● Perché la Chiesa non deve chiedere allo Stato beni confiscati alla criminalità organizzata
Qui di seguito metto due dei tanti casi che mostrano quanto sia pericoloso farsi assegnare beni confiscati alla criminalità organizzata.
«Minacce ai gestori dei beni confiscati a Chiaiano, interrogazione Pd
Il Fondo rustico Amato Lamberti di Chiaiano è un bene confiscato al clan Simeoli e affidato in gestione alla cooperativa “Resistenza”. Qui sono realizzate molteplici iniziative di carattere sociale. Più volte, i volontari hanno dovuto subire intimidazioni, minacce, attacchi. Lo scorso due aprile si è registrato l’ultimo, grave episodio: una porzione notevole del podere, di circa 14 ettari di terreno, è stata data alle fiamme mentre il titolare della cooperativa, è stato avvicinato da due persone in scooter che gli hanno gridato «Ve ne dovete andare». Una interrogazione al Ministro dell’Interno è stata presentata dal deputato del Pd, Salvatore Piccolo, componente della commissione Antimafia, sottoscritta anche da altri tre parlamentari napoletani dell’Antimafia, Luisa Bossa, Massimiliamo Manfredi e Giovanna Palma, e i deputati del Pd, Carloni e Sgambati. «Chiediamo al Governo – spiega Piccolo – di assumere iniziative per proteggere e tutelare dalle intimidazioni e da fatti delittuosi di chiara connotazione camorristica, le attività sociali che la cooperativa affidataria svolge sul bene confiscato, per testimoniare ancor più l’impegno e la fermezza dello Stato nel contrasto all’illegalità e al crimine organizzato».
Fonte: Il Mattino
«Minacce a coop gestisce beni confiscati
(ANSA) – ANOIA (REGGIO CALABRIA), 27 AGO – Un cartello con il disegno di una croce è stato lasciato da sconosciuti ad Anoia davanti al cancello d’ingresso della cooperativa ‘Giovani in vita’, che gestisce beni confiscati alla ‘ndrangheta. La cooperativa aveva già subito l’incendio di un trattore ed un furto di attrezzi. Era stata avviata una raccolta di fondi per far fronte ai danni. Stamane l’ennesima intimidazione. L’episodio è stato denunciato ai carabinieri, che hanno avviato le indagini.
Fonte: Ansa
Badate bene però che con questo non voglio dire che lo Stato faccia una cosa sbagliata nel confiscare i beni di origine illecita ai malavitosi, ma un’altra cosa, e cioè che la Chiesa deve rimanere fuori dall’amministrazione di questi beni.
Ricordatevi che la Chiesa è chiamata a conservarsi pura dal mondo (cfr. Giacomo 1:27) e ad astenersi da ogni mala apparenza (cfr. 1 Tessalonicesi 5:22), per potere comparire davanti a Cristo Gesù, il capo della Chiesa, “gloriosa, senza macchia, senza ruga o cosa alcuna simile, ma santa ed irreprensibile” (Efesini 5:27)
Qualcuno potrebbe infine dirmi: «Ma è legale chiedere allo Stato i beni confiscati alla criminalità organizzata!» Ma certo, non dico affatto che sia illegale, lo so bene che c’è una legge a tale proposito, ma non tutto quello che è legale fare secondo lo Stato è giusto nel cospetto di Dio.
Per fare un solo esempio: è legale abortire, ma nel cospetto di Dio abortire significa commettere un omicidio.
Quindi, fratelli, se vi vengono offerti beni confiscati alla criminalità organizzata rispondete con un chiaro NO!
La grazia sia con voi
Giacinto Butindaro
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Tratto da: http://giacintobutindaro.org/2017/12/27/perche-la-chiesa-non-deve-chiedere-allo-stato-beni-confiscati-alla-criminalita-organizzata/
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