● Darsi gli auguri è un’usanza pagana, non biblica
I cristiani della Chiesa primitiva non si davano gli auguri, bensì dicevano “Dio ti benedica”. Darsi gli auguri è un’usanza pagana, non biblica.
Su Wikipedia leggiamo chi era anticamente “l’augure” :
Augure
L’àugure (dal latino augur, all’accusativo augurem) era un sacerdote dell’antica Roma che aveva il compito di interpretare la volontà degli dèi.
Questa figura era tuttavia già nota alla cultura etrusca, come dimostra la Tomba degli auguri a Tarquinia, e a quella greca. Nel periodo arcaico c’erano due tipi di augure principalmente gli auguria privata sulla cui base si prendevano alcune decisioni all’interno della famiglia e gli auguria publica per quanto riguarda l’ambito pubblico. Esistevano più auguri di questo ultimo tipo, che costituivano un collegium (tre auguri, che divennero 15 da Silla in poi) che veniva consultato dal magistrato prima di ogni importante atto pubblico. Dalla nascita della Repubblica (509 a.C.) e fino alla fine del IV secolo a.C. solo i patrizi poterono far parte di questo collegio, mentre dal 300 a.C. vi ebbero accesso anche i plebei.
Il compito degli auguri era di trarre auspicia dall’osservazione del volo, del comportamento e del verso degli uccelli e di capire se gli dèi approvavano o no l’agire umano sia nell’ambito pubblico sia in quello privato, sia in pace sia in guerra. Erano inoltre specializzati nello studio delle viscere degli animali sacrificali e in quello delle condizioni atmosferiche, come la caduta dei fulmini. L’augure non doveva predire quale fosse la cosa migliore da fare, ma solo se un qualcosa su cui si era già deciso incontrasse o meno l’approvazione divina.
L’arte degli auguri era chiamata “augùrio” o “auspìcio”.
(Tratto da: http://it.wikipedia.org/wiki/Augure)
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Nel libro del Deuteronomio leggiamo che Dio comanda, tra le altre cose, che nel Suo popolo non dev’esserci alcun “augure”:
“Non si trovi in mezzo a te chi faccia passare il suo figliuolo o la sua figliuola per il fuoco, né chi eserciti la divinazione, né pronosticatore, né augure, né mago, né incantatore, né chi consulti gli spiriti, né chi dica la buona fortuna, né negromante; perché chiunque fa queste cose è in abominio all´Eterno; e, a motivo di queste abominazioni, l´Eterno, il tuo Dio, sta per cacciare quelle nazioni d´innanzi a te. Tu sarai integro verso l´Eterno, l´Iddio tuo; poiché quelle nazioni, del cui paese tu vai ad impossessarti, dànno ascolto ai pronosticatori e agl´indovini; ma, quanto a te, l´Eterno, il tuo Dio, ha disposto altrimenti.” (Deteronomio 18:10,14)
Nemmeno noi dunque, che abbiam creduto in Dio e che facciam parte del Suo popolo in Cristo Gesù, siam chiamati ad usare gli “auguri” come termine per benedire il nostro prossimo, ma bensì dobbiamo farlo nel Nome del Signore dicendogli: “Dio ti benedica”, oppure “… il Signore ti benedica” (Sull’argomento leggi anche l’articolo: ● C’è chi usa dire: “ti benedico…”, ma l’uomo non ha il potere di benedire nessuno… ) .
Nicola Iannazzo
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Commento by bruno severini | Dicembre 29th, 2019
ho sempre avuto questo dubbio: che gli auguri, non semore potessero essere graditi o perlomeno che si sarebbe dovuto considerare lo stato d’animo della persona che li esterna, (cioe’, la fonte da dove questi privengono). Se ad esempio, un ricco, riceve gli auguri da un disagiato al massimo, puo’ pdnsare in cuor suo che l’augurio, non sia rivolto al miglioramento della sua situaziine, ma che lo faccia scendere al oroprio livello per sperimentare quanto sua difficle vuvere in certe cindizioni. Da parte mia, vado tranquillo per il fatto che seguo questo principio fondamentale: “Prego incessantemente per tutte quelle anime per le quali, il Sugnore, potrebbe aver stabilito che ii potessi offrirmi, per la loro salvezza. Non sapendo io, quali queste siano, la mia preghiera e’ ruvolta ad ogni persona che ho davanti o che mi venga in mente”