● Il ministerio di “Pastore”
I doni di ministerio –
Il Pastore
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Il pastore è colui che è preposto da Dio a pascere ed a sorvegliare il suo gregge.
Per quanto riguarda questo ministero, bisogna dire che il ministerio di pastore è menzionato solo nella lettera di Paolo agli Efesini. Non vi è un solo passo nelle Scritture del nuovo patto che dice chiaramente che qualcuno era pastore di una determinata chiesa, come invece siamo abituati oggi, a sentire e a vedere. Secondo le Scritture del nuovo patto, le chiese ai tempi degli apostoli, erano sorvegliate e pasturate dagli anziani, in altre parole, in ogni chiesa vi erano più anziani (i vescovi) che si prendevano cura delle pecore del Signore. I passi della Scrittura che mostrano che a dirigere le chiese vi erano degli anziani (i vescovi), uguali tra loro per grado, poteri e funzioni, e che non fanno menzione della esistenza di un pastore a capo delle chiese, sono questi:
– Libro degli atti degli apostoli: Paolo “da Mileto mandò ad Efeso a far chiamare gli anziani della chiesa. E quando furono venuti a lui, egli disse loro:…Badate a voi stessi e a tutto il gregge, in mezzo al quale lo Spirito Santo vi ha costituiti vescovi, per pascere la chiesa di Dio…” (Atti 20:17,18,28); Paolo e Barnaba “fatti eleggere per ciascuna chiesa degli anziani, dopo aver pregato e digiunato, raccomandarono i fratelli al Signore, nel quale avevano creduto” (Atti 14:23); “Allora parve bene agli apostoli e agli anziani con tutta la chiesa, di mandare ad Antiochia con Paolo e Barnaba, certi uomini scelti fra loro, cioè: Giuda, soprannominato Barsabba, e Sila, uomini autorevoli tra i fratelli…” (Atti 15:22); “E i discepoli determinarono di mandare, ciascuno secondo le sue facoltà, una sovvenzione ai fratelli che abitavano in Giudea, il che difatti fecero, mandandola agli anziani, per mano di Barnaba e di Saulo” (Atti 11:29,30); “E il giorno seguente, Paolo si recò con noi da Giacomo; e vi si trovarono tutti gli anziani…” (Atti 21:18).
– Epistola ai Filippesi: “Paolo e Timoteo, servitori di Cristo Gesù, a tutti i santi in Cristo Gesù che sono in Filippi, coi vescovi e coi diaconi…” (Fil. 1:1).
– Paolo a Timoteo: “Non trascurare il dono che è in te, il quale ti fu dato per profezia quando ti furono imposte le mani dal collegio degli anziani…Gli anziani che tengono bene la presidenza, siano reputati degni di doppio onore, specialmente quelli che faticano nella predicazione e nell’insegnamento…” (1 Tim. 4:14; 5:17).
– Giacomo: “C’è qualcuno fra voi infermo? Chiami gli anziani della chiesa, e preghino essi su lui, ungendolo d’olio nel nome del Signore; e la preghiera della fede salverà il malato, e il Signore lo ristabilirà; e s’egli ha commesso dei peccati, gli saranno rimessi” (Giac. 5:14,15).
– Pietro: “Io esorto dunque gli anziani che sono fra voi, io che sono anziano con loro…Pascete il gregge di Dio che è fra voi…Parimente, voi più giovani, siate soggetti agli anziani” (1 Piet. 5:1,2,5).
– Epistola agli Ebrei: “Ubbidite ai vostri conduttori e sottomettetevi a loro, perchè essi vegliano per le vostre anime, come chi ha da renderne conto…” (Ebr. 13:17).
Come potete vedere, in tutti questi passi sono menzionati gli anziani della chiesa, e mai il pastore della chiesa.
Ora però è necessario dire anche questo: non per il fatto che il ministero di pastore è menzionato una volta sola nel nuovo patto, e che non si parla mai in nessun posto del pastore di una chiesa, bisogna dire che è sbagliato che in una chiesa vi sia un pastore coadiuvato da degli anziani. Qualcuno dirà: ‘Ma allora il fatto che ci sia un pastore a capo di una comunità, con un consiglio degli anziani, ha qualche fondamento scritturale?’ Sì, il fondamento scritturale lo possiede ed è questo.
Gesù disse a Giovanni di scrivere agli angeli delle sette chiese dell’Asia; qualcuno dirà: ‘Ma chi erano quegli angeli? Certamente non erano degli spiriti (come invece sono gli angeli del cielo), perchè da quello che il Signore disse loro si capisce chiaramente che essi erano degli uomini della stessa natura che noi, che in seno a quelle chiese esercitavano un ministerio. Che essi esercitavano un ministerio è confermato da queste parole del Signore all’angelo della chiesa di Tiatiri: “Io conosco… il tuo ministerio” (Ap. 2:19). Vorrei farvi notare una cosa; la Scrittura dice che Paolo “da Mileto mandò ad Efeso a far chiamare gli anziani della chiesa” (Atti 20:17), ma la Parola mostra anche che mentre Giovanni l’apostolo era ancora in vita, c’era l’angelo della chiesa di Efeso, infatti il Signore ordinò a Giovanni di scrivere all’angelo della chiesa di Efeso (e non agli angeli della chiesa di Efeso). Il Signore non disse a Giovanni di scrivere agli anziani di quella chiesa, ma al suo angelo; questo ci fa capire che questo angelo era il pastore di quella comunità.
Oltre a ciò, Giovanni dice che quando gli apparve il Signore, “Egli teneva nella sua mano destra sette stelle” (Ap. 1:16); quelle sette stelle erano gli angeli delle sette chiese dell’Asia, infatti Gesù gli disse: “Le sette stelle sono gli angeli delle sette chiese..” (Ap. 1:20). Il fatto che il pastore di una chiesa sia rappresentato da una stella non deve essere sottovalutato. Gesù, che è il Sommo Pastore, è la lucente stella mattutina; i pastori da lui stabiliti sulle chiese sono le stelle che egli tiene nella sua mano.
Le stelle che Dio ha posto nella distesa dei cieli servono a far luce nella notte, ma servono pure a guidare le persone, infatti esse sono un sicuro punto di riferimento per coloro che si ritrovano sprovvisti di una bussola in mezzo ad un deserto o in mezzo al mare. Pure i pastori sono posti nella chiesa per illuminare i fedeli e per condurli per sentieri di giustizia; vi ricordate che faceva quella stella che apparve ai Magi in Oriente? La Scrittura dice che essa “andava dinanzi a loro, finchè, giunta al luogo dov’era il fanciullino, vi si fermò sopra” (Matt. 2:9). Ora, ma non è forse vero che il pastore pure va dinanzi alle pecore? Quella stella condusse i magi dal Re dei Giudei; prendete l’espressione che dice “finchè, giunta al luogo dov’era il fanciullino, vi si fermò sopra” (Matt. 2:9), e confrontatela con queste parole di Paolo agli Efesini: “Ed è lui che ha dato…gli altri, come pastori…finchè tutti siamo arrivati all’unità della fede e della piena conoscenza del Figliuol di Dio, allo stato d’uomini fatti, all’altezza della statura perfetta di Cristo…” (Ef. 4:11,13); e capirete come le stelle delle chiese (i pastori) sono state poste da Dio nella sua Chiesa, per condurre i santi alla piena conoscenza del Figliuol di Dio.
Riassumendo, diciamo che tutte le chiese di Dio hanno un collegio di anziani, ma mentre alcune hanno solo degli anziani, uguali tra loro per grado, poteri, e funzioni, (nessuno dei quali è chiamato pastore, ma di fatto pasturano), altre, oltre a degli anziani hanno anche un pastore che è il presidente del consiglio degli anziani, il suo portavoce, e colui che, di fatto, ha un’autorità maggiore a quella degli anziani. Una cosa è certa; in ambedue i casi, i fedeli non sono lasciati a se stessi, perchè sono sotto la sorveglianza di conduttori.
Vediamo ora come i pastori devono pascere il gregge del Signore. L’apostolo Pietro, a cui il Signore aveva detto, prima di andare in cielo: “Pasci le mie pecore” (Giov. 21:18), ha spiegato chiaramente in che maniera i pastori devono pascere il gregge di Dio; egli dice: “Pascete il gregge di Dio che è fra voi, non forzatamente, ma volonterosamente secondo Dio; non per un vil guadagno, ma di buon animo; e non come signoreggiando quelli che vi sono toccati in sorte, ma essendo gli esempi del gregge. E quando sarà apparito il Sommo Pastore, otterrete la corona della gloria che non appassisce” (1 Piet. 5:2-4).
Voglio dire innanzi tutto che il gregge è di Dio, cioè è proprietà di Dio; Egli lo ha comprato a prezzo, e questo lo ha confermato pure Paolo, quando parlando ai vescovi della chiesa di Efeso, disse loro: “Badate a voi stessi e a tutto il gregge, in mezzo al quale lo Spirito Santo vi ha costituiti vescovi, per pascere la chiesa di Dio, la quale egli ha acquistata col proprio sangue” (Atti 20:28). Perchè ho voluto fare questa premessa? Perchè vi sono alcuni pastori che chiamano la chiesa di Dio ‘la loro chiesa’, ‘le loro pecore’ e questo non è vero, perchè le pecore che i pastori devono pascere sono del Signore, difatti il Signor Gesù disse a Pietro: “Pasci le mie pecore” (Giov. 21:18), e non: ‘Pasci le tue pecore’.
Il pastore deve pascere il gregge di Dio non di malavoglia o per forza, come se fosse una cosa sgradevole ed inutile a farsi, ma con allegrezza, mostrando la buona volontà nel farlo; il pastore non deve pascere il gregge di Dio per arricchirsi, sfruttando le pecore del Signore, quindi non deve farlo perchè spinto dalla cupidigia, ma deve pascerlo sinceramente con una pura coscienza; il pastore non deve signoreggiare le pecore che il Signore gli ha affidato, cioè non deve governare con violenza ed asprezza, ma deve essere umile. Gesù disse: “Se alcuno vuole essere il primo, dovrà essere l’ultimo di tutti e il servitore di tutti” (Mar. 9:35); perciò, il Signore non condanna chi vuole essere primo o grande fra il suo popolo, ma gli dice cosa deve fare per diventarlo. Molti vogliono essere serviti, ma non vogliono servire, vogliono essere grandi e tra i primi, camminando secondo la caparbietà del loro cuore, rifiutando di umiliarsi e di servire le pecore di Dio; ma come possono pensare di essere grandi costoro? Certo, grandi sono forse considerati da altri superbi come loro, ma certamente non da quelle pecore miti e semplici che ancora aspettano che il pastore smetta di disinteressarsi di loro e di cercare il suo proprio interesse, per prendersi cura di loro. Qualcuno dirà: ‘Ma in che consiste questa cura di cui tu parli?’ Consiste nel dare un sano nutrimento alle pecore, nel proteggerle dai lupi rapaci, nel fortificare le pecore deboli, nel curare le malate, nel fasciare quelle ferite, nel ricondurre le smarrite, e nel riprendere quelle che meritano di essere riprese. Se il pastore bada a se stesso e al gregge di Dio, quando apparirà dai cieli il Signore, egli riceverà da lui gloria e onore.
Qualcuno dirà: ‘E invece, che otterranno dal Signore, quei pastori che cercano il loro proprio interesse, che dominano le pecore del Signore con violenza ed asprezza, che non badano nè a loro stessi e nè alla chiesa di Dio?’ Colpi di flagello, ecco che cosa riceveranno dal Signore quei pastori che invece di pascere la chiesa di Dio, hanno pasciuto loro stessi. Ecco le parole che Dio rivolge contro questi tipi di pastori, per mezzo del profeta Ezechiele: “Così parla il Signore, l’Eterno: Guai ai pastori d’Israele, che non hanno fatto se non pascere se stessi! Non è forse il gregge quello che i pastori debbon pascere? Voi mangiate il latte, vi vestite della lana, ammazzate ciò che è ingrassato, ma non pascete il gregge. Voi non avete fortificato le pecore deboli, non avete guarito la malata, non avete fasciato quella ch’era ferita, non avete ricondotto la smarrita, non avete cercato la perduta, ma avete dominato su loro con violenza e con asprezza. Ed esse, per mancanza di pastore, si sono disperse, son diventate pasto a tutte le fiere dei campi, e si sono disperse” (Ez. 34:2-5).
Gesù Cristo, parlando del mercenario, cioè di colui che guarda le pecore solo per la mercede, disse: “Il mercenario che non è pastore, a cui non appartengono le pecore, vede venire il lupo, abbandona le pecore e si dà alla fuga, e il lupo le rapisce e disperde. Il mercenario si dà alla fuga perchè è mercenario e non si cura delle pecore” (Giov. 10:12,13), ora, ciò che distingue il pastore dal mercenario è che il pastore pastura le pecore e si prende cura di loro volonterosamente di buon animo, e non cercando il suo interesse, ma temendo Dio, sapendo di dover un giorno rendere conto al Signore di ogni pecora toccatagli in sorte, mentre il mercenario sta a guardare le pecore solo per una mercede, ma non s’interessa di loro come invece fa il pastore, e questo disinteresse lo manifesta del continuo in tante maniere, e soprattutto quando viene il lupo rapace, perchè egli non l’affronta per metterlo in fuga, ma lui stesso si dà alla fuga, lasciando fare al lupo tutto il male che vuole in mezzo al gregge.
Questa è la testimonianza che Dio rese dei pastori che al tempo del profeta Isaia, erano preposti a guardare il gregge: “I guardiani d’Israele son tutti ciechi, senza intelligenza; son tutti dei cani muti, incapaci d’abbaiare; sognano, stanno sdraiati, amano sonnecchiare. Sono cani ingordi, che non sanno cosa sia l’essere satolli; son dei pastori che non capiscono nulla; son tutti vòlti alla loro propria via, ognuno mira al proprio interesse, dal primo all’ultimo. ‘Venite’, dicono, ‘io andrò a cercare del vino, e c’inebrieremo di bevande forti! E il giorno di domani sarà come questo, anzi sarà più grandioso ancora!” (Is. 56:10-12).
La Scrittura descrive così tutti i pastori che non curano il gregge del Signore; sono ciechi, quindi incapaci di riconoscere il bene ed il male ed incapaci di guidare la chiesa per sentieri diritti e piani; sono senza intelligenza spirituale perchè non ne hanno voluto sapere niente della sapienza di Dio e dei suoi consigli; sono paragonati a dei cani muti, incapaci d’abbaiare, che amano sonnecchiare, quindi sono dei guardiani che non fanno la guardia al gregge, perchè quando vedono il pericolo non abbaiano, ed un cane da guardia che non abbaia a che serve? I cattivi operai vengono per introdurre le loro strane dottrine, e per trarre le pecore del Signore dietro a loro, ma loro dormono, loro sono affaccendati a sbrigare i loro affari personali.
Costoro non servono il Signor nostro Gesù Cristo, ma il loro proprio ventre, “e con dolce e lusinghiero parlare seducono il cuore dei semplici” (Rom. 16:18); le pecore affidate alla loro sorveglianza si disperdono, sono preda di falsi profeti e di falsi dottori i quali con facilità riescono ad afferrarle perchè il loro pastore dorme.
Geremia disse: “Perchè i pastori sono stati stupidi, e non hanno cercato l’Eterno; perciò non hanno prosperato, e tutto il loro gregge è stato disperso” (Ger. 10:21), ed anche: “Molti pastori guastano la mia vigna, calpestano la porzione che m’è toccata, riducono la mia deliziosa porzione in un deserto desolato” (Ger. 12:10).
Quello che avveniva in Israele, ai giorni dei profeti, avviene pure oggi; sono anche oggi molti i pastori che distruggono il gregge di Dio, perchè cupidi di disonesto guadagno; questi pastori perdono le anime perchè vogliono arricchire e diventare famosi; essi maledicono e cacciano via quelle pecore che non fanno entrare nulla nel loro insaziabile ventre; essi usano ogni sorta di inganno per raggiungere i loro fini malvagi.
A questi pastori, se il gregge del Signore non si santifica, non importa proprio nulla; essi non soffrono nel vedere la corruzione e la mondanità dilagare fra il gregge; essi non si addolorano nel vedere le pecore smarrirsi per i monti dell’infedeltà, e non sono neppure mossi a compassione verso le pecore deboli e scoraggiate perchè spietati; essi non si levano in favore della verità perchè non l’amano; essi non badano alla loro condotta, e se il nome di Dio e la dottrina di Dio vengono biasimati a motivo dei loro frequenti scandali, non gli importa proprio nulla, e questo perchè essi hanno raggiunto un certo grado di fama e possono permettersi (secondo loro) pure di operare scandali, perchè tanto di credenti ingenui che saranno ancora disposti a seguirli ed a sovvenzionarli ne troveranno in abbondanza; sono adulteri, amano il danaro, buffoneggiano in presenza di tutti, vanno a divertirsi, sono soci degli adulteri e dei ladri e si dilettano nella loro compagnia; i comandamenti di Dio e il timor di Dio non sono davanti ai loro occhi, ma dietro le loro spalle; sono alteri ed incapaci d’umiliarsi, e nondimeno “s’appoggiano all’Eterno, e dicono: L’Eterno non è egli in mezzo a noi? non ci verrà addosso male alcuno!” (Mic. 3:11), mentre Dio dice: “Guai a loro!” (Giuda 11).
Giacinto Butindaro
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