Contro alcuni errori dottrinali che riguardano il parlare in lingue e l’interpretazione
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Contro le false interpretazioni del parlare in lingue
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Lirio Porrello, pastore della Chiesa ‘Parola della grazia’ di Palermo nel corso di una sua predicazione che verteva sul dono di interpretazione delle lingue, ad un certo punto ha detto:
‘Ora, questa mattina, noi praticheremo quello che è scritto qui, e vi insegno come fare. Allora ‘chi parla in altre lingue, preghi di potere interpretare’. Lo vogliamo praticare? Ma cosa dobbiamo fare? Parliamo tre quarti d’ora in lingue, e aspettiamo l’interpretazione? Assolutamente no. Dobbiamo fare delle brevi frasi, e ci fermiamo, aspettando l’interpretazione. E lo faremo due, tre, quattro volte, come lo Spirito Santo ci guida…
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… Così alza le tue mani, e in questo momento ci vogliamo rivolgere al Signore, vogliamo pregare, e come ci ha insegnato la Scrittura, lo facciamo. ‘Signore, noi ti chiediamo che tu ci fai interpretare le preghiere, i canti, i ringraziamenti, tutto ciò che noi diciamo nello Spirito, parlando in altre lingue, noi ti chiediamo che nella tua grazia tu ci concedi di poter intendere e interpretare quello che noi diciamo. Ora faremo così, lo pratichiamo. Voi parlate in lingue lo stesso tempo che parlo io, dopodiché ci fermiamo tutti quanti insieme e aspettiamo che arriva l’interpretazione.
Uno, due, tre. (Parole incomprensibili). Fermi, disponiti a ricevere. Io vi posso dire quello che Dio ha detto attraverso le mie lingue. Tu devi capire quello che Dio ha detto attraverso le tue lingue.
Dio ha detto: ‘Io prendo diletto nei miei figli che prendono sul serio la mia parola, e la vogliono mettere in pratica, perché questa è la via della benedizione’.
Quanti avete ricevuto qualcosa? Alzate la mano. Alleluia. Incoraggiamo tutti gli altri. Ora lo facciamo di nuovo. Faremo due, tre tentativi e questo vi servirà per farlo nella vostra vita devozionale privata. Facciamolo di nuovo di pregare in altre lingue alcuni secondi ancora.
(Parole incomprensibili) Signore, dacci l’interpretazione. …. Io vi dico quello che io ho ricevuto per me, ma voi dovete ricevere quello che avete ricevuto per voi.
Il Signore ha detto: ‘Io voglio che cercate la mia faccia, molti mi cercano solo quando hanno bisogno ma io voglio che cercate la mia faccia, perché nel rapporto personale con me io vi posso parlare’.
Ora, facciamo un altro tentativo. Parliamo in altre lingue, un’altra breve frase, e poi chiediamo l’interpretazione. (Parole incomprensibili) ‘Io vi ho dato i doni per potervi edificare, esortare, consolare, perché io sono un Padre e voglio esercitare questo nei vostri confronti. Se voi mi date possibilità io lo faccio’.“
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Confutazione
Quello che fa e insegna Lirio Porrello è antiscritturale per le seguenti ragioni:
1 – Lo Spirito Santo non è ai nostri ordini, per cui un pastore non può dire ad un dato momento ai credenti: ‘Ora parlate in altre lingue’, quasi che egli possa dire allo Spirito Santo quando EGLI deve cominciare a far parlare in lingue. Come un pastore non può neppure dire a chi sta parlando in lingue di smettere di farlo dopo dieci, venti o trenta secondi, perché è come dire allo Spirito Santo di far smettere di far parlare in lingue. In questa maniera si contrista e contrasta lo Spirito Santo.
2 – Non si possono esortare tutti i santi a parlare in lingue contemporaneamente, in quanto Paolo afferma: “Se c’è chi parla in altra lingua, siano due o tre al più, a farlo; e l’un dopo l’altro” (1 Corinzi 14:27). Dunque, al massimo devono essere in tre a parlare in lingue, e uno dopo l’altro, non contemporaneamente. E dopo che essi hanno parlato in lingue, uno deve interpretare, secondo che è scritto: “E uno interpreti” (1 Corinzi 14:27), cioè chi ha il dono dell’interpretazione delle lingue o uno di quelli che ha questo dono. E se non v’è chi interpreti, si tacciano nella chiesa e parlino a se stessi e a Dio (1 Corinzi 14:28). Dunque, nel modo di fare di Porrello c’è una evidente violazione dei comandamenti che il Signore ha dato tramite l’apostolo Paolo.
3 – Quando Paolo dice: “Perciò, chi parla in altra lingua preghi di poter interpretare” (1 Corinzi 14:28), è evidente che non sta assolutamente incoraggiando tutti i credenti a mettersi a parlare in lingue in assemblea e poi pregare per ricevere l’interpretazione in seduta stante. Egli sta incoraggiando chi parla in lingue a ricercare nella sua vita il dono dell’interpretazione delle lingue, affinché sia in grado di interpretare sia il suo parlare in lingue che quello degli altri. Poichè, appunto perché riceverà il dono dell’interpretazione delle lingue, sarà in grado di interpretare anche le lingue degli altri, e non solo le sue. Non si possono dunque tenere delle lezioni, come fa Porrello, su come fare a ricevere le interpretazioni. Tali pratiche sono estranee alla Scrittura.
4 – E’ contraddittorio, come dice Porrello, chiedere a Dio di darci l’interpretazione delle preghiere, dei ringraziamenti e dei canti innalzati a Dio per lo Spirito, e poi dopo avere parlato in altra lingua, l’interpretazione consiste in una profezia, cioè in un parlare rivolto agli uomini, ovvero in un messaggio che Dio dona alla Chiesa. E questo perché chi parla in altra lingua parla SEMPRE a Dio, anche quando la chiesa è radunata, secondo che è scritto: “Perché chi parla in altra lingua non parla agli uomini, ma a Dio; poiché nessuno l’intende, ma in ispirito proferisce misteri” (1 Corinzi 14:2). E quindi anche l’interpretazione consiste sempre in un parlare rivolto a Dio. Fratelli nel Signore, badate a voi stessi, e rigettate questo modo di fare di Porrello, perché non fa altro che portare ulteriore confusione e illusione nella Chiesa. Le sue tecniche in questo campo sono tecniche di suggestione, che sono dannose e pericolose.
Giacinto Butindaro
Tratto da:‘Uno, due, tre’ Ovvero come fare a ricevere l’interpretazione delle lingue (secondo Lirio Porrello)