, versetto 51):
“Oh voi che credete, non sceglietevi per amici i Giudei e i Cristiani”.
E vengono in mente le parole che aveva pronunciato Gesù dinanzi ai suoi discepoli:
“L’ora viene che chiunque vi ucciderà, crederà di rendere un culto a Dio. E faranno questo perché non hanno conosciuto né il Padre né me” (Vangelo secondo Giovanni, capitolo 16, versetti 2-4).
Queste parole hanno oggi un significato potente.
…
L’Islam è una dottrina di potere e di gloria. I musulmani trovano difficile credere che i Cristiani possano adorare Gesù, data la sua mancanza di potere politico e la sua apparente sconfitta per mano delle autorità.
Inoltre, non ammettono che Gesù possa essere stato crocifisso, sia perché nell’Islam nessuno può versare il proprio sangue in remissione di altri, sia perché Allah non poteva permettere che un suo messaggero morisse; secondo il Corano (che ha ripreso l’eresia nestoriana), Dio portò in salvo Gesù in cielo e i Romani crocifissero “un’ombra vaga”. In realtà, l’Islam non è una religione: è un’ideologia con dei chiari interessi socio-politici.
Non esiste la separazione tra Chiesa e Stato nell’Islam ortodosso.
Le nozioni occidentali di democrazia e libertà sono in opposizione all’Islam ortodosso: così come Allah è uno, unico deve essere il suo rappresentante sulla terra. L’umanità intera deve essere controllata completamente dalla legge islamica, e non deve essere permesso allontanarsi dall’autorità di Allah. Per usare le parole del dottor Samuel Schlorff, esperto di religione islamica dell’Arab World Ministries, “i musulmani credono che il destino dell’Islam sia di estendere il proprio controllo fino a quando l’intera Dar al-Harb [che significa “Casa della Guerra”, e designa l’intero mondo non-musulmano] sia soggetta alla legge islamica in uno Stato islamico, e ciò include l’uso della forza”.
Il fatto stesso che non esista libertà di religione in molti dei Paesi musulmani è una prova che dimostra che l’Islam non vuole altro che il dominio globale attraverso il controllo politico.
Si sente affermare comunemente dalla stampa e dai media che l’Islam è una religione di pace. Questo è vero soltanto se inteso in un senso – la pace verrà quando tutte le religioni “concorrenti” saranno state sottomesse all’Islam (vedere la sura 9, versetto 29, già citata più sopra).
I musulmani che dicono che l’Islam è una religione di pace, possono dirlo solo ignorando o adattando i suoi comandamenti violenti.
Tratto da: http://www.storico.org/I%20Paesi%20islamici/jihad.htm
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Che enorme differenza tra gl’ insegnamenti di Cristo e degli apostoli contenuti nella Bibbia, e gl’insegnamenti incitanti alla violenza contenuti nel corano!
Gesù Cristo infatti ci insegna ad amare perfino i nostri più acerrimi nemici:
“ Voi avete udito che fu detto: Ama il tuo prossimo e odia il tuo nemico.
Ma io vi dico: Amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figliuoli del Padre vostro che è nei cieli; poiché Egli fa levare il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti.
Se infatti amate quelli che vi amano, che premio ne avete? Non fanno anche i pubblicani lo stesso? E se fate accoglienza soltanto ai vostri fratelli, che fate di singolare? Non fanno anche i pagani altrettanto? Voi dunque siate perfetti, com´è perfetto il Padre vostro celeste. “ (Matteo 5:43,48)
Come pure l’apostolo Paolo:
“Non rendete ad alcuno male per male.
Applicatevi alle cose che sono oneste, nel cospetto di tutti gli uomini.
Se è possibile, per quanto dipende da voi, vivete in pace con tutti gli uomini.
Non fate le vostre vendette, cari miei, ma cedete il posto all´ira di Dio; poiché sta scritto: A me la vendetta; io darò la retribuzione, dice il Signore.
Anzi, se il tuo nemico ha fame, dagli da mangiare; se ha sete, dagli da bere; poiché, facendo così, tu raunerai dei carboni accesi sul suo capo.
Non esser vinto dal male, ma vinci il male col bene.” (Romani 12:17,21)
E pensare che famosissimi “predicatori” hanno dichiarato che il Dio della Bibbia e il Dio del Corano sono lo stesso Dio! Quanta corruzione c’è in costoro! Quanta stoltezza!
Nicola Iannazzo
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Commento by haile | Giugno 12th, 2014
FINALMENTE LA VERITÀ EMERGE DAL FANGO E LA MENZOGNA IMPERANTI NEL NOSTRO BIECO SECOLARISMO IGNORANTE E ISLAMIZZANTE! GESÙ E L ESEMPIO PIÙ SUBLIME DELL AMORE DI DIO PADRE, ED HA DATO LA SUA VITA SULLA CROCE,TESTIMONIANDO NELLA SOFFERENZA PIÙ ATROCE, CHE CI COMPATIVA, PERCHÉ INCAPACI DI PERCEPIRE IL SUO IMMENSO AMORE!E SONO SEMPLICEMENTE DUE I SUOI COMANDAMENTI, INTESI COME FILOSOFIA DI VITA: AMARE DIO, ED AMARE IL PROSSIMO, CON EROICA COERENZA,PROFONDA UMILTÀ E COSTANTE MEDITAZIONE.
Commento by MUSULMANO | Gennaio 25th, 2017
ISLAM È RELIGIONE DI PACE
La guerra solo per scopi difensivi: Un esame più approfondito della vita del Profeta rivela che la guerra è un mezzo a cui far ricorso per scopi difensivi e soltanto in situazioni inevitabili. La rivelazione del Corano al Santo Profeta è durata 23 anni. Durante i primi 13 anni di questo periodo i Musulmani vissero come una minoranza tra i pagani della Mecca e affrontarono una forte oppressione. Molti Musulmani furono molestati, subirono abusi, torture, e furono persino assassinati, mentre le loro case e le loro proprietà furono depredate. Nonostante ciò, essi condussero la loro vita senza ricorrere ad alcuna violenza e sempre invitarono i pagani alla pace. Quando l’oppressione divenne insopportabile, i Musulmani emigrarono nella città di Yathrib, che più tardi sarebbe stata chiamata Madina, dove poterono vivere in un ambiente più libero e cordiale e poterono stabilire un proprio ordine sociale. Anche l’aver stabilito un loro proprio sistema non li incitò a prendere le armi contro gli aggressivi pagani della Mecca. Soltanto dopo la seguente rivelazione, il Profeta comandò alla sua gente di prepararsi alla guerra: “Il permesso di lottare è dato a coloro che sono stati aggrediti in quanto sono stati offesi, (in verità Allah ha il potere di venire in loro aiuto), a quelli che sono stati scacciati dalle loro case senza alcuna ragione, soltanto per aver detto ’il Nostro Signore è Allah” (Corano sura 22:39). Dunque, Allah ha concesso il permesso per la guerra solo per scopi difensivi. In altri versetti, i Musulmani sono messi in guardia dal provocare e dall’usare violenza non necessaria: “Lotta secondo la maniera di Dio contro quelli che ti combattono, ma non oltrepassare i limiti. Dio non ama quelli che vanno oltre i limiti.” (sura 2:190). Dopo la rivelazione di questi versi, vi furono delle guerre tra Musulmani e Arabi pagani, ma in nessuna occasione furono i Musulmani a provocare lo scontro. Inoltre il nostro Profeta stabilì un ambiente sociale sicuro e pacifico sia per i Musulmani che per i pagani firmando un accordo di pace (Hudaybiyyah) che acconsentiva alla maggior parte delle loro richieste. A violare i termini dell’accordo e a cominciare una nuova guerra furono ancora una volta i pagani.
Infine, il nostro Profeta conquistò la Mecca senza spargimento di sangue e in un spirito di tolleranza. Se avesse voluto, avrebbe potuto vendicarsi dei leader pagani della città. Invece egli non danneggiò nessuno di loro, li perdonò e li trattò con la massima tolleranza. I pagani che si sarebbero più tardi convertiti all’Islam, di propria spontanea volontà, non poterono fare a meno di ammirare il carattere nobile del Profeta.
Il Significato del termine Jihad: La parola jihad deriva da verbo”jahada”che significa ” lottare” contro l’ ingiustizia. L’Islam come le altre religioni, permette l’autodifesa e la lotta contro la tirannia, lo sfruttamento e l` oppressione, e incoraggia i suoi credenti a fare del loro meglio affinché essi riuscissero a stabilire la pace e la giustizia intorno a sé “Perché mai non combattete per la causa di Allah e dei più deboli tra gli uomini, le donne e i bambini che dicono: “Signore, facci uscire da questa città la gente cattiva; concedici da parte Tua un patrono, concedici da parte Tua un alleato” (Sura 4:75). Martin Luther King ha detto:”Non ho paura della cattiveria dei malvagi, ma del silenzio degli onesti.”
D’altro canto l’Islam è una religione più realistica del Cristianesimo, in quanto riconosce che la guerra è inevitabile e qualche volta si configura come un dovere positivo per opporsi ad oppressioni e sofferenze. Il Corano insegna che la guerra deve essere condotta nel modo più umano possibile. La moralità della guerra nell’Islam: L’Islam non giustifica una guerra aggressiva, totale o di sterminio, come si fa invece nei primi cinque libri della Bibbia. Il Sacro Profeta Mohammad nella sua lotta contro i suoi nemici raccomandò i suoi discepoli di lottare coraggiosamente per la causa di Dio, ma con umanità. Non dovevano molestare i preti, i monaci e le monache né le persone incapaci di combattere: donne, bambini e anziani. Non dovevano compiere alcun massacro di civili, non dovevano tagliare un singolo albero né abbattere alcun edificio. Tutto questo era molto diverso dalle guerre di Joshua (Giosuè)” descritta nella Bibbia. Anche il periodo dell’Impero Ottomano fu segnato dalla tolleranza e dalla giustizia dell’Islam. Come è noto, gli Ebrei che furono espulsi dalla Spagna Cattolica trovarono la pace che essi cercavano nelle terre dell’Impero Ottomano, dove si rifugiarono nel 1492. Anche il Sultano Muhammad, il conquistatore di Istanbul, concesse agli Ebrei e ai Cristiani la libertà religiosa. Riguardo l’atteggiamento tollerante e giusto dei Musulmani, lo storico A. Miquel affermò: “I Cristiani furono governati da un sistema Statale così efficientemente amministrato da non avere eguali nel mondo Bizantino o Latino. Essi non furono mai sottoposti ad una sistematica oppressione. Al contrario, l’Impero, e in primo luogo Istanbul, divennero un rifugio per gli Ebrei spagnoli fortemente perseguitati. Essi non furono mai costretti ad abbracciare l’Islam”.
Storia di tolleranza:
Altri studiosi occidentali hanno rinnegato il mito dei musulmani che costringono gli altri a convertirsi. Il grande storico De Lacy O’Leary scrisse: “Comunque, la storia indica chiaramente che la leggenda di musulmani fanatici, che commettono scorribande attraverso il mondo costringendo gli altri ad abbracciare l’Islam in punta di spada, è uno fra i più assurdi miti, frutto di fantasie, che gli storici abbiano mai
riportato “.
I musulmani governarono la Spagna per circa 800 anni. Durante questo periodo, e finché non furono costretti ad andarsene, i non-musulmani del luogo erano sani, salvi e vigorosi. Inoltre, le minoranze cristiane ed ebree sopravvivono nelle terre musulmane del Medio Oriente da secoli. Paesi come Egitto, Marocco, Palestina, Libano, Siria, e Giordania hanno una significativa presenza di popolazioni Cristiane e/o ebree. Questo non sorprende un Musulmano, perché la sua fede gli proibisce di costringere gli altri ad accettare il suo punto di vista. “Non c’è costrizione nella religione . La retta via ben si distingue dall’errore. Chi dunque rifiuta l’idolo e crede in Allah, si aggrappa all’impugnatura più salda senza rischio di cedimenti. Allah è audiente, sapiente”. (Sura 2:256) Queste autorevoli testimonianze chiariscono dunque che nel corso della storia i Musulmani non produssero mai danni, ma portarono, al contrario, sicurezza e pace alle genti di ogni credo e cultura che abitavano il vasto territorio da essi governato.
Da(pag 430): http://www.islamicbulletin.org/italian/ebooks/new/islam_italiano.pdf
Islam – Il grande Unificatore:
Lontano da essere un dogma militante, L’Islam è uno stile di vita che trascende la razza e l’origine etnica. Il Sublime Corano ci ricorda ripetutamente la nostra origine comune:
“O uomini, vi abbiamo creato da un maschio e una femmina e abbiamo fatto di voi popoli e tribù, affinché vi conosceste a vicenda. Presso Allah, il più nobile di voi è colui che più Lo teme .In verità Allah è sapiente, ben informato. „ [corano 49:13]
Così, è l’universalità dei suoi insegnamenti che rende l’Islam la religione che cresce più velocemente al mondo, in quanto a numero di seguaci. In un mondo pieno di conflitti, di divisioni profonde tra gli esseri umani, un mondo che è minacciato dal terrorismo perpetrato da individui e Stati, l`Islam è una luce che guida e che offre la speranza per il futuro.
Commento by nicola iannazzo | Febbraio 5th, 2017
Non dovrei per le regole del blog ma pubblico ugualmente anche il commento senza firma di questo lettore anonimo (“MUSULMANO”) soltanto perchè questa testimonianza è l’ulteriore dimostrazione che la guerra rimane uno dei doveri (immorali) di chi segua l’islam, i quali arrivano perfino a fare affermazioni assurde e contraddittorie come queste: “Il Corano insegna che la guerra deve essere condotta nel modo più umano possibile.” (!!!)