● Attenzione, pericolo di morte! Le ADI affermano che il dubbio non è peccato
Attenzione, pericolo di morte! Le ADI affermano che il dubbio non è peccato
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Le ADI (Assemblee di Dio in Italia) insegnano che il dubbio non è peccato. E’ quindi del tutto normale che un credente si metta a dubitare della propria salvezza, e finanche dell’esistenza di Dio!
Felice Antonio Loria infatti, che è l’attuale presidente delle ADI, ha detto che
« … la mente nostra a volte è assillata da dubbi. Sappiate una cosa, il dubbio non è peccato, è cadere vittima del dubbio che è un’altra cosa. Siamo uomini, siamo creature, siamo essere umani, e a volte ci troviamo nell’incertezza, però portiamo le nostre incertezze a Gesù Cristo, così come siamo» (Sermone tenuto a Catania il 15 maggio 2016 min. 44 visionabile qua https://youtu.be/gtT3xlsIl_o),
e sul sito della Chiesa ADI di Palermo leggiamo quanto segue in un articolo dal titolo «Dubbio interiore», che spiega meglio cosa intendono loro per dubbio:
«Pure il cristiano sperimenta il travaglio del dubbio. Non parlo del chiedersi il perché delle cose o del desiderare di conoscere ciò che è avvolto nel mistero, ma di qualcosa di più subdolo e più sottile ed infinitamente più lacerante perché mette in discussione i fondamenti stessi della propria fede.
Il dubbio assale la mente: si può dubitare della realtà della propria salvezza spirituale, della concretezza delle proprie esperienze di fede, dell’amore o dell’onnipotenza di Dio, dell’aldilà, perfino dell’esistenza stessa di Dio.
In genere il credente vive da solo questo tormento, perché ha vergogna di confidare i propri dubbi a qualcuno. E’ scritto che la fede è dimostrazione di realtà che non si vedono, e dunque dubitare di qualcosa non è in contrasto con la propria professione di fede? Non è una incoerenza? E così si resta soli con i propri dubbi.
La prima cosa che conviene fare è notare come nella Bibbia siano riportati tanti casi di uomini di Dio che hanno dovuto fare i conti col dubbio: questo incoraggerà ognuno a sentirsi meno solo e soprattutto a non sentirsi colpevolizzato.
Il popolo ebreo, alle prese con il problema della mancanza d’acqua nel deserto, dubitò della presenza del Signore in mezzo a loro: “Il Signore è in mezzo a noi, sì o no?” (Es. 17:7).
Asaf, uno degli autori dei salmi, considerando il contrasto tra la prosperità degli uomini malvagi e le difficoltà di chi come lui temeva Dio, dubitò dell’onniscienza di Dio: “Com’è possibile che Dio sappia ogni cosa, che vi sia conoscenza nell’Altissimo?” (Sal. 73:11).
Giovanni Battista, tenuto in carcere da Erode, dubitò della messianità di Gesù Cristo e quindi, indirettamente, anche della sua stessa missione di profeta del Regno di Dio in arrivo e mandò a chiedere a Gesù: “Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?” (Matt. 11:3).
Paolo, parlando della fragilità dell’uomo e delle difficoltà del cristiano, confessò che anche lui, come tutti, delle volte era stato “perplesso” (2 Cor. 4:8), un termine generico che lascia intravedere domande, dubbi, conflitti interiori.» (http://www.adipa-noce.it/approfondimenti-biblici/37-aiuto-spirituale/55-dubbio-interiore)
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Dunque, secondo le ADI, dubitare dei fondamenti stessi della propria fede non è peccato, perché peccato è invece cadere vittima del dubbio! Ma questa è una contraddizione evidente, perché chi dubita è vittima del dubbio, in altre parole, chi dubita è già caduto in tentazione, ed ha fatto spazio dunque al diavolo, perché il dubbio è un dardo infuocato del diavolo. Ma come si fa a dire che non è peccato dubitare dell’esistenza di Dio, o del valore espiatorio della morte di Cristo, o della sua resurrezione fisica, o della propria salvezza, e così via? Bisogna proprio essere insensati e ignoranti! Qui ci troviamo dunque davanti ad un attacco spudorato lanciato contro la fede e la parola della fede!
COS’È IL DUBBIO E COME LA SCRITTURA LO CONDANNA
Adesso vi dimostrerò mediante le Scritture che dubitare è peccato, perché chi dubita non crede alla Parola di Dio e quindi non crede a Dio. Il dubbio è l’antifede per eccellenza, e quindi va condannato con ogni franchezza.
Innanzi tutto ecco il significato della parola «dubbio» secondo il Vocabolario della lingua Italiana di Nicola Zingarelli:
«Che è privo di certezza, sicurezza e sim., che non si può conoscere, definire o affermare con esattezza. […]. SIN. Incerto»,
ed il significato di «dubbio» secondo il Dizionario di filosofia Treccani:
«Stato soggettivo d’incertezza, da cui risulta un’incapacità di scelte teoretiche o pratiche, essendo gli elementi oggettivi considerati insufficienti a determinarle in un senso piuttosto che in quello opposto. Sul piano gnoseologico, dubitare significa sospendere l’assenso (➔) nei confronti di proposizioni tra di loro contraddittorie; in questa accezione, esso si contrappone a credenza, ma è diverso anche dall’ignoranza, intesa come assenza di spirito di ricerca. Anzi è proprio la sua collocazione all’interno del processo di ricerca, il suo carattere problematico, che ha costituito il valore permanente del d. nella storia del pensiero filosofico, sia che esso venga considerato come operazione preliminare a ogni ricerca di verità, come premessa all’acquisizione della certezza (d. metodico), sia come constatazione dell’impossibilità di raggiungere certezze (d. scettico). Entrambe le forme di d. sono presenti nella filosofia greca.» (http://www.treccani.it/enciclopedia/dubbio_(Dizionario-di-filosofia)/.)
Come potete vedere, il dubbio è incertezza, e quindi è contrario alla fede, che invece è “certezza di cose che si sperano, dimostrazione di cose che non si vedono” (Ebrei 11:1), e alla piena certezza di fede con cui il Cristiano si accosta a Dio (cfr. Ebrei 10:22) .
Veniamo ora ad alcuni passi della Scrittura che condannano il dubbio o il dubitare.
Paolo dice ai santi di Roma:
“Ma colui che sta in dubbio, se mangia, è condannato; perciocché non mangia con fede; or tutto ciò che non è di fede è peccato” (Romani 14:23 – Bibbia Diodati).
La Nuova Diodati ha: “Ma colui che sta in dubbio, se mangia è condannato, perché non mangia con fede; or tutto ciò che non viene da fede è peccato”; la Nuova Riveduta: “Ma chi ha dei dubbi riguardo a ciò che mangia è condannato, perché la sua condotta non è dettata dalla fede; e tutto quello che non viene da fede è peccato”, e la Riveduta: “Ma colui che sta in dubbio, se mangia è condannato, perché non mangia con convinzione; e tutto quello che non vien da convinzione è peccato”).
Qui il termine greco tradotto con «fede» è «pisteōs», che significa appunto «fede» ed è lo stesso termine greco che troviamo in Ebrei 11:6: “Or senza fede è impossibile piacergli” (http://biblehub.com/text/hebrews/11-6.htm).
Dunque, bisogna persino mangiare con fede, perché mangiare dubitando è peccato, e questo perché tutto quello che non viene da fede è peccato. Ora, la domanda è: il dubbio viene dalla fede? No, quindi è peccato. Le ADI dunque mentono contro la verità quando affermano che il dubbio non è peccato. E’ peccato, eccome se è peccato, e in quanto tale va dunque condannato.
Giacomo ci dice queste parole in relazione al chiedere sapienza a Dio:
“Che se alcuno di voi manca di sapienza, la chiegga a Dio che dona a tutti liberalmente senza rinfacciare, e gli sarà donata. Ma chiegga con fede, senza star punto in dubbio; perché chi dubita è simile a un’onda di mare, agitata dal vento e spinta qua e là. Non pensi già quel tale di ricever nulla dal Signore, essendo uomo d’animo doppio, instabile in tutte le sue vie” (Giacomo 1:5-8).
Dunque, secondo la Parola, chi dubita è d’animo doppio – e quindi è doppio nel parlare -, ed è instabile in tutte le sue vie, infatti è descritto come un’onda di mare agitata dal vento e spinta qua e là. Qui notiamo quindi i danni del dubbio in un credente: lo rendono doppio d’animo e instabile in tutte le sue vie, quindi non in una via soltanto – che già di per sè sarebbe grave – ma in tutte le sue vie. E noi sappiamo che gli instabili sono le vittime dei falsi dottori, secondo che è scritto: “Adescano le anime instabili” (2 Pietro 2:14).
Peraltro, in merito ai doppi d’animo, vi ricordo quello che dice Giacomo a coloro che sono diventati amici del mondo:
“Donde vengon le guerre e le contese fra voi? Non è egli da questo: cioè dalle vostre voluttà che guerreggiano nelle vostre membra? Voi bramate e non avete; voi uccidete ed invidiate e non potete ottenere; voi contendete e guerreggiate; non avete, perché non domandate; domandate e non ricevete, perché domandate male per spendere ne’ vostri piaceri. O gente adultera, non sapete voi che l’amicizia del mondo è inimicizia contro Dio? Chi dunque vuol essere amico del mondo si rende nemico di Dio. Ovvero pensate voi che la Scrittura dichiari invano che lo Spirito ch’Egli ha fatto abitare in noi ci brama fino alla gelosia? Ma Egli dà maggior grazia; perciò la Scrittura dice: Iddio resiste ai superbi e dà grazia agli umili. Sottomettetevi dunque a Dio; ma resistete al diavolo, ed egli fuggirà da voi. Appressatevi a Dio, ed Egli si appresserà a voi. Nettate le vostre mani, o peccatori; e purificate i vostri cuori, o doppi d’animo! Siate afflitti e fate cordoglio e piangete! Sia il vostro riso convertito in lutto, e la vostra allegrezza in mestizia! Umiliatevi nel cospetto del Signore, ed Egli vi innalzerà” (Giacomo 1:10).
Giuda dice:
“E abbiate pietà degli uni che sono nel dubbio; salvateli, strappandoli dal fuoco” (Giuda 22-23).
Notate come la Scrittura ci ordina di strappare dal fuoco coloro che sono nel dubbio, e quindi questo significa che il dubbio porta nel fuoco dell’inferno. D’altronde, la Scrittura definisce chi dubita un uomo instabile in tutte le sue vie e un uomo d’animo doppio.
L’apostolo Pietro, dopo avere camminato per un pò sulle acque del mar di Galilea, cominciò a sommergersi proprio quando dubitò perché ebbe paura del vento, infatti quando Gesù stese la mano e lo afferrò per salvarlo, lo rimproverò con queste parole: “O uomo di poca fede, perché hai dubitato?” (Matteo 14:31). Dunque, fu il dubbio a far sprofondare nelle acque l’apostolo Pietro. Ecco la dimostrazione delle nefaste conseguenze che ha il dubitare della parola di Cristo.
Gesù Cristo disse ai suoi discepoli: “Abbiate fede in Dio! In verità io vi dico che chi dirà a questo monte: Togliti di là e gettati nel mare, se non dubita in cuor suo, ma crede che quel che dice avverrà, gli sarà fatto. Perciò vi dico: Tutte le cose che voi domanderete pregando, crediate che le avete ricevute, e voi le otterrete.” (Marco 11:22-24). Il che conferma che dubitare è il contrario di avere fede in Dio, e quindi dubitare della Sua Parola è non avere fiducia in Dio, e quindi è peccato.
E qual è il salario del peccato? La morte (cfr. Romani 6:23)
LE ADI FANNO DIRE ALLA BIBBIA DELLE MENZOGNE
Adesso vi dimostrerò come i passi della Scrittura citati dalle ADI a sostegno del dubbio non hanno per niente il significato che gli danno loro, in quanto ci troviamo davanti a passi biblici ai quali le ADI fanno dire quello che vogliono, il che è una pratica purtroppo molto consueta nelle ADI, dove alla Bibbia vengono fatte dire menzogne di ogni genere.
– Le ADI affermano:
«Il popolo ebreo, alle prese con il problema della mancanza d’acqua nel deserto, dubitò della presenza del Signore in mezzo a loro: “Il Signore è in mezzo a noi, sì o no?” (Es. 17:7).»
E già, certo, le ADI vanno a prendere proprio un bell’esempio, il popolo d’israele, definito da Dio un popolo di collo duro (Esodo 32:9), un popolo disubbidiente e contraddicente (cfr. Romani 10:20)!
Ma entriamo nel merito di queste parole, perché nel citare proprio queste parole della legge, le ADI mostrano una stoltezza non comune, ma anche direi una malvagità non comune, perché quelle parole il popolo le proferì quando tentò Dio, e quindi fece qualcosa di male agli occhi di Dio. Ecco tutto il racconto di quell’evento:
“Poi tutta la raunanza de’ figliuoli d’Israele partì dal deserto di Sin, marciando a tappe secondo gli ordini dell’Eterno, e si accampò a Refidim; e non c’era acqua da bere per il popolo. Allora il popolo contese con Mosè, e disse: ‘Dateci dell’acqua da bere’. E Mosè rispose loro: ‘Perché contendete con me? perché tentate l’Eterno?’ Il popolo dunque patì quivi la sete, e mormorò contro Mosè, dicendo: ‘Perché ci hai fatti salire dall’Egitto per farci morire di sete noi, i nostri figliuoli e il nostro bestiame?’ E Mosè gridò all’Eterno, dicendo: ‘Che farò io per questo popolo? Non andrà molto che mi lapiderà’. E l’Eterno disse a Mosè: ‘Passa oltre in fronte al popolo, e prendi teco degli anziani d’Israele; piglia anche in mano il bastone col quale percotesti il fiume, e va’. Ecco, io starò là dinanzi a te, sulla roccia ch’è in Horeb; tu percoterai la roccia, e ne scaturirà dell’acqua, ed il popolo berrà’. Mosè fece così in presenza degli anziani d’Israele. E pose nome a quel luogo Massah e Meribah a motivo della contesa de’ figliuoli d’Israele, e perché aveano tentato l’Eterno, dicendo: ‘L’Eterno è egli in mezzo a noi, sì o no?’ ” (Esodo 17:1-7).
Come potete dunque vedere da voi stessi, il popolo in quell’occasione tentò Dio con quelle parole. E quindi noi deduciamo che nelle ADI tentare Dio non è peccato! Se infatti è lecito dubitare della presenza del Signore in mezzo al suo popolo, allora è lecito tentare Dio, perché con quelle parole dette dal popolo d’Israele nel deserto, il popolo tentò Dio. Ma la Scrittura dice:
“Non tenterete l’Eterno, il vostro Dio, come lo tentaste a Massa” (Deuteronomio 6:16).
Ma nelle ADI i credenti possono tentare Dio, esattamente come Israele lo tentò a Massa! Qui veramente ci troviamo all’ennesimo pervertimento delle vie del Signore.
– Le ADI affermano:
«Asaf, uno degli autori dei salmi, considerando il contrasto tra la prosperità degli uomini malvagi e le difficoltà di chi come lui temeva Dio, dubitò dell’onniscienza di Dio: “Com’è possibile che Dio sappia ogni cosa, che vi sia conoscenza nell’Altissimo?” (Sal. 73:11).»
Dunque le ADI attribuiscono queste parole al profeta Asaf, che quindi secondo loro dubitò dell’onniscienza di Dio!
Ma Asaf non disse mai quelle parole, ma riferì quello che il popolo ribelle diceva, il che è totalmente diverso. Ecco tutto il Salmo 73, così potete riconoscere da voi stessi l’arte seduttrice dell’errore usata dalle ADI nell’esporre quello che sta scritto:
“Certo, Iddio è buono verso Israele, verso quelli che son puri di cuore. Ma, quant’è a me, quasi inciamparono i miei piedi; poco mancò che i miei passi non sdrucciolassero. Poiché io portavo invidia agli orgogliosi, vedendo la prosperità degli empi. Poiché per loro non vi son dolori, il loro corpo è sano e pingue. Non son travagliati come gli altri mortali, né son colpiti come gli altri uomini. Perciò la superbia li cinge a guisa di collana, la violenza li cuopre a guisa di vestito. Dal loro cuore insensibile esce l’iniquità; le immaginazioni del cuor loro traboccano. Sbeffeggiano e malvagiamente ragionan d’opprimere; parlano altezzosamente. Metton la loro bocca nel cielo, e la loro lingua passeggia per la terra. Perciò il popolo si volge dalla loro parte, e beve copiosamente alla loro sorgente, e dice: Com’è possibile che Dio sappia ogni cosa, che vi sia conoscenza nell’Altissimo?
Ecco, costoro sono empi: eppure, tranquilli sempre, essi accrescono i loro averi. Invano dunque ho purificato il mio cuore, e ho lavato le mie mani nell’innocenza! Poiché son percosso ogni giorno, e il mio castigo si rinnova ogni mattina.
Se avessi detto: Parlerò a quel modo, ecco, sarei stato infedele alla schiatta de’ tuoi figliuoli.
Ho voluto riflettere per intender questo, ma la cosa mi è parsa molto ardua, finché non sono entrato nel santuario di Dio, e non ho considerata la fine di costoro. Certo, tu li metti in luoghi sdrucciolevoli, tu li fai cadere in rovina. Come sono stati distrutti in un momento, portati via, consumati per casi spaventevoli! Come avviene d’un sogno quand’uno si sveglia, così tu, o Signore, quando ti desterai, sprezzerai la loro vana apparenza. Quando il mio cuore s’inacerbiva ed io mi sentivo trafitto internamente, ero insensato e senza conoscimento; io ero verso di te come una bestia. Ma pure, io resto del continuo con te; tu m’hai preso per la man destra; tu mi condurrai col tuo consiglio, e poi mi riceverai in gloria. Chi ho io in cielo fuori di te? E sulla terra non desidero che te. La mia carne e il mio cuore posson venir meno, ma Dio è la ròcca del mio cuore e la mia parte in eterno. Poiché, ecco, quelli che s’allontanan da te periranno; tu distruggi chiunque, fornicando, ti abbandona. Ma quanto a me, il mio bene è d’accostarmi a Dio; io ho fatto del Signore, dell’Eterno, il mio rifugio, per raccontare, o Dio, tutte le opere tue” (Salmo 73:1-28).
E’ dunque cosa certa che Asaf non parlò in quella maniera, e difatti dice: “Se avessi detto: Parlerò a quel modo, ecco, sarei stato infedele alla schiatta de’ tuoi figliuoli.”. Ecco perché all’inizio del salmo dice: “Ma, quant’è a me, quasi inciamparono i miei piedi; poco mancò che i miei passi non sdrucciolassero.”
Dunque i passi del profeta Asaf non sdrucciolarono, i suoi piedi non inciamparono, perché non arrivò a dire: “Com’è possibile che Dio sappia ogni cosa, che vi sia conoscenza nell’Altissimo?”
Ma anche qui bisogna dunque dedurre che è normale nelle ADI che i credenti parlino in quella maniera contro Dio, e quindi mostrarsi infedeli verso Dio, tanto non è peccato!
– Le ADI affermano:
«Giovanni Battista, tenuto in carcere da Erode, dubitò della messianità di Gesù Cristo e quindi, indirettamente, anche della sua stessa missione di profeta del Regno di Dio in arrivo e mandò a chiedere a Gesù: “Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?” (Matt. 11:3).»
E’ falso, perché se Giovanni Battista avesse dubitato della messianità di Gesù, Gesù non avrebbe poi detto di lui alle turbe: “Che andaste a vedere nel deserto? Una canna dimenata dal vento?” (Matteo 11:7).
Per cui se agli occhi di Gesù il Battista non era una canna dimenata dal vento, questo significa che la domanda che gli fece fare il Battista non era alimentata dal dubbio, ma semmai dal desiderio di avere una conferma personalmente da Gesù sulla sua messianità, e questo mentre Giovanni era in prigione a cagione della Parola. Tutto qua. Niente dubbio quindi.
Ma ecco tutto il contesto così potete comprendere che il Battista non era un uomo instabile nelle sue vie, come invece vogliono fare credere le ADI:
«Or Giovanni, avendo nella prigione udito parlare delle opere del Cristo, mandò a dirgli per mezzo de’ suoi discepoli: Sei tu colui che ha da venire, o ne aspetteremo noi un altro? E Gesù rispondendo disse loro: Andate a riferire a Giovanni quello che udite e vedete: i ciechi ricuperano la vista e gli zoppi camminano; i lebbrosi sono mondati e i sordi odono; i morti risuscitano, e l’Evangelo è annunziato ai poveri. E beato colui che non si sarà scandalizzato di me! Or com’essi se ne andavano, Gesù prese a dire alle turbe intorno a Giovanni: Che andaste a vedere nel deserto? Una canna dimenata dal vento? Ma che andaste a vedere? Un uomo avvolto in morbide vesti? Ecco, quelli che portano delle vesti morbide stanno nelle dimore dei re. Ma perché andaste? Per vedere un profeta? Sì, vi dico e uno più che profeta. Egli è colui del quale è scritto: Ecco, io mando il mio messaggero davanti al tuo cospetto, che preparerà la via dinanzi a te. In verità io vi dico, che fra i nati di donna non è sorto alcuno maggiore di Giovanni Battista; però, il minimo nel regno de’ cieli è maggiore di lui. Or dai giorni di Giovanni Battista fino ad ora, il regno de’ cieli è preso a forza ed i violenti se ne impadroniscono. Poiché tutti i profeti e la legge hanno profetato fino a Giovanni. E se lo volete accettare, egli è l’Elia che dovea venire. Chi ha orecchi oda.» (Matteo 11:2-14).
Ma anche qui le ADI ci fanno comunque sapere che per loro si può mettere in dubbio la messianità di Gesù senza incorrere per questo in un peccato!
– Le ADI affermano:
«Paolo, parlando della fragilità dell’uomo e delle difficoltà del cristiano, confessò che anche lui, come tutti, delle volte era stato “perplesso” (2 Cor. 4:8), un termine generico che lascia intravedere domande, dubbi, conflitti interiori.»
Quindi pure Paolo va annoverato tra le persone che fecero spazio al dubbio! Quindi, anche se le ADI non ce lo dicono, anche Paolo dubitò o della realtà della propria salvezza spirituale o della concretezza delle proprie esperienze di fede o dell’amore o dell’onnipotenza di Dio o dell’aldilà o perfino dell’esistenza stessa di Dio!!! Che volete? Era un essere umano!
No, falso anche questo, perché la perplessità di cui parla Paolo ai Corinzi, consisteva semplicemente in un dubbio riguardo alla sua vita, infatti all’inizio della sua seconda epistola ai santi di Corinto, dice questo:
“Poiché, fratelli, non vogliamo che ignoriate, circa l’afflizione che ci colse in Asia, che siamo stati oltremodo aggravati, al di là delle nostre forze, tanto che stavamo in gran dubbio anche della vita. Anzi, avevamo già noi stessi pronunciata la nostra sentenza di morte, affinché non ci confidassimo in noi medesimi, ma in Dio che risuscita i morti, il quale ci ha liberati e ci libererà da un così gran pericolo di morte, e nel quale abbiamo la speranza che ci libererà ancora; aiutandoci anche voi con le vostre supplicazioni, affinché del favore ottenutoci per mezzo di tante persone, grazie siano rese per noi da molti” (2 Corinzi 1:8-11).
Notate infatti che gli apostoli dubitarono grandemente della loro vita, perché si trovarono in un gran pericolo di morte, ed essendo così vicini alla morte, pensarono di non sopravvivere. Ma questo è qualcosa di normale. E’ come non essere certi se domani saremo ancora in vita, e per questo diciamo: «Se piace al Signore, domani saremo in vita»!
Ma questo non significa mica dubitare delle promesse di Dio, o della propria salvezza che abbiamo sperimentato, o dell’esistenza di Dio! Non significa mica essere uomini instabili in tutte le proprie vie! Beh, certo, visto e considerato che l’apostolo Paolo viene annoverato dalle ADI tra coloro che hanno dubitato, viene proprio da chiedersi quali furono queste domande che Paolo si faceva, questi dubbi e questi conflitti interiori. Avevano queste cose a che fare forse con i suoi insegnamenti e le sue esortazioni forse? Perché qui ormai, noi siamo indotti a pensare che per le ADI l’apostolo Paolo aveva persino dubbi su quanto insegnava ai santi!!
Da loro c’è da aspettarsi di tutto!
Ma io dico, ma come si può affermare che Paolo ebbe dei dubbi sui fondamenti della fede, quando nel leggere le sue epistole, si capisce quanto sicuro fosse Paolo che quello che predicava e insegnava era la verità? Il tempo verrebbe meno se dovessi citare tutte le sue dichiarazioni in cui esprime con autorità divina e piena certezza di fede la Parola di Dio!
SE IL DUBBIO NON È PECCATO, NON PUÒ VENIRE DAL DIAVOLO!
Ma nell’insegnamento delle ADI sul dubbio poi c’è un’altra contraddizione, ed è questa: il dubbio non è peccato, ma viene dal diavolo (essi dicono infatti: «Il dubbio viene dal diavolo. In Genesi 3 leggiamo che quando i nostri progenitori si trovavano in una condizione di pace ed armonia perfette, il diavolo riuscì ad instillare nella mente di Adamo ed Eva il dubbio sulla bontà e generosità di Dio, modificando il senso del comandamento e delle affermazioni divine» – http://www.adipa-noce.it/approfondimenti-biblici/37-aiuto-spirituale/55-dubbio-interiore)!
Se infatti viene dal diavolo è un’opera del diavolo, e se è un’opera del diavolo è peccato, in quanto il diavolo pecca dal principio. Se il diavolo infatti riuscì con la sua astuzia a fare dubitare Eva, inducendola così a trasgredire il comandamento che Dio aveva dato ad Adamo, evidentemente nel momento in cui uno dubita fa spazio al diavolo, non vi pare? E difatti il suo dubbio lo porta a dire e fare cose sbagliate agli occhi di Dio. Il dubbio fa smettere di credere alla Parola di Dio e porta alla corruzione, alla perdizione, alla distruzione!
Come si può dunque affermare che il dubbio non è peccato, se chi dubita si mette a pensare, parlare e ad agire in maniera contraria a come vuole Dio? Nelle ADI quindi viene giustificato qualcosa che viene dal diavolo: il dubbio! Sono loro stessi che si condannano con le loro stesse parole. Infatti il dubbio se è dal diavolo è peccato, mentre se non è peccato non è dal diavolo. Delle due l’una.
COME SI MANIFESTA NELLA PRATICA QUESTO DIABOLICO INSEGNAMENTO SUL DUBBIO
Viene vietato di dire che gli empi vanno all’inferno e di dire loro che vanno all’inferno
Nelle ADI è vietato dire che gli empi vanno all’inferno. Facciamo un esempio. Muore un papa, e tu non puoi azzardarti a dire che è andato all’inferno! Tu non puoi dirlo! «E che ne sai tu se all’ultimo momento si è convertito?» ti dicono. Ma questo non vale solo nel caso della morte di un papa, ma nel caso di tutti gli altri che muoiono nei loro peccati!
In un articolo apparso su Risveglio Pentecostale infatti si legge:
«Dove sono i nostri morti? Non spetta a noi di dirlo, solo Dio lo sa. […] Ma può darsi che noi siamo nel dubbio circa qualcuno dei nostri cari. Anche allora non spetta a noi di giudicare. Nessuno sa ciò che può passare tra l’uomo e Dio all’ultimo momento. È sufficiente un instante per credere. D’altronde noi non possiamo più far niente per i morti, se non che rimetterli alla giustizia e all’amore perfetto di Dio. Il turbamento che potremmo avere a loro riguardo sarebbe assolutamente vano.» (Risveglio Pentecostale 2-81 – http://www.tuttolevangelo.com/studi/dove_sono_i_nostri_morti.php)
Insomma, in te deve regnare il dubbio, loro non vogliono che tu abbia la certezza che il peccatore sia andato all’inferno. Insomma, nelle ADI non si sa mai con certezza se i peccatori vanno all’inferno, anzi insinuano sempre il dubbio che prima di morire si sono rivolti al Signore e sono stati salvati! E’ come se all’inferno non ci andasse nessuno! E naturalmente è vietato dire ai propri conoscenti o parenti o vicini non salvati: «Siete sulla strada che mena all’inferno, ravvedetevi dunque e credete in Cristo per essere salvati»! No, tu non puoi parlare con questa convinzione. Solo Dio sa chi va all’inferno, ti ripetono!
Ma allora, io dico, l’apostolo Paolo come faceva a dire degli increduli:
“E se il nostro vangelo è ancora velato, è velato per quelli che son sulla via della perdizione, per gl’increduli, dei quali l’iddio di questo secolo ha accecato le menti, affinché la luce dell’evangelo della gloria di Cristo, che è l’immagine di Dio, non risplenda loro.” (2 Corinzi 4:3-4),
e di coloro che camminavano da nemici della croce di Cristo che la loro fine è la perdizione (cfr. Filippesi 3:19)?
E come mai diceva di quelli che volevano arricchire:
“Ma quelli che vogliono arricchire cadono in tentazione, in laccio, e in molte insensate e funeste concupiscenze, che affondano gli uomini nella distruzione e nella perdizione.” (1 Timoteo 6:9)?
E come mai diceva ai santi di Corinto:
“Non sapete voi che gli ingiusti non erederanno il regno di Dio? Non v’illudete; né i fornicatori, né gl’idolatri, né gli adulteri, né gli effeminati, né i sodomiti, né i ladri, né gli avari, né gli ubriachi, né gli oltraggiatori, né i rapaci erederanno il regno di Dio.” (1 Corinzi 6:9-10)?
E come mai Pietro nel parlare dei falsi dottori che sono presenti in mezzo alle Chiese, dice che “periranno per la loro propria corruzione” (2 Pietro 2:12) e che a “loro è riserbata la caligine delle tenebre” (2 Pietro 2:17)? E come mai Giuda dice degli empi che si sono introdotti in mezzo alle Chiese che a loro è “riserbata la caligine delle tenebre in eterno.” (Giuda 13)?
Evidentemente perché essi sapevano che queste persone vanno all’inferno. Quindi noi sappiamo con certezza che costoro vanno in perdizione. Al bando le ciance delle ADI!
Viene vietato di credere nella Parola che è verità
Un massone – e vi ricordo che i massoni si definiscono «uomini del dubbio» – ha affermato sul dubbio: «Esso è una condizione mentale per la qualche non si riesce a “credere in una certezza”, o con cui si mette in discussione un enunciato o una verità.»
Cosa significa questo nella pratica? Che il dubbio impedisce di credere fermamente a quello che dice la Parola di Dio.
Vi faccio degli esempi.
Sulla sorte eterna di quelli che non hanno udito il Vangelo, Francesco Toppi, ex presidente delle ADI, ha affermato:
‘Vi è una componente dello spirito umano che intuisce quello che è giusto e quello che è errato, perché esiste una parziale rivelazione divina alla coscienza umana che spinge al pentimento. …. Dio, quindi, giudicherà tutti gli uomini per quello che hanno fatto, secondo la luce che è stata data a ciascuno; questo metodo è assolutamente giusto da parte del Creatore, e come Suoi figli noi lo accettiamo …. Se siamo saggi non spenderemo troppo tempo a discutere di teorie umane che cercano di risolvere quello che Dio ha già risolto. Il nostro privilegio ed il nostro dovere di seguaci di Gesù Cristo è di annunciare ‘Tutto L’Evangelo’ e non di formulare delle congetture riguardo alla sorte eterna di coloro che non avranno occasione di ascoltarlo’ (Francesco Toppi, A Domanda Risponde, Vol. I, pag. 25).
E Rodolfo Arata, pastore di una Chiesa ADI di Palermo, nel suo articolo ‘Quale sarà la sorte eterna di chi non ha mai sentito parlare di Gesù?’ afferma:
‘Iddio, nella Sua giustizia, potrà tener conto della maggiore o minor conoscenza ricevuta da ogni uomo (Matt. 11:20-24; Luc. 12:47,48), ma l’insegnamento generale delle Scritture sembra non lasciare intravedere possibilità di salvezza per chi non ha ricevuto il perdono dei propri peccati per mezzo del sacrificio di Gesù Cristo: “IO sono la Via, la Verità, la Vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di Me” (Giov. 14:6); “In nessun altro è la salvezza; perché non vi è sotto il cielo nessun altro nome che sia stato dato agli uomini, per mezzo del quale noi dobbiamo essere salvati” (Atti 4:12). Chi ha ricevuto il messaggio dell’Evangelo, piuttosto di domandarsi che ne sarà di chi non ha mai sentito questo annuncio, farebbe bene a prendere una decisione personale in merito alla salvezza perché, se qualche perplessità si può avere circa il destino eterno di chi non ha mai sentito l’annuncio della salvezza in Gesù, non c’è alcun dubbio sulla sorte di chi questo annuncio ha udito’. http://www.adipa-noce.it/approfondimenti-biblici/35-studi-biblici/76-quale-sara-la-sort-eterna-di-chi-non-ha-mai-sentito-parlare-di-gesu.html).
Notate come secondo le ADI si può avere qualche perplessità circa il destino eterno di chi non ha mai sentito l’annuncio della salvezza in Gesù! E’ normale dubitare – loro dicono – siamo esseri umani! E dunque, secondo le ADI, non si deve dire che coloro che non ascolteranno il Vangelo andranno in perdizione (come afferma la Parola), perché questa è una congettura (che il dizionario definisce ‘ipotesi, giudizio, e sim. Fondato su indizi, apparenze, considerazioni personali’).
Quindi dalle loro parole si capisce che per le ADI resta una possibilità di salvezza anche per persone che non hanno mai sentito parlare del Vangelo. Per le ADI infatti qualche perplessità si può avere circa il destino eterno di chi non ha mai sentito l’annuncio della salvezza in Gesù!
E se a questo ci si aggiunge che nelle ADI hanno molta stima del predicatore massone Billy Graham che ha detto:
«Io credevo che i pagani nelle nazioni lontane erano perduti – che andavano all’inferno – se non gli veniva predicato il Vangelo di Gesù Cristo. Non credo più a questo …. Io credo che ci sono altri modi per riconoscere l’esistenza di Dio – attraverso la natura, per esempio – e molte altre opportunità, quindi, di dire ‘sì’ a Dio» (“I used to believe that pagans in far-off countries were lost — were going to hell — if they did not have the Gospel of Jesus Christ preached to them. I no longer believe that. … I believe that there are other ways of recognizing the existence of God—through nature, for instance—and plenty of other opportunities, therefore, of saying ‘yes’ to God.” – “I Can’t Play God Anymore” interview with James M. Beam, McCall’s Magazine, January 1978, pp. 154-158),
ed anche:
«Io penso che tutti coloro che amano Cristo o conoscono Cristo, a prescindere che essi siano consapevoli di ciò o non siano consapevoli, essi sono membri del corpo di Cristo … quando egli [Giacomo] disse che il piano di Dio per questa era è trarre un popolo per il suo nome. E questo è quello che Dio sta facendo oggi: Egli sta chiamando persone fuori dal mondo per il Suo nome, sia che essi vengono dal mondo mussulmano, o dal mondo Buddista, o dal mondo Cristiano, o dal mondo dei non credenti, essi sono membri del Corpo di Cristo, perché essi sono stati chiamati da Dio. Essi possono anche non conoscere il nome di Gesù, ma essi sanno nel loro cuore che essi hanno bisogno di qualcosa che non hanno ed essi si volgono alla sola luce che hanno, e io credo che essi sono salvati e che essi saranno con noi in paradiso’ (www.cuttingedge.org/News/n1141.cfm);
il quadro che emerge è dei più drammatici ed inquietanti!
Viene vietato di giudicare con giusto giudizio
Sulle eresie di perdizione che insegnano i Cattolici Romani, i Testimoni di Geova, i Mormoni, e tanti altri, le ADI infondono il dubbio che esse o alcune di esse potrebbero essere vere.
Molti anni fa infatti le ADI pubblicarono un Manuale per le Scuole Domenicali che si intitola ‘Culti e Sette’. In esso vengono confutati sia pur molto brevemente e sommariamente gli insegnamenti dei Mormoni, degli Avventisti del Settimo Giorno, dei Testimoni di Geova, della Scienza Cristiana, della Chiesa di Dio Universale, della Scuola Cristianesimo ‘Unità’, del Branhamismo, di Culti Orientali, e di Movimenti e Culti Minori, del Cattolicesimo Romano, e della Teologia storico-critica.
E nel primo capitolo che si intitola ‘I caratteri generali delle sette e dei culti’, viene detto tra le altre cose questo:
‘In questo manuale non c’è alcuna intenzione di disprezzare i gruppi che chiamiamo culti o sette. Usiamo queste parole soltanto perché non ne possiamo trovare di migliori e perché, nella terminologia religiosa corrente, la maggioranza dei movimenti che considereremo sono così designati. Né intendiamo attaccare personalmente qualcuno. Sia l’autore sia i redattori riconoscono, e rispettano, le aspirazioni religiose dell’uomo, che hanno prodotto in tutta sincerità le dottrine dei vari culti e delle numerose sette del mondo moderno. …. I cristiani pentecostali dovrebbero essere particolarmente restii a condannare, insieme con gli insegnamenti, anche i membri dei culti e delle sette, perché non molti anni fa la dottrina delle Chiese Pentecostali veniva rigettata e condannata. La dottrina pentecostale era ritenuta, infatti, una teoria che giustificava delle manifestazioni religiose psicopatiche, mezzo di una strategia satanica, e tale atteggiamento in alcuni casi non è affatto scomparso’ (Culti e Sette, ADI-Media, s.d, pag. 7).
Ora le seguenti parole: ‘…le aspirazioni religiose dell’uomo … hanno prodotto in tutta sincerità le dottrine dei vari culti e delle numerose sette del mondo moderno … I cristiani pentecostali dovrebbero essere particolarmente restii a condannare, insieme con gli insegnamenti, anche i membri dei culti e delle sette, perché non molti anni fa la dottrina delle Chiese Pentecostali veniva rigettata e condannata’, sono frutto del dubbio che albergava nel cuore di Toppi (il quale era quindi «un uomo di dubbio»), perché chi è certo di avere creduto nella verità, e di conoscere la verità, non ha alcun problema a condannare, anzi è pronto a condannare, la dottrina secondo cui il peccato e la morte non esistono (dottrina che viene insegnata da Scienza Cristiana), o quella che dice che Gesù non è Dio e non è risorto fisicamente (sostenuta dai Testimoni di Geova) o quell’ancora che afferma che esiste un purgatorio o che il capo della Chiesa universale è il cosiddetto papa, e la remissione dei peccati si ottiene mediante la confessione al prete e rinunce e mortificazioni varie, o quell’ancora che dice che l’uomo è Dio, o quella che dice che non dobbiamo mangiare la carne, e così via.
E questo perché egli sa che sono false.
Ma Toppi invece insinua il dubbio che un giorno potrà accadere che queste dottrine o parti di esse saranno accettate, come adesso è accettata la dottrina dei Pentecostali che una volta era rigettata, e quindi con questo dubbio incita tutti a non condannarle!
Silenzio dunque, nessuna condanna sia emessa di queste eresie di perdizione! Ma è chiaro che chi parla così non è sicuro che quello che crede è «la verità assoluta».
Se infatti nella vita di una persona regna il dubbio, anziché la certezza che tutto quello che legge nella Bibbia è la verità, e che tutto ciò che contrasta la Bibbia è menzogna, è evidente che egli si asterrà da ogni giudizio, da ogni condanna di una dottrina che si oppone alla Parola. Al massimo si limiterà a dire che non condivide quella dottrina, che lui non la vede così, ma non la condannerà come una falsa dottrina, perché lui teme che la dottrina che non condivide un giorno possa rivelarsi vera e che la dottrina che invece lui professa di credere possa un giorno rivelarsi falsa!!! E quindi, la conseguenza sarà che egli tollererà chi insegna cose contrarie alla Parola di Dio! Alla radice di questa tolleranza infatti c’è proprio il dubbio!
Vengono fatte accettare le false dottrine
Appoggiandosi su frasi come «Fratello, vedi qua quello che dice la Parola è discutibile, opinabile, non possiamo dire con certezza che voglia dire quello che si legge», nelle ADI vengono fatte accettare tante false dottrine.
Per esempio la falsa dottrina sul fuoco allegorico dell’Ades e della Geenna, viene fatta accettare a tanti con il dubbio che possa trattarsi di vero fuoco. «Mica penserai che un Dio d’amore, fratello, possa fare tormentare le anime in un vero fuoco?»
E così molti rifiutano di credere alla testimonianza di Dio tramite il dubbio che le ADI gli hanno messo nella testa e nel cuore!
Devi dubitare della verace testimonianza di Dio, ed accettare invece la falsa testimonianza delle ADI!
Devi dubitare quindi che Dio ha detto il vero, dubitare che Dio riservi questa punizione agli empi quando muoiono, e cioè che li manda in mezzo ad un vero fuoco ad esservi tormentati!
E perciò la verità del fuoco vero è stata sostituita con la menzogna del fuoco allegorico o metaforico!
Un’altra dottrina falsa che viene fatta accettare usando il dubbio è quella del libero arbitrio, secondo cui l’uomo il destino se lo crea da sè, infatti ti dicono più o meno così: «Ma fratello, come si può pensare che un Dio di amore elegga o predestini alcuni alla salvezza, ed escluda tutti gli altri? Non ti pare che se fosse così, sorgerebbero forti dubbi sull’amore di Dio?» e quindi anche qui instillano il dubbio nella mente di tanti, facendogli credere che un Dio che elegge o predestina a salvezza alcuni non è un Dio d’amore. In altre parole, tu devi dubitare di quello che dice Dio anche in questo caso. Non devi credergli, perché non può essere così!
Viene fatto dubitare di tutti coloro che muovono delle accuse vere
In un articolo dal titolo «Il beneficio del dubbio» presente sul sito internet della Chiesa ADI di Guidonia, si legge:
«Quando sentiamo qualcosa di negativo sul conto di altri o nutriamo qualche sospetto sulle motivazioni delle loro azioni, fermiamoci prima di giudicare le intenzioni come negative o sbagliate. Concediamo il beneficio del dubbio! L’amore dà all’altro il beneficio del dubbio!» (http://www.evangeliciadiguidonia.it/2015/05/25/il-beneficio-del-dubbio/)
Dunque se ci sono delle prove inconfutabili esibite contro l’organizzazione ADI o contro qualcuno dei ‘pastori’ non bisogna accettarle, ma dubitare di esse, perché vai a sapere quale complotto diabolico è stato ordito contro le ADI!!! Mai credere nella verità, sempre dubitare di essa e fare dubitare gli altri: per amore delle ADI, naturalmente!
La Scrittura invece afferma che occorre ricevere le accuse mosse da due o tre testimoni contro un anziano (cfr. 1 Timoteo 5:19). Quindi da un lato c’è la certezza della Parola, mentre dall’altro il dubbio alimentato dalle ADI!
Vengono fatti biasimare coloro che hanno certezze
Nelle ADI coloro che non hanno dubbi sui fondamenti della fede, e questo perché hanno piena fiducia nella Parola di Dio, sono fatti oggetto di biasimo. In altre parole, i membri delle ADI vogliono fare credere che essi avendo dubbi sono umili, mentre noi che non abbiamo dubbi, siamo superbi. E quindi la loro accusa si può riassumere così «Ah! Voi avete solo certezze, non ne avete dubbi!» Per cui loro preferiscono vivere di dubbi, per potere rimanere umili!!!
Assurdo, ma è così. Ragionano un pò come ragionava il famoso matematico e filosofo Bertrand Russell (che taluni danno per massone) il quale affermò: «La causa principale dei problemi è che al mondo d’oggi gli stupidi sono strasicuri, mentre gli intelligenti sono pieni di dubbi.» (https://it.wikiquote.org/wiki/Bertrand_Russell)
Ma a questo punto, visto e considerato che noi abbiamo la certezza di essere salvati, perché abbiamo la fede nel Figliuolo di Dio che è morto e risuscitato per noi, e questo in virtù del proponimento dell’elezione di Dio, e quindi non abbiamo alcun dubbio in merito a ciò, non è che le ADI ci accusano di essere dei presuntuosi e degli arroganti anche per questo?
Vuoi vedere che non avendo dubbi sulla nostra salvezza ci accuseranno nella stessa maniera come fanno i cattolici romani, i quali dicono che noi siamo presuntuosi perché affermiamo che se morissimo in questo momento andremmo ad abitare con il Signore in cielo perché crediamo?
Vuoi vedere che anche nelle ADI regna l’incertezza o il dubbio anche sulla salvezza?
Vuoi vedere che tutti coloro che nelle ADI si mettono con i Cattolici Romani nella preghiera per l’unità dei cristiani, lo fanno perché anche loro parlano come i cattolici romani: «Spero di essere salvato, mi sforzo, poi Dio lo sa»? Altrimenti, dico io, come potrebbero avere comunione con persone che non hanno la certezza della salvezza, come i Cattolici Romani?
LA «RICETTA» DELLE ADI PER SCONFIGGERE IL DUBBIO È DALLE ADI STESSA RIGETTATA
Nonostante le ADI dicano che il dubbio non è peccato, riescono a dire pure che il dubbio è dal diavolo. Ve l’ho dimostrato prima che questo è un parlare contradditorio, un parlare assurdo!
Peraltro le ADI sono maestre ad alimentare i dubbi con il loro parlare sibillino, e poi pretendono pure di offrire una ricetta contro i dubbi! Ma questa ricetta è solo un inganno, perché le ADI in realtà non vogliono che i dubbi vadano via dalla mente di coloro nei quali loro glieli hanno messi. Sì perché sono loro che mettono dubbi nella mente dei credenti, con tutte quelle false dottrine che insegnano dai pulpiti!
Tanti sono nella più totale confusione, pieni di dubbi, di domande, e di lotte interiori, per colpa delle ADI! E le ADI non fanno niente per togliere loro quei dubbi, perché hanno tutto l’interesse che essi rimangano.
Quindi quando leggiamo che loro dicono:
«Il dubbio viene dal diavolo. In Genesi 3 leggiamo che quando i nostri progenitori si trovavano in una condizione di pace ed armonia perfette, il diavolo riuscì ad instillare nella mente di Adamo ed Eva il dubbio sulla bontà e generosità di Dio, modificando il senso del comandamento e delle affermazioni divine. Se Satana riuscì a far dubitare i primi esseri umani che pure godevano di privilegi da noi non sperimentati, quanto più facile sarà far cadere nel dubbio un cristiano che attraversa un momento difficile? Perché il dubbio in genere si presenta quando si attraversano momenti difficili: è nella debolezza che nasce dalla difficoltà che è più facile per il nemico dell’uomo incunearsi per svolgere la sua azione malefica. Come vincere il dubbio. Intanto bisogna avere ben chiaro che il dubbio non è peccato: è una tentazione del diavolo. Come tutte le tentazioni va vinto con l’aiuto e la forza di Dio. Come tutte le tentazioni, non deve essere “alimentato”, ma contrastato: “Resistete al diavolo, ed egli fuggirà da voi” (Giac. 4:7). L’autore del già citato Salmo 73 dichiarò di avere superato i suoi dubbi quando entrò “nel santuario di Dio”, cioè alla presenza di Dio. Se si è attanagliati dal dubbio, è il caso di intensificare la propria comunione col Signore: i dubbi non si risolvono allontanandosi da Dio, ma piuttosto avvicinandosi a Lui. Può essere utile parlare dei propri dubbi, come Giovanni Battista, e non tenerli chiusi dentro di sè, lasciando che agiscano come un tarlo che rode il cuore. Il confronto con gli altri può portare a scoprire che anche altri hanno sofferto dello stesso male, può portare a beneficiare delle esperienze altrui, può portare a trovare aiuto nella preghiera. Se hai qualche dubbio nel cuore, abbi comunque questa certezza: il Signore ti vuole bene e ti aiuterà a venire fuori da ogni travaglio, se lo cerchi con semplicità e con fede.»,
in realtà le ADI stanno dicendo una menzogna, perché le ADI vogliono che i credenti continuino ad avere i dubbi sulla sorte eterna di coloro che non hanno udito il Vangelo, e sulle dottrine false delle tante sette e religioni, perché questi dubbi impediscono così ai loro membri di credere a quello che dice la Scrittura e quindi di parlare come devono parlare i santi in base a quello che dice la Parola di Dio. E così non si attirano la persecuzione e il vituperio del mondo, perché il dubbio gli impedisce di chiamare le cose e le persone con il loro nome!
Per cui il dubbio gli serve per non entrare in conflitto con il mondo! Si sa infatti che il mondo perseguita e vitupera la Chiesa quando si sente giudicato da essa! Ma ecco che con il dubbio il giudizio viene sospeso, e quindi addio alla persecuzione!
Ma a dimostrazione che le ADI non vogliono che i santi portino i dubbi a Gesù affinché glieli tolga, vi faccio un esempio. Sulla loro rivista Risveglio Pentecostale leggiamo quanto sui sei giorni della creazione:
«Esiste una grande varietà di opinioni tra gli studiosi riguardo la durata di un ‘giorno’ di Genesi 1. Molti, seguendo le opinioni della scienza moderna, vedono nei giorni della creazione espressi in Genesi lunghi periodi o epoche equivalenti alle ere geologiche della terra. Questi si basano sul fatto che il sole, elemento necessario per contare il nostro ‘tempo’, è apparso al quarto giorno. Altri ritengono che i giorni erano veramente di 24 ore, come i nostri. Essi sostengono questo fondandosi su Esodo 20:11, dove la ‘settimana creativa’ è citata come esempio per la osservanza del Sabato. Esistono altri punti di vista. Uno suggerisce che occorsero sei giorni a Mosè per avere la rivelazione di Dio. Un altro insegna che i sei giorni di 24 ore non furono continui, ma intervallati da grandi periodi di tempo. In ogni caso, questo non è un problema per la Bibbia stessa. Qualunque sia la vera interpretazione, il fatto importante rimane che Dio ha creato il mondo dal nulla» (Risveglio Pentecostale, n° 1 Gennaio, 1999, pag. 13).
Dunque poniamo il caso che un credente delle ADI leggendo queste parole gli venga il dubbio sulla letteralità dei sei giorni della creazione, e quindi porti questo dubbio a Gesù. Cosa accadrà? Che Gesù, che è la verità, gli toglierà quel dubbio, e quindi il credente crederà fermamente alla letteralità dei sei giorni.
Lui poi dice ai credenti che non ha più alcun dubbio. Ma che succede allora? Che lo accusano di essere presuntuoso perché non ha più alcun dubbio!
Quindi, lui non può confutare e smascherare coloro che nelle ADI credono erroneamente nella teoria delle ere geologiche, perché se lo facesse si mostrerebbe presuntuoso!
Lo vedete dunque? In altre parole, il dubbio serve alle ADI per fare accettare un pò tutto e il contrario di tutto. E questo dubbio non hanno proprio nessuna voglia che i credenti se lo tolgano. Infatti loro ufficialmente parlano in maniera dubbiosa, ed esigono che i lettori si conformino a questo parlare dubbioso. Guai a chi non lo farà! Sarà bersagliato di accuse, in primis sarà accusato di essere un presuntuoso!
Ma viene a questo punto lecito domandarsi se alle ADI non conviene anche che i loro membri abbiano dei dubbi sulla loro salvezza, perché a noi risulta che ci sono membri delle ADI che benché membri di Chiesa battezzati non sono sicuri della loro salvezza!
Chi gliela trasmette questa insicurezza? Noi riteniamo che la dottrina delle ADI tutta nel suo insieme, e ripeto tutta nel suo insieme, non possa che trasmettere alle persone il dubbio anche in merito alla salvezza! D’altronde, non lo dimentichiamo, le ADI fanno dipendere la salvezza dalla volontà dell’uomo e non dalla volontà di Dio, e rigettano il proponimento dell’elezione di Dio, e quindi è inevitabile che il frutto di ciò sia il dubbio.
Nella Chiesa Cattolica Romana è la medesima cosa! In realtà, a sentire certi membri delle ADI sulla salvezza sembra sentire parlare dei cattolici romani! E’ come se avessero cambiato casacca, ma dentro siano rimasti cattolici romani, e quindi non sono sicuri della loro salvezza perché non sono salvati!
Sul fatto che nelle ADI ci siano membri che hanno dei dubbi sulla loro salvezza, ecco una testimonianza eloquente. Nel 2010 un fratello che abita a Napoli mi scrisse che si trovava presso un gazebo di evangelizzazione delle ADI e nell’inizio del culto tra un canto ed un altro, il pastore disse: «Siamo qui radunati questa sera nella speranza che Dio ci salvi».
IL DUBBIO È UN DOVERE PER LA MASSONERIA
Qualcuno a questo punto si domanderà come sia possibile che nelle ADI sia penetrato un tale insegnamento sul dubbio. La risposta è molto semplice. Questo insegnamento è il frutto dell’influenza che la Massoneria ha esercitato nel tempo sulle ADI. Nella Massoneria infatti il dubbio non solo è permesso, ma è ordinato.
In una intervista del 2008 all’allora gran maestro del Grande Oriente d’Italia, alla domanda: «Se dovesse fare un identikit di un Massone? Raffi risponde in una manciata di secondi:
«è l’uomo del dubbio. Questo non vuol dire una posizione di indifferenza, significa che ci sono uomini che non negano la verità ma la ricercano. Un massone non ha l’arroganza di sapere. In questa visione si è portati a pensare che in ogni uomo c’è uno spezzone di verità e ci si debba confrontare con gli altri» (http://www.primadanoi.it/news/cronaca/513533/Il-Gran-Maestro-Raffi–Siamo-nella-primavera-della-Massoneria-.html).
Notate come gli uomini del dubbio non pretendono di conoscere la verità, ma solo una parte di essa. E questo naturalmente vale anche per i massoni che si professano Cristiani. E quante volte ci siamo sentiti dire da sedicenti Cristiani: «E che pensate? Di avere solo voi la verità? Che avete la verità in tasca voi?» La mentalità massonica è ben presente in tante Chiese!
Ma eccovi qui di seguito delle dichiarazioni di massoni che mostrano chiaramente quanto sia importante il dubbio nella Massoneria
La forza del dubbio
In una tavola massonica dal titolo «La forza del dubbio», presente sul sito internet della loggia Giordano Bruno leggiamo:
«Cari fratelli.
Il mio cammino continua e, ricollegandomi alla mia precedente tavola (All’Inizio del Cammino – ndr), cercherò di manifestare sinteticamente quanto sta avvenendo dentro di me. Dunque il mio cammino massonico continua e continua ad arricchirsi di contenuti e sensazioni, molteplici sensazioni. Ciò che maggiormente caratterizza quest’ultimo periodo consiste nel fatto che sempre di più mi astengo dall’esprimere qualsiasi giudizio su quanto accade. Questo perché mentre ragiono sugli avvenimenti con i quali vengo a contatto, il mio pensiero è costantemente accompagnato dal dubbio.
Cosa mi succede? Non riuscendo a trovare risposte da solo, ho cercato esperienze di altri che potessero aiutarmi a vederci più chiaro. Con grande meraviglio ma anche con grande conforto, ho scoperto che tanta parte dell’umanità ha parlato o scritto di questo tipo di esperienza (altri fratelli, filosofi, scrittori, poeti, ecc.). E allora ho deciso di approfondire. Ma cos’è il Dubbio? Perché si manifesta? Ed è positivo che ci sia, o non lo è?
Secondo il Dizionario Filosofico Signorelli il dubbio è “uno stato di incertezza, di indecisione, in cui viene a trovarsi l’uomo per la difficoltà grave, o anche insormontabile, di giungere ad un’affermazione conclusiva della verità”. Da esso risulta quindi un’incapacità di scelta, essendo gli elementi oggettivi considerati insufficienti a determinarla in un senso piuttosto che in un altro. E fa sospendere l’assenso nei confronti di posizioni tra loro contraddittorie. Si tratta quindi di una stato che, di fronte a problemi fondamentali, può dare origine a sentimenti di insoddisfazione ed inquietudine. Esso è una condizione mentale per la qualche non si riesce a “credere in una certezza”, o con cui si mette in discussione un enunciato o una verità.
Già nell’antichità moltissimi hanno dissertato su questo argomento. Socrate investì con il proprio dubbio le false certezze di coloro che si ritenevano sapienti. Egli pur riconoscendosi ignorante “sapeva di non sapere” e quindi sapeva qualcosa in più degli altri, e riteneva falsa ed illusoria ogni forma di sapere che non derivasse dalla propria consapevolezza ed in definitiva dalla propria interiorità. Altri ritenevano il dubbio semplicemente come una specie di noncuranza nei confronti del problema del “conoscere”, allo scopo di raggiungere una sorta di imperturbabilità dell’animo. Per altri ancora il dubbio rappresentava l’assoluta disperazione del pensiero, e così via.
Agostino affermò che il dubbio racchiude in sé delle contraddizioni: dubitare di tutto è impossibile, perché non si può dubitare del dubbio medesimo (secondo lui chi afferma di non avere certezze si contraddice in quanto da per scontato, e quindi è certo, che di certezze ve ne siano). Ma aggiunse anche che esso rappresentava un passaggio obbligato per approdare alla verità e che di conseguenza la verità esiste, altrimenti di cosa mai si potrebbe dubitare?
Tra gli sviluppi successivi relativi a queste riflessioni, assunse un posto di rilievo Cartesio; egli riprese il metodo agostiniano, ma lo invertì: affermò che è la verità che scaturisce dal dubbio. L’attività di pensiero che si esprime nel dubitare (cogito) è la contraddizione che permette di dedurre l’essere o la verità. “Cogito ergo sum”: il dubbio così non è espressione di verità, ma la precede. “Cogito” può essere tradotto infatti non solo come “Penso”, ma anche come “Dubito”.
E così di seguito, altri illustri pensatori hanno espresso il proprio parere. Ma tornando alla domanda che mi sono posto prima: il dubbio è positivo che si manifesti, o non lo è? Ho cercato di chiarire le mie idee e ne tratto ulteriori considerazioni. Ho detto prima che esso rappresenta una sorta di sospensione di giudizio o di assenso nei confronti di posizioni tra loro contrapposte. E quindi è in assoluta antitesi con credenze, dogmi o ignoranza intesa come assenza di spirito di ricerca. Anzi è proprio la sua collocazione all’interno di qualsivoglia processo di ricerca che ha determinato il suo valore nella storia del pensiero libero, sia che venga considerato come azione preliminare ad ogni ricerca di verità (filosoficamente detto “dubbio metodico”), sia come constatazione dell’impossibilità di raggiungere certezze (detto “dubbio scettico”). Ritengo che il dubbio sia padre della tolleranza di opinioni ed atteggiamenti altrui. E nel momento in cui si sospende un giudizio, si mette in moto il pensiero; meccanismo che consente un’appagante ricerca di “uscita dal dubbio”. L’uomo deve dubitare. La certezza dogmatica ha un costo intellettuale estremamente alto: la rinuncia al libero pensiero ed all’esplorazione e quindi ad un gratificante cammino. Riporto un’affermazione veramente bella, che mi è piaciuta tantissimo, di un poeta portoghese, Machedo Ruiz: “La tua verità? No! La verità, e vieni con me a cercarla; la tua tientela!”.
A questo proposito non posso non ricordare (perché mi ha veramente colpito per il suo profondo significato) una semplice esortazione che il nostro Maestro Venerabile ha rivolto alla fine di un’iniziazione ad un nuovo fratello, appena entrato in Massoneria, riferendosi ai valori che l’ascolto racchiude in se “… e ricorda, caro fratello, di ascoltare soprattutto quanto esprime chi su determinati argomenti la pensa diversamente… “.
Proprio da questo punto di vista il dubbio mostra il suo lato migliore e più nobile. E’ il motore del pensiero libero e della tolleranza. E’ quello che ci permette di mettere da parte convinzioni e convenzioni, e quindi di rapportarci all’altrui pensiero con attenzione e rispetto, disponendo il nostro animo alla comprensione ed all’ascolto. Ci permette di non smettere mai di imparare tanto da tutto ciò che accade nel corso della nostra vita, sia esso piacevole o spiacevole, sia esso voluto o non voluto, sia esso cercato o casuale, gioioso o frustrante. E’ la disposizione del nostro animo che conta. Ed è per questo che non dimenticherò mai quanto mi ha arricchito la stato di Apprendista e quanto ancora mi arricchirà, perché io cercherò con tutte le mie forze di rimanere tale. V:. C:. 28 Aprile 2014 e.v.» (http://www.loggiagiordanobruno.com/20140429-la-forza-del-dubbio.html)
Il dubbio quindi non porta ad avere certezze, ma porta a mettere in discussione la verità. Ecco perché quando si parla con i massoni non c’è proprio da intendersi, perché loro hanno come base il dubbio mentre noi la fede.
Loro mettono in dubbio quello che dice Dio! Non ci credono!
Il dubbio come compagno di viaggio
In una tavola massonica dal titolo «Libertà – Uguaglianza – Fratellanza» nel paragrafo dedicato alla libertà massonica si legge:
«“… Il Libero Muratore rifiuta il dogmatismo e non accetta limiti alla ricerca della verità.” Ecco allora che davanti alla nostra mente, alla nostra volontà, alla nostra spiritualità si apre un orizzonte infinito: non esistono vincoli o limiti alla ricerca della verità, il Massone ha la facoltà di percorrere la sua personale strada verso ogni verità, sia essa materiale o immateriale, senza pregiudizi, senza condizionamenti, senza dogmi, senza prevaricazioni di altri uomini, avendo un solo compagno di viaggio spesso molto scomodo e lacerante : il dubbio. La verità così faticosamente raggiunta o intravista diventa patrimonio dell’individuo, il quale sa che potrà comunicarla agli altri, se vorrà, ma senza pretendere di forzare il pensiero del Fratello, perché egli deve rispettare sempre la libertà dell’altro di cercare a sua volta la propria verità.
Diceva Voltaire : ‘‘preferirei morire piuttosto che imporre ad un altro la mia verità.”
Non imposizioni, quindi, non obblighi, nessuna massificazione intellettuale o spirituale, massimo rispetto per le opinioni e le idee di tutti, estrema tolleranza per coloro che seguono strade di ricerca diverse, continua disponibilità ad ascoltare e recepire le varie esperienze con la consapevolezza che tutto può essere utile per muovere un piccolo passo verso la Luce. A mio modo di vedere è questa la libertà massonica nella sua più alta espressione ideale, una libertà assoluta, totale, unica, inconfondibile con qualsiasi altra forma pensata dall’uomo, frutto di un continuo divenire del pensiero iniziatico attraverso i secoli.» (http://www.loggiaguerrazzi665.it/09/index.php?option=com_content&view=article&id=147:liberta-uguaglianza-fratellanza&Itemid=71)
Dunque il dubbio è alla base del principio massonico della libertà! Infatti è il dubbio che permette di promuovere la libertà di pensiero, e quindi la tolleranza verso ogni tipo di pensiero!
Il dubbio è il motore di ogni massone
Le seguenti parole di un massone con il grado di maestro, sono tratte da una sua tavola massonica dal titolo «La ricerca del perfezionamento interiore»:
«Il dubbio è poi il motore di ogni massone; è null’altro che la radice della tolleranza, quel sentimento che ci permette di accettare e rispettare la diversità proprio perché nessuno può essere certo di quanto pensa e tanto meno di quanto afferma, ponendosi sempre all’ascolto di chi ci propone diverse letture di una realtà; nessun massone mai affermerà di aver ragione, potendo sempre solo riportare un suo pensiero, di pari grado rispetto al pensiero del fratello e sempre pronto ad essere affiancato da un altro pensiero di pari rango e degno dello stesso rispetto. Poi ognuno nel proprio viaggio iniziatico può capire quanto i fratelli con le buone maniere comunicano, esercitare il dubbio e quindi mettere in discussione le proprie idee, correggerle, modificarle ed elevarle ad un pensiero più alto. Ed è proprio in questa condivisione metodica, che il dubbio ci impone, che noi cresciamo e sviluppiamo i nostri pensieri; non siamo quindi soli nel viaggio, proprio perché, così interpretato, il viaggio abbisogna di altri soggetti con cui interfacciarci, scambiare informazioni e quindi evolversi. E proprio nel tempio il massone compie il suo perfezionamento interiore, condividendo le sue riflessioni con i fratelli e sgrezzando il suo pensiero, percorrendo incessantemente quel percorso di perfezionamento che non lo porterà mai alla perfezione, ma neppure alla solitudine; lo farà crescere di giorno in giorno, permettendogli di manifestare i suoi miglioramenti nella vita profana, contribuendo ad arricchire la società. In conclusione credo di poter dire che il laico massone, pur non avendo la fede a sorreggerlo, ha la fratellanza attorno a farlo crescere e migliorare; non è il momento finale quello che ci deve assorbire, non è la fine del viaggio che ci deve distrarre dal viaggio. Tesi antitesi e sintesi sono i tre momenti dell’evoluzione e la massoneria è l’antitesi, lo scambio di idee che segue e precede i due momenti di riflessione e rielaborazione che ognuno deve compiere dentro di se, ma nel ciclo infinito che, grazie al dubbio, lo porterà a rimettere in discussione ogni pensiero. La consapevolezza di avere tanti fratelli attorno, i buoni costumi e il dubbio possono riempire la nostra esistenza, sorreggendoci nella strada di perfezionamento in cui il buon massone, formulata una tesi, non può che cercare un’antitesi nel tempio per giungere ad una sintesi in se e crescere per il bene e il progresso dell’umanità.» (http://www.goimarche.org/lavori-di-loggia.html)
Dunque il dubbio non porta ad affermare di avere ragione, perché rispetta il pensiero diverso degli altri, qualunque esso sia! E questo dubbio è alla radice della tolleranza, già, certo, perché se io dubito, non ho la certezza di quello che penso o credo, e quindi non posso dire che l’altro ha torto.
Il dubbio non è una colpa
In una tavola massonica dal titolo «Il Massone, chi è?» presente sul sito di una loggia massonica di Pistoia, leggiamo quanto segue:
«E’ un uomo alla ricerca continua di ciò che essenzialmente è capace di mettere in dubbio qualsiasi dogma che possa offuscare il suo animo. – E’ un uomo il cui dubbio non sarà mai colpa, ma un sofferto dovere verso se stesso, dovere che gli imporrà di approfondire e provvedere, certo che la sua attività muratoria non sarà mai conclusa, così come non sarà mai ultimata la costruzione del tempio.» (http://www.massoneriapistoiese.com/category/tavole-architettoniche/page/2/).
Il massone dunque non deve sentirsi in colpa per i suoi dubbi. Già, altrimenti che massone è?
La Massoneria promuove il dubbio
In una tavola massonica dal titolo «E se la Massoneria non esistesse?» presente sul sito della Gran Loggia Svizzera Alpina leggiamo:
«La Massoneria, in effetti, da sempre difende e promuove i valori del dubbio e della prudenza razionale e, contemporaneamente, insegna a Fratelli e profani che si possono delegare le competenze ma non le responsabilità.» (http://www.freimaurerei.ch/i/alpina/artikel/artikel-2013-08-09-01.php).
Se dunque la Massoneria, che è dal diavolo, promuove il dubbio vuol dire che per il diavolo il dubbio è molto importante! Non potrebbe essere altrimenti visto che il dubbio serve al diavolo per spingere le persone a non credere nella Parola di Dio. I massoni infatti prendono proprio il dubbio per promuovere il loro adogmatismo, il loro rifiuto dei dogmi che non è altro che il rifiuto di sottomettersi ai comandamenti e agli insegnamenti di Dio che Cristo e gli apostoli ci hanno trasmesso!
Il dubbio nella vita del cardinale massone Carlo Maria Martini
Il cardinale Carlo Maria Martini, che era massone, in un dialogo con il giornalista Eugenio Scalfari avvenuto il 6 dicembre 2011 e che è stato pubblicato su la Repubblica il 24 dicembre 2011, ha detto qualcosa di importante sul dubbio nella sua vita. Ecco la parte di quel dialogo dove il cardinale Martini parla del dubbio:
«Scalfari – Vorrei cominciare il nostro dialogo da un nome e dalla persona che lo portava: Gesù. Per me quella persona è un uomo nato a Betlemme, dove i suoi genitori Giuseppe e Maria che vivevano a Nazareth si trovavano occasionalmente il giorno e la notte del parto. Per lei, eminenza, quel bambino è il figlio di Dio. Sembrerebbe che la differenza tra noi su questo punto sia dunque incolmabile. Eppure è proprio quel nome che ci unisce. Lei lo chiama Gesù Cristo, io lo chiamo Gesù di Nazareth; per lei è Dio che si è incarnato nel Figlio, per me è un uomo che è creduto essere il Figlio e in quella convinzione ha vissuto gli ultimi tre anni della sua vita, gli anni della predicazione e poi della “passione” e del sacrificio. Ma la predicazione è appunto quel tratto della sua vita che ci unisce. Ho pensato molto all’incontro di due persone già avanti negli anni che vengono da educazioni, culture e percorsi di vita così diversi che sono desiderosi di conoscersi sempre più e sempre meglio. Ha un senso tutto questo? Qualche volta penso che lei speri di convertirmi, di farmi trovare la fede. Questo rientrerebbe nei suoi compiti di padre di anime. È questo che lei si propone? Martini – No, non penso di convertirla anche se non possiamo escludere né io né lei che ad un certo punto della sua vita la luce della fede possa illuminarla. Ma questa è un’eventualità che riguarda solo lei. Lei cerca il senso della vita. Lo cerco anch’io. La fede mi dà questo senso, ma non elimina il dubbio. Il dubbio tormenta spesso la mia fede. È un dono, la fede, ma è anche una conquista che si può perdere ogni giorno e ogni giorno si può riconquistare. Il dubbio fa parte della nostra umana condizione, saremmo angeli e non uomini se avessimo fugato per sempre il dubbio. Quelli che non si cimentano con questo rovello hanno una fede poco intensa, la mettono spesso da parte e non ne vivono l’essenza. La fede intensa non lascia questo spazio grigio e vuoto. La fede intensa è una passione, è gioia, è amore per gli altri ed anche per se stessi, per la propria individualità al servizio del Signore. Il Vangelo dice: ama il tuo prossimo come ami te stesso. Non c’è in questo messaggio la negazione dell’amore anche per sé, l’amore – se è vera passione – opera in tutte le direzioni, è trasversale, è allo stesso tempo verticale verso Dio e orizzontale verso gli altri. L’amore per gli altri contiene già l’amore verso Dio. Lei ama gli altri?» (http://www.comboniani.org/?page_id=6769).
Avete notato? Il massone Carlo Maria Martini afferma che dubitare è umano!
Voltaire e il dubbio
«Il dubbio è scomodo ma solo gli imbecilli non ne hanno» (http://www.frasicelebri.it/argomento/dubbio/) disse il massone Voltaire. Questo modo di parlare è caratteristico dei massoni.
I complimenti di Stefano Bisi a Francesco «uomo del dubbio»
La Massoneria dunque ha stima di coloro che pur definendosi Cristiani sono uomini del dubbio o mostrano di esserlo. Per esempio Stefano Bisi, il gran maestro del Grande Oriente d’Italia, che è la più grande ed importante obbedienza massonica in Italia, ha detto su Francesco:
« “Il Goi spera oggi in papa Francesco. S’è dimostrato in certe occasioni come uomo del dubbio, come quando ha detto ‘chi sono io per giudicare un gay?’. È stata una risposta rivoluzionaria, quella. Ebbene, visto che ha dimostrato questo tipo di apertura, perché non dialogare anche con la massoneria?”» (http://inchieste.repubblica.it/it/repubblica/rep-it/2014/08/12/news/massoneria-89304067/)
Avete notato dunque? La Massoneria si rallegra quando qualcuno si astiene dal giudicare chi è schiavo del peccato, come gli omosessuali per esempio. Quindi, è confermato, il dubbio porta ad astenersi dal giudicare, e quindi va contro le parole di Cristo che invece dice:
“Non giudicate secondo l’apparenza, ma giudicate con giusto giudizio” (Giovanni 7:24).
Gli omosessuali vanno giudicati come persone che fanno ciò che è in abominio a Dio (cfr. Levitico 18:22), e di loro bisogna dire che la loro parte sarà nello stagno ardente di fuoco e di zolfo (cfr. Apocalisse 21:8). Il dubbio invece non permette di parlare così su di essi.
La Massoneria non sopporta chi non ha dubbi ma certezze
Ma la Massoneria detesta, non sopporta, coloro che non hanno dubbi. D’altronde i massoni sono chiamati ‘uomini del dubbio’ e non possono quindi sopportare i cristiani perché essi sono ‘uomini di fede’ ossia ‘uomini che hanno certezze’.
Stefano Bisi, per esempio, ha scritto una lettera al Sole 24Ore in relazione all’articolo “Cari fratelli massoni” del cardinale Gianfranco Ravasi apparso nell’inserto culturale “Domenica” del 14 febbraio scorso e incentrato sul tema Chiesa e Massoneria. E in essa Stefano Bisi dice tra le altre cose:
«Scrisse proprio il Cardinal Ravasi qualche anno fa: “La Verità è una sola ma come il diamante ha molte facce, noi riusciamo, dal nostro angolo di visuale, a vederne solo una di queste facce”. Si illude, quindi, chi pensa di vedere tutto e detenere l’unica Verità. È per questo che i massoni con umiltà e tanti dubbi la cercano perennemente lasciando agli altri i dogmi. Ma cercando sempre il dialogo e il confronto con chiunque.» (http://www.grandeoriente.it/lettera-del-gran-maestro-bisi-a-il-sole-24-ore-dopo-larticolo-del-cardinale-ravasi-su-chiesa-e-massoneria/).
Avete capito allora cosa pensano e dicono i Massoni, o Liberi muratori, di noi che siamo discepoli del Signore Gesù Cristo? Che siamo degli illusi, perché pensiamo di conoscere la Verità, cioè perché proclamiamo di avere la certezza di conoscerla. E purtroppo questo modo di parlare e ragionare ormai è presente in tante Chiese. Se dunque tu affermi che conosci la verità, sei un illuso, mentre se affermi che hai dei dubbi, e il dubbio ti serve per portare avanti la sua ricerca della verità, allora la Massoneria ti loda.
CONCLUSIONE
Io considero questo insegnamento delle ADI in merito al dubbio di una gravità estrema, perché dubitare è il contrario di credere, e difatti ti impedisce di sottometterti al comando che Cristo ci ha dato da parte di Dio “Abbiate fede in Dio” (Marco 11:22), e quindi è peccato, e difatti la Parola ci ordina di salvare quelli che sono nel dubbio strappandoli dal fuoco. Mentre nelle ADI dubitare diventa una cosa che si può fare perché non è peccato, e difatti nelle ADI sono pieni di dubbi!
Quando si incontrano i membri delle Chiese ADI, ci si ritrova sempre davanti a persone che hanno dubbi su quello che afferma la Parola di Dio, sul fondamento descritto nell’epistola agli Ebrei! Non si fidano proprio di quello che dice Dio nella Scrittura!
Con costoro nascono acerbe discussioni perché dubitano! E questo è opinabile, e quest’altro è discutibile, e quest’altro ancora sembra dire così ma non è certo, e così via! E quale comunione può esserci con costoro?
Ma a questo punto è chiaro che nel momento in cui le ADI non ritengono che il dubbio sia peccato, ed esortano chi dubita a non sentirsi in colpa (esattamente come fa la Massoneria), essi incoraggiano a dubitare, e quindi nel loro mezzo stanno a loro agio tutti coloro che hanno una mentalità massonica.
Quindi le ADI e la Massoneria hanno in comune il dubbio!
D’altronde nelle ADI c’è la libertà di pensiero, e quindi il dubbio è necessario per permettere a tutti di pensarla come vogliono! E così facendo naturalmente viene fomentata la ribellione contro Dio.
Vi esorto dunque a riprovare con ogni franchezza questo diabolico insegnamento delle ADI, perché micidiale, porta nel fuoco.
Ed a coloro che fanno parte delle ADI dico anche, per l’ennesima volta, di uscire e separarsi dalle ADI
Chi ha orecchi da udire, oda
Giacinto Butindaro
Tratto da: http://giacintobutindaro.org/2016/05/26/attenzione-pericolo-di-morte-le-adi-affermano-che-il-dubbio-non-e-peccato/
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