● ADI: l’ambiguità nel parlare della Nuova Gerusalemme
‘… ho letto questo capitolo, anzi è più di un capitolo perchè siamo passati anche al capitolo 22, dove c’è questa descrizione meravigliosa, e noi fratelli e sorelle, siamo liberi di accogliere questa descrizione e di accettarla nel suo senso più letterale – quindi, oro, perle, materiali preziosi – o di vedere in essa comunque dei simboli, perchè le prime pagine, le ultime pagine della Bibbia, sono appunto pagine anche ricche di simboli, ma comunque quale che sia il senso che vogliamo dare a queste parole, sono parole che toccano il nostro cuore, e alimentano la nostra gloriosa speranza nella vita eterna. Gloria al nome santo del Signore!’
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Ecco dunque quale è il linguaggio adottato da certi pastori ADI quando devono parlare della città celeste, che si chiama Nuova Gerusalemme: un linguaggio che lascia agli uditori libertà di scelta, nel senso che lascia liberi i credenti di accettare la Nuova Gerusalemme come una città celeste reale, fatta con tutti quei materiali preziosi descritti da Giovanni e contenente esattamente e realmente tutto quello che afferma Giovanni; o di rifiutare il senso letterale, e quindi di interpretare la città come un simbolo o parte dei suoi componenti come simbolici.
Perchè questo?
Perchè devono essere accontentati sia coloro che accettano la Nuova Gerusalemme in senso letterale che quelli che vedono in essa un simbolo. Se infatti in questo caso Rodolfo Arata avesse detto che la descrizione della Nuova Gerusalemme non può essere accettata in senso simbolico, si sarebbe messo implicitamente contro tutti quei pastori ADI che rifiutano di accettare la Nuova Gerusalemme come una vera e propria città. E quindi ha deciso di fare contenti ambedue gli schieramenti, ma in questa maniera ha sbagliato nel parlare, perchè nel dire che si è liberi di accettare o meno il senso letterale della descrizione della Nuova Gerusalemme, ha dato il permesso a tanti di rigettare il senso letterale, e quindi di accettare un errore, in quanto la Nuova Gerusalemme è una vera città, essa è quella città che Abramo aspettava, “che ha i veri fondamenti e il cui architetto e costruttore è Dio” (Ebrei 11:10).
Peraltro, Rodolfo Arata ritiene che nella descrizione della Nuova Gerusalemme ci siano dei simbolismi, infatti in un suo studio sull’Apocalisse afferma:
‘In questo ambiente nuovo ci sarà la “nuova Gerusalemme” (21:2), che è presentata sia come la dimora dei santi, sia come la personificazione della Chiesa glorificata. Per questo motivo si incontra spesso il numero “dodici”, simbolo della totalità del popolo di Dio, o alcuni suoi multipli (il lato della città è lungo dodicimila stadi = 2.220 Km.; il muro è alto centoquarantaquattro cubiti = circa 70 m.). La descrizione della “santa città” presenta sicuramente elementi simbolici, ma colpiscono la grandiosità e la ricchezza delle sue caratteristiche. E’ una città piena di splendore (21:11), con i fondamenti, le porte, la piazza costituiti da materiali pregiati. Si parla di pietre preziose, di perle, di oro, ma visto che si tratta di un nuovo mondo, non sappiamo se la materia di questa nuova creazione sarà identica a quella attuale’ (tratto da: http://www.adipa-noce.it/approfondimenti-biblici/35-studi-biblici/75-lapocalisse.html).
E quindi lui stesso è nell’errore.
Fratelli nel Signore state attenti a questo parlare ambiguo, dove si dice e non si dice, dove la chiarezza latita, perchè tollera l’errore e gli permette di generare altri errori.
La grazia del Signore sia con voi
Giacinto Butindaro
Tratto da: http://giacintobutindaro.org/2011/01/22/adi-lambiguita-nel-parlare-della-nuova-gerusalemme/
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